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Il diario da Venezia 78 | Episodio 3: quando il virologo si prende l’influencer, è febbre da red carpet

10/09/2021 news di Giovanni Mottola

Attori e registi quasi in minoranza alla Mostra del Cinema. Ma noi ci permettiamo di dare spazio anche ai film: Illusions Perdues, Old Henry e Il Potere del Cane

Khaby Lame burioni red carpet venezia 78

Al Lido è tempo di omaggi. In questi giorni è stata dedicata a Nicolò Spada, creatore dell’Hotel Excelsior, una piazzetta là dove era stato scavato il “buco” – non quello di Michelangelo Frammartino – su cui avrebbe dovuto sorgere il nuovo Palazzo del Cinema, poi mai costruito. Un’area verde nello spazio antistante il Palazzo del Casinò è stata invece intitolata ad Alida Valli (facile titolo per l’iniziativa: “Alida al Lido”), diva dei Telefoni Bianchi nata 100 anni fa esatti e Leone d’Oro alla Carriera nel 1997, nonché responsabile di migliaia di innamoramenti maschili, tra cui quello contemporaneo, sul set di Piccolo Mondo Antico, del regista Mario Soldati e del giovane aiuto Dino Risi, tra i due quello capace di conquistarla.

Il tributo più grande è stato però quello rivolto, dalla Biennale tutta con nota ufficiale e dal Direttore Alberto Barbera, a Jean Paul Belmondo, recente Leone alla Carriera nel 2016, quando già malfermo si presentò accompagnato da Sophie Marceau con passo incerto ma immutati fascino e simpatia. Neanche a farlo apposta, dopo l’annuncio della sua morte la programmazione della Mostra ha offerto due film di taglio classico sia nella fattura sia per il tipo di storia raccontato, entrambi i quali avrebbero potuto essere perfettamente interpretati da lui, l’uno in giovane e l’altro in tarda età.

ILLUSIONS PERDUES film 2021Il primo, Illusions Perdues di Xavier Giannoli, proviene dalla sua Francia e prende le mosse dall’omonimo romanzo di Honoré de Balzac, dal quale sfronda una buona metà, per concentrarsi sulla figura di Lucien, giovane poeta provinciale e idealista arrivato da Angouleme a Parigi al seguito della nobildonna amata. Due sono i temi su cui si fonda il racconto: la differenza di censo e il ruolo della stampa.

Lucien infatti, a causa del suo “ultimo rango a Parigi”, è presto costretto ad uscire dalla cerchia dei nobili finendo per aggregarsi a una redazione di giornalisti corsari dove, abbandonati gli alti ideali letterari, mostrerà tanto talento quanta spregiudicatezza nell’esaltare le opere di chi lo foraggia economicamente e demolire il mondo da cui era stato rifiutato ma nel quale vorrebbe sotto sotto rientrare dalla porta principale. Se le ritroverà tutte chiuse in faccia.

Una figura in cui si può ritrovare un po’ di Bel Ami e un po’ dell’Aretino, attraverso la quale il film propone una riflessione attualissima sul giornalismo truffaldino e al contempo un notevole esempio di arte cinematografica sotto molteplici aspetti: i costumi, le scenografie, le interpretazioni degli attori (al protagonista Benjamin Voisin si affiancano Cecile de France e il gigantesco, in tutti i sensi, Gerard Depardieu). Per non parlare di dialoghi che, avvalendosi delle parole di Balzac, fanno apparire gli sceneggiatori degli altri film quali insulsi scribacchini.

Il secondo film di stampo belmondiano è il western Old Henry di Potsy Ponciroli. Vale la pena aprire una piccola parentesi per affermare che sulla realizzazione, oggi, di film western nutriamo mille riserve. Essi sono infatti datati: non tanto per i cavalli e le praterie, ma perché quel mondo fatto di cavalli e praterie era governato da un sistema di regole e valori che oggi tendiamo a considerare inaccettabili anche su uno schermo. Ma poiché il vecchio West era così, non si scappa dal bivio tra il tradimento, a volerlo raccontare come oggi piacerebbe fosse stato, o l’inutile ripetizione, a raccontarlo per com’era.

Old Henry di Potsy Ponciroli 2021Ponciroli però ha trovato un astuto escamotage per risolvere il dilemma, ponendosi in una terra di mezzo grazie alla figura di un ragazzo nei panni di traghettatore tra quel mondo e quello che verrà dopo, proprio come fece Sergio Leone con il personaggio di Claudia Cardinale in C’era una volta il West. A rappresentazione degli antichi schemi si ricorre invece alla figura mitica del pistolero Billy the Kid.

Pur non essendo affatto un capolavoro, il western di Potsy Ponciroli risulta dunque un godibile film di genere, di impianto e ingredienti classici (sparatorie, sfide, vendette etc.) e al tempo stesso proiettato in un futuro per noi spettatori in realtà già abbondantemente arrivato, impreziosito dal magnifico volto del protagonista Tim Blake Nelson.

Un’opera molto superiore a quella di uguale genere proposta da Jane Campion con Il Potere del Cane, tratto dal romanzo di Thomas Savage, in cui la regista ha pensato incautamente di poter sostituire saloon e sparatorie, che evidentemente le apparivano banali, con dinamiche familiari sofisticate, sovrumani silenzi senza profondissima quiete e una sceneggiatura che fa accadere cose senza alcun motivo. Il fatto che, tra i due film, fosse programmato in Concorso il secondo, significa che la selezione privilegia le opere più innovative anche quando valgono poco, come si può notare anche dall’inserimento in rassegna di Sundown del messicano Michel Franco (la recensione).

La contrapposizione tra classico e sperimentale, ingrediente comunque doveroso di una Mostra del Cinema, può ovviamente essere vista anche sotto forma di “vecchio contro giovane” ed essere trasportata al di fuori della sala. Dell’omaggio a Belmondo abbiamo infatti parlato, anche perché, di questi tempi, colpisce imbattersi in personaggi la cui popolarità duri – o sia durata – tanto a lungo, soprattutto per raffronto con quella così effimera che è possibile acquisire grazie ai social per una pura moda del momento e senza una giustificazione reale.

il potere del cane Benedict Cumberbatch film 2021Passi per il seguito di cui qui al Lido hanno goduto Timothée Chalamet e Zendaya: indubbiamente anche nel loro caso l’acclamazione è condizionata da una forma di suggestione collettiva ed è tutto da vedere se continueranno ad essere così amati per molti anni, ma quanto meno stiamo parlando di due attori. La cosa ridicola è che la smania di farsi vedere e fotografare ha ormai contagiato chiunque, perché chiunque è ormai consapevole di poter diventare un personaggio, anche per più tempo del famoso quarto d’ora pronosticato da Andy Warhol.

E così alla Mostra del Cinema può capitare che attori e registi, sul Tappeto Rosso, finiscano oscurati da soggetti imprecisati come Khaby Lame o tale Estetista Cinica, di professione ‘influencer’, oppure addirittura dallo scienziato Roberto Burioni (anagramma: Or “turbo” in borie), i quali approfittano della visibilità del momento per ritagliarsi uno spazio da divi. Lo saranno veramente? Ai poster l’ardua sentenza.

Di seguito il teaser trailer italiano di Il Potere del Cane: