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Il diario da Venezia 78 | Episodio 4: troppo Servillo stroppia (e pronostici finali)

11/09/2021 news di Giovanni Mottola

L'attore napoletano è mattatore, con È stata la mano di Dio, Ariaferma e Qui rido io. Ma parliamo anche di documentari in musica: Senza fine (Vanoni) ed Ennio (dedicato a Morricone)

torni servillo film 2021

L’altra notte, sul red carpet, quando il popolo del Lido era ormai ritirato in case e alberghi, Gabriele Salvatores ha girato alcune scene del suo prossimo film Il ritorno di Casanova, con Fabrizio Bentivoglio nei panni dell’avventuriero veneziano, e Toni Servillo. Quest’ultimo era già stato protagonista, nella presente edizione della Mostra, di ben tre film: È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino (in cui, a dir la verità, aveva un ruolo minore), Ariaferma di Leonardo Di Costanzo e Qui rido io di Mario Martone.

Sembra dunque oramai quasi impossibile che un regista italiano di un certo peso decida di dirigere un film facendo a meno della presenza del nativo di Afragola. Toni Servillo viene considerato attore adatto a ogni ruolo, ed acclamato dalla stampa di casa nostra come uno dei principali motivi di riuscita dei film a cui prende parte. Ci vediamo costretti ad essere, in questo coro di osanna, la stecca.

qui rido io film martone 2021In particolare dopo aver visto il film di Mario Martone, dove il Nostro veste i panni del commediografo Edoardo Scarpetta. È evidente però che non siano della sua misura, e che il sarto Martone non disponesse di ago e filo adatti a cucirglieli addosso. Il regista voleva infatti offrire un ritratto scrupoloso del personaggio e, per far ciò, si è come sempre sottoposto a un accurato lavoro di ricerca storica e ha provveduto a presentare un efficace corredo musicale e scenografico.

È stato però inevitabilmente costretto a domandare al suo protagonista di alternare il registro farsesco dello Scarpetta attore teatrale a quello rigoroso del capocomico che deve gestire una compagnia, per finire con quello dolente del capofamiglia di una tribù allargata e problematica, composta di moglie, amante e figli legittimi e non. Di fronte a una figura tanto sfaccettata, Toni Servillo è risultato davvero efficace soltanto nelle scene più dolenti. Per il resto ha invece caratterizzato il ruolo in modo macchiettistico, come è tipico di chi non padroneggia l’arte del comico.

Questo può funzionare nella scena finale, un’auto-arringa di Scarpetta in tribunale per difendere il suo diritto alla parodia nella causa per plagio intentatagli da Gabriele D’annunzio per la farsa Il figlio di Iorio. Ma nelle scene in cui Toni Servillo deve mostrare lo Scarpetta teatrante, sarebbero state necessarie ben altre sfumature quanto a toni (con la minuscola), sguardi, gesti, pause. Pur napoletano, del napoletano sembra invece non avere affatto lo spirito, cercando perciò di riprodurlo secondo lo stereotipo dell’urlatore e quindi della macchietta.

È sufficiente guardare la prima scena del film per accorgersene, anche grazie al confronto col misurato Gianfelice Imparato. Nei dieci minuti iniziali del film si mostra infatti un teatro dove si sta recitando il brano di Miseria e Nobiltà in cui le due famiglie riunite attendono il ritorno di Felice Sciosciammocca, nella speranza che abbia guadagnato qualcosa con il suo lavoro da scrivano e si possa finalmente mangiare. In casa c’è il compare, Pasquale (Imparato) perfetto nella parte. Toni Servillo entra in scena con camminata alla Charlot. Forse si è voluta riprodurre una tipica “carrettella” con cui a teatro il grande attore prende l’applauso al suo ingresso.

senza fine vanoni 2021Ma poi continua su quel tenore, non mostrandosi mai all’altezza del meno conosciuto collega. Per quanto possa suonare come una provocazione, anche i bambini che interpretano i tre figli illegittimi (Titina, Eduardo e Peppino De Filippo) sono più bravi di Toni Servillo per la loro scugnizza spontaneità.

Il fatto che Toni Servillo sia senza dubbio l’interprete perfetto del cinema di Paolo Sorrentino ha indotto a nostro parere in errore gran parte di critica e pubblico, facendo pensare loro che il talento mostrato in quei film fosse replicabile in qualsiasi situazione e genere. Sarebbe comunque interessante comprendere quanto pesi, in questi giudizi, la tara del campanilismo o addirittura dei rapporti di amicizia.

A tal proposito si deve citare, con sdegno, un altro lavoro italiano presentato al Festival e apprezzato da tutta la sala dov’è stato proiettato (ma era presente la delegazione, con ampia corte al seguito). Si tratta del documentario Senza fine di Elisa Fuksas. La protagonista è, o meglio avrebbe dovuto essere, Ornella Vanoni. Il film non racconta assolutamente nulla di nuovo, ma fin qui passi. La cosa grave è che la regista, per sua stessa dichiarazione, ha inteso raccontare la storia “di loro due”, non vergognandosi di sfruttare la più grande interprete vivente della musica leggera italiana, per di più 87enne, allo scopo di mettere in mostra sé stessa e le sue discutibili capacità artistiche.

L’ha costretta a farsi riprendere in acqua o mentre fa la fisioterapia, e – addirittura – fa parte del documentario una scena girata in assenza della Vanoni, in cui le si rinfaccia di non essersi presentata a girare una scena in piscina subito dopo cena! L’Ornella nazionale ha ormai adottato uno stile talmente scanzonato e dissacrante che sembra scherzare anche quando si lamenta di qualcosa, come accade anche nel film per tutti gli sforzi che le vengono chiesti. La sua presenza in sala e la complicità da lei mostrata con la Fuksas dimostrano che forse ci siamo adontati più noi nel vedere questa cosa che lei nel subirla. Ma resta comunque il fatto che questo lavoro sia non soltanto un’occasione sprecata ma, peggio, un’opera inutile e irrispettosa di una grande artista.

ennio film 2021 tornatoreUn documentario modello, per restare in tema musicale, l’ha invece presentato Giuseppe Tornatore con Ennio, ovviamente dedicato al Maestro Morricone. Tanta grande musica, dichiarazioni di illustri personaggi del cinema e della musica e soprattutto una lunga intervista allo stesso Morricone, che indulge nel ricordo della sua intera vita, passando da un certo rammarico per aver “tradito” il suo Maestro Goffredo Petrassi e la colta musica con cui aveva incominciato, per poi arrivare alla sua attività di arrangiatore di canzonette prima e di compositore di circa 500 (!) colonne sonore poi.

Moltissimi aneddoti interessanti infiorettano questo documentario che dura due ore e mezzo ma si vorrebbe durasse il doppio. Piccola nota a margine: a differenza della Fuksas, Tornatore (che avrebbe qualche titolo in più per parlare di sé) limita al minimo lo spazio riservato alle colonne sonore di Nuovo Cinema Paradiso e de La leggenda del pianista sull’oceano. Altra classe.

Ma ora, essendo giunti all’ultimo giorno della Mostra, è il momento dei soliti pronostici. Cinque film italiani in Concorso, per di più in un anno di buona qualità media ma senza uno che spicchi sugli altri, sembrano il preludio per un nostro ritorno alla vittoria, assente da Sacro GRA di Gianfranco Rosi del 2013. Fra tutti scegliamo il nome più banale ma anche il più illustre nel mondo al momento.

Leone d’Oro: È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino

Leone d’Argento per la miglior regia: Reflection di Valentyn Vasyanovych

Gran Premio della Giuria: On the job: the missing 8 di Erik Matti

Coppa Volpi per il miglior attore: Vincent Lindon per Un autre monde di Stefan Brizè

Coppa Volpi per la miglior attrice: Penelope Cruz per Madres Paralelas di Pedro Almodovar

Coppa Mastroianni per il miglior attor giovane: Anamaria Vartolomei per L’événement

Premio per la miglior sceneggiatura: Illusions Perdues di Xavier Giannoli

Di seguito il teaser trailer di È stata la mano di Dio: