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Voto: 6/10 Titolo originale: Sundown , uscita: 09-10-2021. Regista: Michel Franco.

Sundown: la recensione del film di Michel Franco con Roth e Gainsbourg (Venezia 78)

07/09/2021 recensione film di William Maga

I due attori sono i protagonisti di un criptico e imperfetto dramma, che vuole riflettere sul senso della vita

sundown film tim roth 2021

Dopo la pungente – e sconvolgente – parabola sociale e politica di Nuevo Orden (la recensione), che ha vinto il Premio Speciale della Giuria alla Mostra di Venezia solamente un anno fa, l’autore messicano Michel Franco torna al festival lagunare con Sundown, criptico e intrigante dramma ambientato nell’assolata Acapulco che lo affianca a Tim Roth ancora una volta. Il regista sembra vedere nell’attore britannico un contenitore per il suo enigma, uno studio sull’impenetrabilità: era stato sicuramente così per Chronic (2015), ed è ancora così ora.

Sundown racconta un disgregamento familiare, che vede Michel Franco avvicinarsi a Michael Haneke nella sua osservazione clinica delle crepe della borghesia. Il film, però, condivide un’altra caratteristica coi lavori del regista austriaco, in quanto dà il meglio di sé quando è esasperatamente reticente, e al suo peggio quando è costretto a offrire una sorta di spiegazione, caratteristica che renderà la sua distribuzione piuttosto ‘complessa’.

sundown film poster 2021L’apertura di Sundown stuzzica il pubblico sul fare supposizioni sul gruppo familiare londinese che vediamo in vacanza in un resort di super lusso vicino ad Acapulco, il tipo di posto che offre un’intera villa con piscina e personale a disposizione per ogni capriccio. Ci sono due adulti, Neil (Roth) e Alice (Charlotte Gainsbourg), con due adolescenti, Alexa (Albertine Kotting McMillan) e Colin (Samuel Bottomley). Sembra logico supporre che si tratti di una coppia con figli, un nucleo familiare.

Presto però arriva la notizia che la madre di Alice è morta a Londra. Neil, che è sembrato un po’ assente e distratto mentre i quattro fanno le valigie e corrono verso l’aeroporto, non riesce a trovare il suo passaporto – così Alice e i ragazzi partono, lasciandolo tornare indietro un taxi … e dire all’autista di portarlo in un qualsiasi vecchio albergo di Acapulco, non gli importa.

Quello che segue è allo stesso tempo assolutamente banale e ambiguamente teso. Neil prende una stanza in un hotel economico a Caletilla Beach, una zona di basso livello di Acapapulco dove la maggior parte dei vacanzieri sono messicani e un gringo spicca come un burrito in un sushi bar. E qui l’uomo non fa proprio nulla, a parte bere birra sulla spiaggia, mangiare grandi piatti di pesce, lasciare che il sole gli scaldi il viso e assecondare i moniti di Alice, che – all’inizio comprensivi – diventano presto disperati e poi accusatori quando diventa chiaro che Neil non ha alcune intenzione di prendere un altro passaporto e volare a casa per il funerale.

Inizia persino quella che presumiamo sia una relazione extraconiugale con Berenice (Iazua Larios), la graziosa proprietaria di un negozietto del posto che inizialmente potrebbe sembrare intenzionata a frequentarlo per interesse ma che presto sviluppa un sincero affetto per questo straniero mite, galante e senza pretese.

Le scene che vedono in scena Tim Roth e Charlotte Gainsbourg sono affascinanti: lei è tutta un fascio di nervi, lui – all’opposto – si comporta come se le sue terminazioni fossero state cauterizzate ei fosse entrato in una sorta di stato di illuminazione divina, o di vacanza totale. Il terzo personaggio principale di Sundown è la stessa Acapulco, descritta come un luogo di vacanza fatiscente e senza il fascino di quei giorni lontani in cui Orson Welles e Rita Hayworth erano stati da quelle parti per girare La Signora di Shanghai (ma pure i nostrani Gigi e Andrea …).

sundown film michel franco 2021La faccia più brutale e violenta dell’ex paradiso turistico messicano esplode durante una sequenza in spiaggia, quando il proprietario di un bar viene colpito dai proiettili di due killer arrivati su una moto d’acqua, e ritorna poi sullo schermo ferocemente a due terzi del percorso (appena 81 minuti la durata), cambiando improvvisamente marcia alla trama.

E mentre sgargianti allucinazioni visive e uditive connesse (forse) con l’azienda di famiglia da cui Neil sembra voler fuggire tornano a perseguitarlo, il film lancia allo spettatore un’idea interessante: è possibile condurre una vita basata interamente sulla mancanza di volontà, ‘seguendo il flusso’, senza ferire gli altri intorno?

Questa intuizione non viene del tutto seguita in Sundown, che, come Chronic, si destreggia tra diversi tematiche (una delle quali prefigurata nel titolo) senza davvero approfondirne nessuna. Ancora una volta, sembra che lo sceneggiatore-regista sia stato costretto a portare a termine un intrigante e drammatico incontro di wrestling dal finale aperto con una conclusione che non è esattamente tale. Eppure ci sono momenti in cui, come le luci sgargianti di Acapulco, Sundown si trasforma in qualcosa di piuttosto speciale se visto dalla giusta angolazione, nella adeguata atmosfera: un’opera su un addio alla vita che è anche un’opera che parla di una sorta di aldilà.

Di seguito trovate una clip internazionale di Sundown: