Voto: 5/10 Titolo originale: Indiana Jones and the Dial of Destiny , uscita: 25-06-2023. Budget: $294,700,000. Regista: James Mangold.
Indiana Jones e il Quadrante del Destino: la recensione del film diretto da James Mangold
28/06/2023 recensione film Indiana Jones e il quadrante del destino di William Maga
Harrison Ford torna per l'ultima volta sul grande schermo per un'avventura prevedibilmente - ma comunque spiacevolmente - non all'altezza dei fasti della prima trilogia
Forse non è necessario dirlo, ma i film di Indiana Jones sono sempre stati qualcosa di più di un semplice spettacolone hollywoodiano: possedevano – e possiedono ancora – un profondo senso del divertimento, una qualità che manca praticamente del tutto in questo rimandatissimo (e non si sa bene quanto realmente atteso) quinto capitolo.
Indiana Jones e il Quadrante del Destino (Indiana Jones and the Dial of Destiny) è infatti un sequel fiacco che solo a tratti recupera la giocosità dei titoli precedenti, ma il regista James Mangold, che ha preso le redini da Steven Spielberg (rimasto come produttore esecutivo), non riesce mai a regalare l’avventura sfrenata che i fan del franchise – forse – si aspettano ancora dalle quasi 2 ore e mezza di film.
All’età di 80 anni suonati, Harrison Ford continua a ricoprire il ruolo di protagonista con burbera spavalderia, ma sia colpa di scenografie poco ispirate o di personaggi secondari deludenti, Indiana Jones e il Quadrante del Destino assomiglia più che altro a un oggetto di antiquariato che cerca di rimanere rilevante all’interno del mondo dei moderni blockbuster cinematografici.
Questo è il primo film della serie dopo il ben poco amato Regno del Teschio di Cristallo del 2008, che, proprio come Indiana Jones e il Quadrante del Destino, è stato presentato in anteprima a Cannes e la Disney, nonostante la presenza degli affidabili Phoebe Waller-Bridge (Fleabag) e Mads Mikkelsen (Animali fantastici – I segreti di Silente), ha prevedibilmente puntato le sue fiches (alias 295 milioni di dollari di budget) sulla curiosità del pubblico verso la presenza del redivivo Harrison Ford, tornato a indossare il suo caratteristico fedora dopo aver salutato negli ultimi anni anche Rick Deckard e Han Solo.
Dopo una sequenza d’azione iniziale che è un flashback della caduta di Hitler, la storia si sposta nel 1969, quando un Indiana Jones ormai anziano (Ford) si ritira dall’insegnamento, coi giorni di eccitazione e di scorribande a caccia di reperti apparentemente lontanissimi.
Nella sua vita ora c’è ben poco – la sua amata Marion (Karen Allen) sta divorziando da lui – quando la sua figlioccia Helena (Waller-Bridge), che non vede da anni e anche lei aspirante archeologa, lo contatta spiegandogli di voler localizzare il mitico Anticitera, un antico congegno ideato addirittura da Archimede che si credeva potesse calcolare e intercettare le ‘increspature del tempo’.
Tuttavia, la donna non è l’unica a cercare questo misterioso manufatto: un nazista ‘sotto copertura’ di nome Voller (Mikkelsen) lo vuole per scopi – ovviamente – nefasti.
Nei suoi lavori più riusciti, come il remake del 2007 Quel treno per Yuma, James Mangold si è dimostrato un robusto artigiano in grado di maneggiare con sicurezza i generi, ma Indiana Jones e il Quadrante del Destino si rivela troppo ‘composto’ per essere piacevolmente svagante. Sebbene il film del regista newyorkese replichi molte delle situazioni e dei cliché dei precedenti capitoli – e il compositore John Williams contribuisca con una colonna sonora che ne ripropone (senza esagerare) i memorabili temi musicali – manca del loro spirito fanciullesco e spesso ingenuo.
A volte, Indiana Jones e il Quadrante del Destino sembra riconoscere questa mancanza di ‘esuberanza giovanile’, ritraendo Indy ‘rallentato’ dal tempo e dai rimpianti. Ad esempio, nella sequenza di apertura, Harrison Ford viene sottoposto a un sapiente processo di de-invecchiamento, in netto contrasto con l’anziano cittadino che incontriamo nel 1969, che non è altrettanto agile. Ciononostante, il film insiste nel sottoporre il protagonista a scene d’azione tanto spettacolari quanto esagerate, comunque inferiori a quelle della trilogia originale e sabotate dall’incessante CGI.
Come eroe del cinema d’azione, Harrison Ford ha sempre brillato per la sua grezza autenticità, ma quest’opera si priva di quella fisicità e immediatezza, trasformando Indiana Jones in uno scialbo effetto speciale (una scena in particolare, che lo vede a dorso di un cavallo in una metropolitana, è totalmente ridicola, tanto più che questo momento è privo di gioia …).
Nel ruolo della figlioccia irriverente che vive di espedienti, Phoebe Waller-Bridge è poco più che l’ultima spalla con cui Indy può battibeccare durante le innumerevoli scene concitate (non si contano gli inseguimenti nella prima ora).
L’attrice inglese fa quello che sa far meglio, ma la chimica col vecchio archeologo latita, in gran parte perché la sceneggiatura – accreditata a quattro menti, tra cui James Mangold – non sviluppa sostanzialmente il loro rapporto in modo da farci sentire il legame che un tempo condividevano. Al contrario, i personaggi bisticciano in modo poco divertente, prima di trovarsi in una situazione di pericolo tale da far capire loro di tenere l’uno all’altra.
Mads Mikkelsen è inevitabilmente diabolico nel ruolo di Voller, l’ultimo dei nazisti a dar del filo da torcer al nostro eroe, ma purtroppo non è particolarmente memorabile, e peggio fa Antonio Banderas, la cui presenza è quanto meno bizzarra. E la macchina a cui tutti danno la caccia non ha certo il fascino dell’Arca dell’Alleanza o del Santo Graal.
E quando alla fine scopriamo cosa è in grado di fare l’Anticitera, Indiana Jones e il Quadrante del Destino cresce fino a un finale che vuole essere emozionante ma che finisce per essere piuttosto sciocco e, ancora una volta, privo di quel piacere sornione che accompagnava i momenti altrettanto ‘assurdi’ della saga, che splendevano naturalmente fascinosi e memorabili.
Certamente c’è un’innegabile emozione nel vedere Indiana Jones, invecchiato ma sempre ‘formidabile’, ancora una volta sul grande schermo, e soprattutto verso il finale, quando una scena fa aperto riferimento a un glorioso momento de I predatori dell’arca perduta. Ma ogni volta che parte l’indelebile tema musicale di John Williams, non può che risuonare nelle orecchie una eco lontana di ciò che è stato e che inesorabilmente non tornerà mai.
Questo iconico archeologo avventuriero ha passato la sua vita a scavare alla ricerca dei tesori del passato e, purtroppo, Indiana Jones e il Quadrante del Destino fa la stessa cosa, saccheggiando i nostri ricordi collettivi di un franchise un tempo grandioso.
Di seguito – sulle note di Sympathy for the Devil dei Rolling Stoners – trovate il trailer italiano di Indiana Jones e il Quadrante del Destino, nei cinema dal 28 giugno:
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