Voto: 7/10 Titolo originale: Der Goldene Handschuh , uscita: 21-02-2019. Regista: Fatih Akin.
Il Mostro di St. Pauli | La recensione del film di Fatih Akin sul serial killer Fritz Honka
19/01/2020 recensione film Il mostro di St. Pauli di William Maga
Jonas Dassler è lo straordinario protagonista della raggelante ricostruzione degli omicidi che sconvolsero Amburgo negli anni '70, un'opera disperata che colpisce duro lo spettatore dal primo all'ultimo minuto
Forse ricorderete che lo scorso anno ci furono accese polemiche – almeno negli Stati Uniti – quando venne annunciato che il bel Zac Efron era stato scritturato per vestire i panni del famigerato omicida Ted Bundy nel film Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile di Joe Berlinger (la recensione), sostenendo che il regista stesse in quel modo rendendo in qualche modo ‘romantica’ e meno raccapricciante la figura del ‘killer delle studentesse’. Un rischio che non corre minimamente Il Mostro di St. Pauli, adattamento per il cinema del pluripremiato romanzo di Heinz Strunk del 2016 Der Goldene Handschuh sull’omicida seriale tedesco Fritz Honka. Interpretato con grottesca – e assolutamente sorprendente – verisimiglianza da Jonas Dassler (Opera senza autore) non c’è nulla di lontanamente ‘piacevole’ in lui: un naso deforme, un’andatura trascinata, una mascella cadente e un occhio disallineato; insomma, il perfetto ritratto dell’uomo responsabile della morte di almeno quattro donne ad Amburgo tra il 1970 e il 1975.
Ma questo non è l’unico aspetto di quei crimini che il regista e sceneggiatore Fatih Akin (La sposa turca, Soul Kitchen) ricrea perfettamente nel suo lungometraggio. La città che descrive è infatti un sudicio e squallido coacervo di reietti e disperati, ubriaconi, perditempo, prostitute part-time, veterani delle SS che si nascondono e uno strano adolescente con gli occhiali (Tristan Göbel) in cerca di brividi salaci in giro per locali sordidi, come il ‘Guanto d’Oro’ del titolo – il ritrovo prescelto di Fritz Honka.
Fatih Akin non cerca mai di spiegare le ‘origini’ del serial killer. È soltanto un essere umano della peggior specie, che dice e fa cose terribili, un perverso alcolizzato dagli scatti violenti (verbali e fisici) facili, un degenerato miserabile che si accompagna a soggetti che potrebbero essere altrettanto cattivi e maligni. ‘Il Mostro di St. Pauli’ non è un predatore: piuttosto, grazie a una performance scioccante e spaventosa, Jonas Dassler (cercate qual è il suo vero aspetto per capire la clamorosa trasformazione del 23enne) lo mostra come uno sciacallo rabbioso e spregevole, che ‘si getta’ contro gli altri.
Nemmeno le sue vittime vengono rese romantiche: non ci sono squillo di lusso dietro alle vetrine della Reeperbahn; sono creature patetiche, emarginate della società, che accettano di seguire Fritz Honka perché, in fondo, è l’unico che mostra loro una qualche attenzione, e il suo disgustoso aspetto fisico o il temperamento imprevedibile sono senz’altro meglio di un’altra notte per le fredde strade di Amburgo o in un appartamento vuoto. È una mossa audace averle rese così imperfette, così poco piacevoli o simpatetiche, ma è un costante promemoria da parte de Il Mostro di St. Pauli che gli omicidi non sono una colpa delle vittime.
Tuttavia, pur non raggiungendo l’orribile brutalità dell’angosciante Schramm di Jörg Buttgereit o la raggelante autoconsapevolezza di Henry, pioggia di sangue di John McNaughton, la rigorosa dedizione ai fatti di cronaca da parte di Fatih Akin rende l’intera esperienza di Il Mostro di St. Pauli (quasi 2 ore) disperatamente dura, atmosfere marce acuite peraltro da una colonna sonora dissonante in modo straniante. Potrebbe essere questa la sua intenzione – anche se la storia è intersecata da una fantasiosa sottotrama che coinvolge l’ossessione di Fritz Honka per una bionda studentessa (Greta Sophie Schmidt).
Insomma, questo lungo assalto alle viscere dello spettatore, dal primo brutale assassinio nel prologo al macabro quanto comico arresto dell’omicida, è una visione difficile da raccomandare a chi cerchi un biopic all’americana ‘classico’. Per tutti gli altri, sarà un’esperienza difficilmente trascurabile nel medio-lungo periodo.
Di seguito il trailer italiano di Il Mostro di St. Pauli:
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