Voto: 5/10 Titolo originale: Freaks Out , uscita: 28-10-2021. Budget: $12,000,000. Regista: Gabriele Mainetti.
Freaks Out: la recensione del film fanta-storico di Gabriele Mainetti
27/10/2021 recensione film Freaks Out di Alessandro Gamma
Claudio Santamaria e Pietro Castellitto sono i protagonisti di un'opera che si perde nelle sue ambizioni, ricchissima sul lato estetico ma sfilacciata per contenuti e tono
Era grande – e inevitabile – l’attesa per Freaks Out, il secondo film di Gabriele Mainetti dopo il sorprendente exploit di Lo Chiamavano Jeeg Robot del 2015 (la recensione), un’opera per la realizzazione della quale il 44enne regista romano si è preso tutto il tempo necessario e che è stata premiata con l’inserimento nel concorso ufficiale alla Mostra del Cinema di Venezia 2021, dopo il rinvio dell’uscita nei cinema fissata inizialmente per l’autunno dello scorso anno.
Tra le produzioni italiane più costose dell’ultimo decennio (ben 12 milioni di euro di budget), il film si dimostra tanto ambizioso nel concept e nello sforzo produttivo alle spalle (ha partecipato anche il Belgio) quanto eccessivamente sovraccarico di riferimenti e di citazioni più o meno palesi e poco riuscito nel risultato finale su pellicola. Il problema? Una rimasticazione senza soluzione di continuità di personaggi che possiedono superpoteri (e che sono addirittura chiamati apertamente a un certo punto ‘I Fantastici Quattro’), Il Mago di OZ, il Quentin Tarantino di Bastardi Senza Gloria, Indiana Jones, il cinema di Terry Gilliam, di Fellini e di Guillermo del Toro, Il Grande Dittatore di Chaplin, Star Wars e persino l’Alex de la Iglesia di La Ballata dell’Odio e dell’Amore.
Se l’obiettivo di Gabriele Mainetti – e dello sceneggiatore Nicola Guaglianone – non è chiarissimo, quel che è certo è che Freaks Out, nei suoi 141 minuti (di cui almeno trenta in eccesso), prova a dimostrare che un certo tipo di cinema si può fare anche in Italia, anche se solo il risultato al botteghino dirà se i soldi per realizzarlo sono stati ben investiti.
Come detto, la mira non è del tutto precisa (ad esempio, la sparatoria finale è così strenuamente prolungata da diventare confusa e in una certa misura insipida), ma il film viene salvato, almeno in parte, dal cast di attori principali che interpreta i “freak” del titolo, fra i quali spiccano la giovanissima (appena 14enne a inizio riprese) Aurora Giovinazzo e il cattivo tormentato Franz Rogowski (Undine: un amore per sempre).
Freaks Out tocca tematiche piuttosto comuni come la diversità e il venire a patti con la propria natura di outsider, ma non apre certo nuovi orizzonti quando si tratta di narrarli sul grande schermo, pur elevandosi per cupezza e bizzarria rispetto alla stragrande maggioranza dei cinecomic americani di Marvel e DC.
Roma, 1943. Israel (Giorgio Tirabassi) gestisce un piccolo circo, con quattro ‘mostri’ come attrazione principale: Cencio (Pietro Castellitto, con vistosa parrucca biondo platino) ha la capacità di controllare gli insetti (tranne le api, dopo un trauma infantile); Mario (Giancarlo Martini), un nano affetto da ‘magnetismo’ e anche superdotato; Fulvio (Claudio Santamaria), un uomo lupo incredibilmente forte; e Matilde (Giovinazzo), una ragazza carica di elettricità e dal cuore d’oro.
Come chiarisce la lunga scena di apertura dalle derive fantastiche all’interno del circo di Israel, la guerra e le sue bombe incombono, ed essere un ebreo nell’Italia fascista e nella Roma occupata dai nazisti diventa ogni giorno più pericoloso. Così, il circense inizia a progettare seriamente la propria fuga in America, implorando la sua squadra di seguirlo. Quando però Israel scompare misteriosamente mentre sta andando a fare i documenti necessari al viaggio – con i soldi di tutti -, i restanti quattro membri devono decidere cosa fare: unirsi a un circo tedesco guidato dal famigerato Franz (Rogowski) o andare a cercare il loro capo? Matilde decide per la ricerca, mentre gli altri vendono le loro anime e si uniscono al ‘Zirkus Berlin’ gestito dai nazisti, tratteggiati un po’ alla maniera delle Sturmtruppen di Bonvi.
Franz è tuttavia a sua volta un personaggio peculiare e con dei piani segreti: è infatti alla ricerca dei quattro individui con poteri speciali che ha percepito in una delle sue visioni ispirate dall’etere, durante le quali lui può effettivamente vedere il futuro, come dimostrano i disegni di un iPhone e di un cubo di Rubik (la versione ‘speciale’ adornata di svastica con cui gioca, così come altri accessori nazisti, è tanto esilarante quanto volgare allo stesso tempo).
Il tedesco crede che con questi quattro possa alterare il fosco futuro del Terzo Reich che ha visto nei suoi sogni. Cencio, Mario e Fulvio sopravviveranno ai piani di questo pazzoide e le loro strade alla fine incroceranno di nuovo quelle di Matilde? E lei, impegnata intanto in un’avventura tutta sua, imbattendosi in un gruppo di partigiani con arti amputati, troverà mai la figura paterna Israel?
Domande naturalmente retoriche, visto che Freaks Out, almeno in termini di semplice trama, riserva poche sorprese, anche se il modo in cui gestisce la nemesi dei quattro al centro del film è abbastanza originale. Uomo con un notevole complesso di inferiorità per gentile concessione di suo fratello – un ufficiale di alto rango – Franz è lui stesso un “mostro”, nato con sei dita per mano.
Questo difetto fisico lo rende un pianista estasiante (guardarlo suonare una versione particolarmente festosa di Creep dei Radiohead, probabilmente ascoltata in uno dei suoi sogni, avvolto in un vistoso mantello adornato con simboli nazisti non lascia indifferenti), ma anche una sorta di reietto. E Franz Rogowski recita febbrilmente, come se la sua vita dipendesse da questo.
È solo uno degli esempi di eccesso che Gabriele Mainetti lancia sullo schermo, con situazioni esagerate che culminano in una scena finale di almeno mezz’ora che include i nostri supereroi, i nazisti, un carro armato, la resistenza italiana e un treno carico di ebrei in transito per i campi di concentramento. E sì, quest’ultima parte potrà risultare di particolare cattivo gusto per alcuni, ma a quel punto il regista ha già dimostrato di non essere esattamente attento ai delicati temi trattati.
A volte Freaks Out, in sostanza una fiaba ambientata nella seconda guerra mondiale e girata con un’estetica fantasy, è straordinariamente – e sorprendentemente – violento ed estremo, lambendo i confini della Nazisploitation. Oltre a un full frontal incredibile (e un po’ gratuito) e alla masturbazione compulsiva di Mario, presenta anche una scena di sesso tra l’uomo lupo Fulvio e una donna lupo (Astrid Meloni) che, se non ci fosse stata intorno tutta quella pelliccia, avrebbe sicuramente garantito un V.M. 18.
Insomma, Freaks Out può sfociare in una visione estenuante a causa del suo tono ambiguo e scostante, con Gabriele Mainetti che sembra voler gargantuescamente infilare un po’ di tutto sullo schermo e mettersi comodo a vedere cosa funziona. Qualcosa, certo, rimane, come i battibecchi tra i tre artisti di strada che affrontano insieme la loro parte di film, in un tiramolla di frecciate tra Cencio e Fulvio. Ad Aurora Giovinazzo spetta invece tutto lo sforzo drammatico, che le garantisce l’arco narrativo più pienamente realizzato della storia (se non l’unico) e un futuro di primo piano.
Dal canto loro, gli aspetti tecnici di Freaks Out, in particolare il suo design di produzione, sono di prim’ordine e potrebbero rivaleggiare con qualsiasi produzione di medio budget hollywoodiana, ma forse è proprio questo fasto e la ‘illimitatezza’ di risorse che hanno fatto un po’ perdere la bussola a Gabriele Mainetti, che si è sentito in qualche modo in dovere di dimostrare di saperle amministrare, tralasciando la necessità di amalgamare i fondali con una narrazione compiuta. Il modo di dire anglosassone “less is more” non sarebbe speso senza motivo qui, ma per una volta accontentiamoci di avere una produzione italiana almeno visivamente sfavillante e non la solita poverata “vorrei ma non posso”.
Di seguito trovate il full trailer di Freaks Out, nei cinema dal 28 ottobre:
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