Voto: 5/10 Titolo originale: The Dead Don't Die , uscita: 15-05-2019. Budget: $11,000,000. Regista: Jim Jarmusch.
I Morti Non Muoiono: la recensione del film satirico con zombi di Jim Jarmusch
28/12/2019 recensione film I morti non muoiono di William Maga
Il regista infarcisce il cast della sua horror comedy di vecchi amici, ma la riflessione sul genere che ne scaturisce è tragicamente blanda e senza identità
Può un regista piuttosto lontano dal cinema del terrore e ancor più distante per stile e contenuti dalla commedia girare un film che si permette di prendere in giro gli abusati cliché del genere horror? Certo che può. Ma si può altrettanto essere sicuri che, date queste non secondarie premesse, un qualsiasi autore potrebbe aver successo nella suddetta impresa? Decisamente no.
Questo è quanto accaduto a Jim Jarmusch con I Morti Non Muoiono (The Dead don’t Die), zombie movie clamorosamente scelto come lungometraggio di apertura all’ultimo Festival di Cannes. Affermatosi come cineasta colto e schivo, il 66enne di Akron si è nel tempo costruito un’imponente filmografia di opere apparentemente minori che – attraverso consistenza e profondità – sono state capaciti di rendere gli incidentali momenti di una comune vita quotidiana dei loro personaggi qualcosa di altamente pregno di significato e portata.
Dopo il non unanimemente apprezzato (perché troppo compiaciuto e snob) Solo gli amanti sopravvivono del 2013, Patterson del 2016 sembrava aver riportato Jim Jarmusch sulla ‘cara retta via’, ma ora, sfortunatamente, I Morti Non Muoiono fa capolino per imporsi come grande, primo vero passo falso della carriera del regista. Il preambolo stesso di un laconico filmmaker alla guida di un film sugli zombi assomiglia molto a un tipico sketch del Saturday Night Live allungato troppo.
Jim Jarmusch sceglie di distillare costantemente gocce di umorismo dalla tensione che dovrebbe scaturire dall’epico scontro tra il suo classico stile compassato e l’isteria collettiva del possibile scoppio di un’epidemia di non morti, ma nel prendere gli elementi più chiaramente riconoscibili del suo stile e poi separarli dal loro contesto tematico per utilizzarli come base per gag ben poco ispirate il risultato finisce per essere solo una cocente delusione.
“Sono stufo di questi zombie
Se, almeno a livello concettuale, questo potrebbe sembrare un approccio contemporaneo al lavoro di George A. Romero, la differenza principale è che il vero bersaglio della satira del ‘papà degli zombi’ erano l’apatia neo-liberista e il materialismo borghese. Dove il regista di La Notte dei Morti Viventi metteva davanti al pubblico uno specchio e lo costringeva a riconoscere la propria parte di colpe nella corruzione della società occidentale, Jim Jarmusch si rivolge spudoratamente ai suoi seguaci, ricorrendo agli zombi come controfigure delle orde narcisiste e conformiste che stanno – presumibilmente – rovinando il mondo moderno. Mentre i morti invadono la cittadina, vengono sospinti avanti dall’elemento consumistico che hanno amato di più in vita, dal vino chardonnay agli iPhone, dalle bibite Snapple al wi-fi illimitato.
I Morti Non Muoiono è zeppo di riferimenti al cinema di genere classico, da Alfred Hitchcock fino a Ed Wood e a Roger Corman, ma questi significanti non sono mai adoperati in un modo interessante o illuminante; piuttosto, appaiono come una sorta di facile ed economica scorciatoia verso l’ennesimo riconoscimento di genialità per il suo regista (che infarcisce il cast di vecchi amici).
Peccato che il film sia più finalizzato a rendere solo un superficiale omaggio ai suddetti titoli che scimmiotta che a rompere davvero gli schemi per dire qualcosa di interessante o almeno nuovo. Qualche intuizione affiora, ma si tratta di trovate per lo più estemporanee e circoscritte (da una piccola Smart cabrio a un portachiavi di Star Wars, passando per lo sbuffo di polvere nera che sprizza dai colli mozzati per evitare problemi con la censura).
Ambientato nella cittadina immaginaria di Centerville – parodia alla fratelli Coen della tipica località rurale dimenticata da Dio in mezzo all’America (il cartello di benvenuto la descrive come “un gran bel posto!”) – I Morti Non Muoiono si concentra su tre bravi poliziotti: Ronnie (Adam Driver), Cliff (Bill Murray) e Mindy (Chloë Sevigny). Poiché nulla di troppo importante accade mai da quelle parti, i tre passano il loro tempo a occuparsi dei reclami di poco conto di un gruppetto di eterogenei concittadini, nessuno dei quali trascende ovviamente lo status di caricatura: il rozzo sostenitore di Donald Trump Farmer Miller (Steve Buscemi), il nerd Geek Bobby (Caleb Landry Jones) e l’eccentrico vagabondo che vive nei boschi Hermit Bob (Tom Waits).
Il sonnacchioso equilibrio del posto è gettato nel caos dall’arrivo di Zelda (Tilda Swinton), donna dalla parlata e dai comportamenti bizzarri che presiede le pompe funebri locali e brandisce con maestria una spada da samurai.
Dopo alcuni inquietanti segnali di avvertimento (trasmissioni radio misteriosamente malfunzionanti, animali domestici che scappano bruscamente dalle abitazioni, allungamento inspiegabile delle giornate), i morti improvvisamente iniziano a camminare di nuovo sulla terra, e qualsiasi parvenza di autentica inquietudine stabilita nel primo atto è istantaneamente smantellata con l’entrata in scena del primo zombie, Iggy Pop, che si esibisce nella controparte parodistica dell’esibizione vista in Coffee and Cigarettes nel 2003, arrancando verso una tavola calda ripetendo dissennatamente il nome della sua bevanda preferita prima di entrare e uccidere a morsi due cameriere.
Da quel momento, I Morti Non Muoiono si dirige a lentissimi passi verso la sua inevitabile apocalisse, eppure Jim Jarmusch opta per mantenere un’aria distaccata, studiata e senza emozioni (nemmeno le risate, sia chiaro …), piuttosto che affondare nel senso di shock, ansia o dolore di qualche tipo. I tre poliziotti fungono da punto focale primario e il loro atteggiamento imperturbabile e di totale indifferenza (almeno dei due uomini) diventa presto stucchevole; prevedibilmente, sono più preoccupati di iniziare argomenti futili piuttosto che di risolvere il caso.
E questo senso di frustrazione è esasperato dall’ondivago ricorso alla meta-commedia che sfonda la quarta parete, in cui il trio cerca di capire la propria situazione attraverso la lente di popolari film horror. Tale auto-riflessività non è solo esageratamente evidente (e invadente), ma ottiene il risultato opposto alle intenzioni di allontanare I Morti Non Muoiono da una critica ficcante, confinandolo nei territori del pastiche senza un’identità precisa, lontano sia dalle argute parodie di Mel Brooks, che dalle riflessioni impegnate di Wes Craven (si pensi a Scream o Nightmare – Nuovo Incubo).
Nel corso del film, Jim Jarmusch tocca anche diverse tematiche potenzialmente interessanti (la distruzione ambientale, i pregiudizi razziali, gli orrori del capitalismo aziendale), ma ciascuna viene trattata in modo così frivolo e breve da non avere mai la possibilità di evolversi in qualcosa di sostanziale. In definitiva, I Morti Non Muoiono non aggiunge niente al filone né alla filmografia del regista americano e sebbene potrebbe essere stato concepito come il primo titolo “post-zombi”, manca tristemente dell’impulso di superare la fatica che la maggior parte degli spettatori di questo cinema ormai prova verso gli stereotipi e gli scenari che satireggia.
In ogni caso, Jim Jarmusch si è dilungato sulla spiegazione delle sue intenzioni, del messaggio che ha voluto inserire e dei riferimenti a George A. Romero in una recente intervista.
Di seguito – sulle note della psichedelica Seven and seven is dei Love – il full trailer italiano di I Morti Non Muoiono:
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