Ebbene, il nostro 2017 on the road si apre con la prima partecipazione al BIFFF, ovvero il Brussels International Fantastic Film Festival, manifestazione giunta quest’anno alla 35a edizione che si tiene appunto nella capitale del Belgio e che si concentra su pellicole di genere horror, fantasy e sci-fi.
Il titolo del diario è un po’ ingannevole in realtà, visto che non si tratta del giorno 1 del Festival – che è iniziato il 4 aprile (e terminerà il 16 sera, in piena giornata pasquale) – ma del giorno 1 del Cineocchio in città.
Nonostante l’alzataccia alle 5.30 per evitare di perdere il volo delle 8.35 che ci ha portato nella capitale belga e nonostante la defezione di uno dei due ospiti che avremmo dovuto intervistare oggi – ovvero Edith Scob, nota ai più forse per Occhi senza volto di Georges Franju -, che ha tirato il cosiddetto ‘pacco’ all’ultimo, questo sabato 8 aprile si è rivelato piuttosto positivo.
Un po’ a sorpresa siamo stati infatti accolti da una giornata senza nuvole e da un clima decisamente mite (non scontato da queste parti) e così abbiamo deciso di approfondire un po’ la conoscenza di Bruxelles (non capita spesso di avere liberi più dei 15′ di ordinanza per trangugiare un panino, chi ha mai seguito un Festival – specie per lavoro – lo sa bene). Gli attentati dello scorso anno – e quelli dell’altro giorno – hanno sicuramente lasciato un segno importante e ora il centro della città è ormai un’enorme zona pedonale blindata in cui il traffico alle macchine è decisamente limitato, quando non del tutto vietato. Poliziotti in bici o in macchina e militari sono un po’ ovunque, ma questo nuovo status quo non sembra certo aver fermato la vita quotidiana e la voglia di normalità della popolazione locale, che ha affollato i tavolini all’aperto di bar e ristoranti (coi più giovani seduti anche per terra nel centro delle piazze e delle rare aiuole a cantare e bere ottima Grimbengen) e dei turisti, che come tradizione vagavano a frotte tra i vicoli voraci di selfie e spiegazioni da audioguide. La cosa che più ci ha sorpreso però – a costo di sembrare quelli che devono per forza parlare male dell’Italia sempre e comunque – è che ci siamo ritrovati a camminare col naso all’insù per quasi tutto il tempo, ammirando i murales verticali ispirati alle celebri bande dessinée (aka fumetti) locali (e qui ci sarebbe da aprire un capitolo a parte, visto che come nella vicina Francia, le fumetterie – anche a due piani – sono quasi a ogni angolo e soprattutto sono frequentate) e gli edifici d’epoca, impegnati ad assaporare un classico gaufre (aka waffle) con cioccolato belga, senza che ci dovessimo preoccupare minimamente nè di eventuali buche, nè soprattutto dei ricordini dei cani (e dei loro padroni) e quindi si possa procedere un passo dopo l’altro in totale serenità. E dire che di migliori amici dell’uomo ne abbiamo incrociati, mentre di aree apposite, che qui da noi ormai sono più di quelle riservate ai bambini, nemmeno l’ombra. Una cosa che fa riflettere (almeno chi vive a Milano).
In ogni caso, tornando al BIFFF, visto che con questa digressione magari qualcuno ha pensato che ci fossimo presi proprio tutta una giornata di completa vacanza, l’ospite col quale invece siamo riusciti a fare quattro chiacchiere è stato il cileno Alejandro Amenábar, regista tra gli altri di The Others e del recente Regression e qui ospite d’onore, che ci ha parlato di cosa ha fatto negli ultimi due anni e ha ripercorso tutte le tappe della sua carriera, tra successi e qualche rimpianto (per sapere tutto dovrete però aspettare l’intervista completa, che sarà online appena possibile). L’unica visione della giornata, avvenuta nell’affollata e chiassosissima sala 2 del BOZAR (come anche a Sitges, il pubblico – costituito quasi esclusivamente da appassionati del genere -, commenta ad alta voce, applaude o fischia per tutta la visione praticamente qualsiasi cosa succeda sullo schermo, stemperando il clima, soprattutto quando ci si trova davanti a un film piuttosto deludente o prevedibile) è stata infine quella di Nails, horror irlandese diretto da Dennis Bartok che – per non rovinare il clima gioviale che ha contraddistinto il resoconto di questo primo diario – vogliamo ricordare solo per la simpatica presentazione in sala a suon di battute e strimpellate di ukulele fatta dal protagonista Ross Noble (anche qui non temete, la recensione più approfondita arriverà nei prossimi giorni).
A domani per la nuova pagina del nostro diario belga.