Voto: 6/10 Titolo originale: Fear Street: 1666 , uscita: 14-07-2021. Regista: Leigh Janiak.
Fear Street Parte Tre: 1666 | La recensione del terzo film della trilogia di Leigh Janiak (per Netflix)
16/07/2021 recensione film Fear Street Parte 3: 1666 di Gioia Majuna
Si chiude in modo soddisfacente il cerchio sulla vicenda di Sarah Fier
Imbroccare l’atterraggio di una trilogia non è quasi mai un compito facile. Sperare di riuscirci con un trittico di film horror che viene distribuito da Netflix back-to-back nell’arco di appena tre settimane dovrebbe essere ancora più improbabile. O forse no, proprio per questo inusuale motivo. Entra così in gioco Fear Street Parte Tre: 1666, che dovrebbe fare la gioia e soddisfare le aspettative non solo di chi ha apprezzato i primi due capitoli (la recensione della Parte Uno e della Parte Due), ma specialmente di quanti sono stati avidi lettori dei libri per ragazzi di Fear Street scritti da R. L. Stine e posseggono una forte propensione per tutto ciò che riguarda streghe e stregoneria. Che poi al centro ci sia anche una storia d’amore tra due giovani donne tanto riflessiva quanto coinvolgente è solo un plus.
Come telegrafato alla fine di Fear Street Parte Due, saltiamo ancora più indietro ne tempo, fino al simbolico 1666. Deena (Kiana Madeira) si ritrova nei panni dell’unica e sola Sarah Fier (interpretata da Elizabeth Scopel quando invece è ‘lei stessa’). Mentre si fa strada attraverso l’Unione, il villaggio presente prima di Shadyside e Sunnyvale, si imbatte nei volti familiari di coloro che abbiamo già avuto modo di incontrare durante la saga. Per quanto riguarda la storia principale, Solomon Goode / Nick Goode (Ashley Zukerman) e Hannah / Sam (Olivia Scott Welch) sono ora i personaggi chiave, ma tutti quanti ritornano fugacemente in questo capitolo finale.
Il tempo che spendiamo nel 1666 è dedicato a mettere in luce la volubilità dell’uomo. Sappiamo tutti quanto sia stato (è) facile essere etichettati come ‘strega’, ma Fear Street Parte Tre vuole ricordare agli spettatori cosa succede quando una donna osa respingere le avance di un corteggiatore eccitato. L’amore proibito e un festino non autorizzato si traducono così in voci sulla ‘famigerata’ Sarah Fier, ma è soltanto quando iniziano ad accadere terribili tragedie nella superstiziosa Union che gli uomini della città si gettano sull’opportunità di bollarla come strega / capro espiatorio.
Il colpo di scena in Fear Street Parte Tre: 1666 non è così arzigogolato come spererebbe chi ha familiarità con le storie dei libri, ma punge ugualmente. Sappiamo tutti in che modo si è conclusa la storia di Sarah, ma ciò che apprendiamo nel ‘600 è che – guarda caso – la storia è forgiata dai vincitori. Tuttavia, la donna avrà modo di ‘dire la sua’.
È proprio questa nozione di vendetta a rendere allora Fear Street Parte Tre: 1666 così gratificante. “Non temo il Diavolo, temo il mio vicino“, sussurra Sarah a una Hannah catturata che aspetta di essere impiccata al mattino. Spettri soprannaturali e inferni biblici non hanno niente a che fare con le torce e i forconi dei “cristiani” timorati di Dio – qualcosa che resta ancora vero secoli dopo.
Il pugno nello stomaco di guardare due innamorate rendersi conto di star compiendo qualcosa di ‘proibito’ dalla morale comune, che rimanendo della propria convinzione diventerebbero le principali sospettate di stregoneria, e il doloroso rimarcare che rifiutare un uomo arrapato può concludersi con la morte della donna indipendentemente dal periodo storico, colpisce duramente, più del gore e dello splatter (rimaniamo pur sempre Rated R anche qui).
Il regolamento di conti arriva con il ritorno al 1994 però. Con la consapevolezza che Goode è cattivo (un gioco di parole che suona meglio in inglese …), Deena e il resto dei goonies / loosers sono infatti in grado di escogitare un piano per correggere i torti della famiglia Goode.
Insieme a un arco narrativo avvincente, il lavoro della regista (e co-sceneggiatrice) Leigh Janiak dietro alla mdp allieta il tragitto in entrambi i secoli. Il momento di festa nel 1666 è girato in modo sostanzialmente stereotipato, ma la cinepresa adora l’amore che c’è tra Sarah e Hannah e aiuta ad approfondire ulteriormente la loro toccante relazione.
E l’estrema giustapposizione tra i secoli è invece più divertente che stridente, offrendo un netto contrasto stilistico pur illustrando al contempo che alcune cose non cambiano mai. I giovani Kiana Madeira, Olivia Scott Welch e Ashley Zukerman danno il meglio di sé nelle rispettive multi-performance, con l’ultimo che si ‘permette’ di infondere uno strato di simpatia ai Goode, altrimenti troppo ovviamente tremendamente viscidi.
Insomma, Fear Street Parte Tre: 1666 è il finale migliore per la storia che Leigh Janiak e compagnia hanno deciso di raccontare. Di impatto, soddisfacente, con un potenziale sufficiente a decidere di eventualmente sviluppare altre ramificazioni in questo universo letterario. Sappiamo bene ormai come le properties di successo facilmente continuino ad espandersi in ulteriori adattamenti, e in Fear Street c’è abbastanza materiale da iniziare a pensare a cosa vedremo in streaming nel 2022. Quindi perché no?
Di seguito trovate il full trailer internazionale di Fear Street Parte Tre: 1666, nel catalogo di Netflix dal 16 luglio,:
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