Il biondo gigante svedese è il protagonista di un action direct-to-video che si fa notare per il largo impiego di maestranze - e location - italiane
Dopo la delusione di Altitude – Paura ad alta quota (la recensione), volevo rimettermi in pace con Dolph Lundgren. Così ho pensato di dare un’occhiata al suo ultimo film (in ordine di uscita, visto che l’attivissimo attore svedese ha già altri diversi titoli in pre e post produzione o semplicemente annunciati), vale a dire Hard Night Falling, uscito negli Stati Uniti direttamente in home video a dicembre 2019, per poi iniziare una distribuzione internazionale a febbraio 2020 che ci auguriamo possa toccare presto anche l’Italia. L’augurio non è casuale, visto che il progetto in questione oltre che fare leva sull’essere fan di Lundgren, per una volta può toccare il nostro lato patriottico. E già, perché Hard Night Falling è una co-produzione italoamericana, in cui c’è parecchia rappresentanza del nostro paese.
A cominciare dal regista (e produttore) Giorgio Bruno, trentacinquenne catanese, con una sana predilezione per il cinema di genere, come dimostra un curriculum che comprende gli horror Almost Dead e My Little Baby, esperienze precedenti all’azione di Hard Night Falling. Ed è sicuramente un merito, di questi tempi, per un regista italiano cercare di farsi largo (con tutte le difficoltà del caso) in un cinema come quello di genere in cui il nostro paese ha smesso di credere – salvo sporadiche ma, talvolta, meritevoli eccezioni – da quasi trent’anni, dopo averne scritto la storia per più di venti con una tradizione amata e riconosciuta in tutto il mondo. Bruno, tra l’altro, non è il primo italiano di nome Giorgio ad aver lavorato con Dolph Lundgren.
Presenza italiana, dicevo, piuttosto corposa considerando che a scrivere la storia e poi la sceneggiatura (insieme a Serafini, ancora lui) è Alessandro Riccardi, il quale fa parte di una crew stracolma di nostri connazionali, dalla musica agli effetti visivi, dalle scenografie al trucco, passando per una miriade di altri reparti che non starò qui ad elencarvi, incluso quello degli stunt, che vede l’illustre partecipazione di due nomi che hanno partecipato alla storia del nostro cinema di genere ovvero Ottaviano Dell’Acqua e Massimo Vanni. Stesso discorso per il cast, che tra attori e comparse recluta una serie di nomi del belpaese. Per finire con le location, per un film che viene girato tra Roma e Frascati (con l’ausilio della Regione Lazio).
L’intenzione di Giorgo Bruno è evidente, quella di realizzare un onesto action low budget che possa adempiere al proprio compito con assoluta dignità. Le aspettative dello spettatore, quindi, vanno calibrate su questo tipo di approccio, in sintonia con un risultato finale che rientra in quei parametri, di una visione godibile e scorrevole. Il regista confezione un film mediamente curato, ottimizza un budget di soli 2 milioni di dollari – giusto per rendere l’idea, il già menzionato Altitude era costato più del doppio con i suoi 5 milioni che sullo schermo sembravano la metà delle risorse a disposizione di Hard Night Falling. Evita di fare il passo più lungo della gamba, tenendosi lontano da sequenze d’azione ad ampio respiro difficilmente realizzabili; costruisce un discreto livello di tensione in un film che sfrutta gli spazi di un’unica location, puntando su sparatorie e collutazioni, mantenendo un certo dinamismo in fase di montaggio. Le coreografie non sono particolarmente elaborate ma funzionali al classico scopo ‘buoni che eliminano cattivi’.
La storia è semplice e si colloca in quel filone creato da Die Hard (non vi addentrate in paragoni che non hanno senso di esistere per mille motivi), con l’eroe di turno che si ritrova all’interno di un luogo circoscritto, in cui salvare i propri affetti eliminando un buon numero di terroristi. Una storia lineare che si affida a qualche cliché come il cattivo invasato, la bomba disinnescata all’ultimo secondo o lo sgherro più grosso degli altri che sai già dovrà fare a botte col protagonista. Un terreno in cui può muoversi con familiarità e senza grossi sforzi il nome noto del film, un Dolph Lundgren vestito di tutto punto (conserva camicia e cravatta per tutta la durata) che, ad eccezione di alcuni frangenti in cui sembra uscire di scena, dispensa un bel po’ di morti tra momenti corpo e corpo e armi da fuoco, con qualche chicca di violenza come un colpo al volto sparato a bruciapelo o lo sgozzamento di un nemico.
Nel cast multietnico c’è posto anche per l’ucraina Natalie Burn, che si fa valere in qualche sequenza d’azione quando Dolph Lundgren è fuori scena, mentre Mario Opinato guida la lunga lista di italiani nei panni di un credibile padrone di casa/oggetto del contendere. Gli attori recitano tutti in inglese, con i vari accenti che rendono naturale e credibile il contesto; gli unici a parlare italiano in Hard Night Falling sono i remissivi agenti di Polizia, che fanno un po’ da vittime sacrificali – vedi le torture a cui viene sottoposto il povero Bianchi (Giulio Greco).
Hard Night Falling non scava certo un solco nel filone, ma si difende onestamente nel suo comparto di appartenenza fatto di piccoli DTV d’azione. Non ha grosse pretese se non quella di intrattenere, reggendosi sulle proprie gambe rappresentate dai pochi mezzi a disposizione e sulle spalle larghe del suo protagonista. E sapere di quel sangue tricolore che scorre in un piccolo prodotto di genere (tipicamente americano), gli concede sicuramente qualche punto in più per spirito e buone intenzioni.
Di seguito il trailer internazionale di Hard Night Falling: