Intervista esclusiva: Guillermo del Toro a 360°, da Le Montagne della Follia al Dark Universe, passando per Mimic e Luis Buñuel
17/04/2018 news di Alessandro Gamma
Abbiamo incontrato il regista messicano premio Oscar per La Forma dell'Acqua, parlando dei suoi progetti passati e futuri e delle sue fonti di ispirazione
Fresco vincitore di quattro premi Oscar per La Forma dell’Acqua / The Shape of Water (tra cui Miglior Film e Regia), Guillermo del Toro, filmmaker messicano classe 1964, è stato negli ultimi mesi al centro di grandi attenzioni, come sempre accade a chi conquista premi tanto importanti (non dimentichiamo il Leone d’Oro a Venezia 2017) da outsider.
Se è vero che tra gli appassionati del cinema fanta-horror il suo nome è tenuto in assoluta considerazione fin dall’esordio con Cronos nel lontano 1993, è altrettanto vero che il grande pubblico non ha mai generalmente premiato i suoi film con incassi esaltanti – almeno per le major -, condannandolo ogni volta a faticare per trovare i finanziamenti necessari al progetto successivo. Ciò nonostante, negli anni sono arrivati titoli assolutamente esaltanti del calibro di La Spina del Diavolo (El espinazo del diablo, 2001), due trasposizioni di Hellboy e soprattutto Il labirinto del fauno (El laberinto del fauno, 2006), pellicola vincitrice di tre Academy Awards tecnici.
Abbiamo incontrato Guillermo del Toro al BIFFF (Brussels International Fantastic Film Festival), occasione unica per fare una chiacchierata e avere qualche risposta su progetti passati e futuri a cui è stato associato il suo nome nel corso degli ultimi mesi.
Il Labirinto del Fauno è, nonostante le apparenze, un film estremamente violento a livello di emozioni, sebbene praticamente non contenga particolari scene cruente o splatter. Come arrivi a costruire scene tanto emotivamente potente e disturbanti senza ricorrere a espedienti visivi classici?
Credo che il contrasto tra bellezza e brutalità sia un concetto con cui sono cresciuto fin da piccolo. Il Messico, a mio modo di vedere, è allo stesso tempo il paese più bello del mondo e allo stesso tempo anche il più brutale. Questa giustapposizione non è consciamente parte di come organizzo un nuovo film. Quando penso al modo in cui affrontare la violenza sullo schermo penso sempre che tra il pubblico ci sarà comunque qualcuno che dirà ‘quella scena è troppo violenta’ e qualcun altro che invece sosterrà che non è violenta abbastanza.
E’ difficile calibrare quindi, puoi solo fare affidamento su te stesso e la tua esperienza. Ho girato alcuni film in cui la violenza è quasi coreografica, come in un musical. Penso ad esempio a Blade II, dove c’è moltissimo sangue, ma per me è fondamentalmente un film di Gene Kelly … Una sorta di balletto con le spade. Una specie di Cantando sotto la pioggia con le arterie femorali recise! [ride]
Parlando di sequel di tuoi film che però non hai girato tu personalmente, hai avuto modo di vedere i seguiti di Mimic e di Pacific Rim? Cosa ne pensi?
Ho provato a guardare Mimic 2, ma senza successo … non sono riuscito a finirlo. Però mi è piaciuto molto Mimic 3: Sentinel, l’ho quasi trovato più vicino al romanzo di partenza scritto da Donald A. Wollheim di quanto non fosse il mio film. Per quanto riguarda invece Pacific Rim – La rivolta, non ho avuto tempo di vederlo, perchè nei mesi scorsi sono stato impegnato con la promozione di La Forma dell’Acqua.
Il progetto legato alla trasposizione di Le Montagne della Follia (At the Mountains of Madness) di H. P. Lovecraft è davvero tramontato oppure c’è ancora speranza?
Potrebbe accadere. Dovrebbe però essere ripensato più ‘in piccolo’ in termini di budget e di grandezza generale del progetto rispetto a quanto si era detto all’inizio e all’idea di partenza. Onestamente ora non ho la minima idea di cosa farà nell’immediato futuro. Ho alcuni progetti in ballo, alcuni giganteschi, altri piccolissimi, altri ancora estremamente bizzarri. Tuttavia, a volte, quando un film salta, forse è meglio non ritornarci sopra.
Mick Jagger una volta ha detto: ‘Se hai sognato di baciare una ragazza per venti anni e poi ti capita l’occasione di baciarla, non farlo, perché ne rimarrai deluso’. E’ pieno di casi in cui invece questo ‘bacio’ è stato alla fine dato, con risultati che hanno scontentato tutti.
Qualche settimana fa è stato fatto il tuo nome in merito alla serie TV di Il Signore degli Anelli che Amazon ha messo recentemente in cantiere. C’è qualcosa di vero?
Non c’è niente di vero. Penso che fosse soltanto un ‘pesce d’aprile’. Nessuno mi ha mai contattato in proposito né tanto meno sarei interessato a farla. Ho trascorso due anni meravigliosi lavorando su Lo Hobbit, ma là si è conclusa la mia gita nei territori di J. R. R. Tolkien.
Il cinema horror messicano negli ultimi anni si è ritagliato uno spazio importante in giro per i maggiori festival di settore (La Región Salvaje di Amat Escalante h addirittura vinto il Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2016). Lo segui? Molti dei titoli colpiscono per la dose di violenza cruda e la mancanza totale di levità.
Certamente. Devi sapere che quando sei un bambino in Messico e ti capita di andare dall’edicolante a cercare un fumetto, nello spazio a fianco trovi quotidiani e riviste che mostrano fatti di cronaca nera, con decapitazioni e sbudellamenti di ogni tipo in prima pagina. Fino al 2014 potevi trovare addirittura un tabloid chiamato ¡Alarma!, specializzato in questo tipo di immagini.
Questo porta a un significato della violenza per un filmmaker messicano rispetto a uno europeo o americano, un diverso approccio. Ritengo che quello attuale sia un momento incredibile per il cinema del mio paese. Conosco bene Isaac Ezban, Issa López ed Emilio Portes [regista di Belzebuth] e ho aiutato Amat Escalante a distribuire il suo film in Messico. Mi fa piacere che si facciano strada e che esportino la loro creatività.
Dopo The Strain e il progetto animato Trollhunters, hai in serbo altro progetti per la TV?
Mi piacerebbe affrontare una serie antologica, poichè sono cresciuto guardando Night Gallery [Mistero in galleria, ideata da Rod Serling]. Le televisione ora è un medium molto interessante, capace di esplorare nuovi territori, quindi sarei molto curioso di provare.
Potresti dirmi qualcosa sul progetto abbandonato di Justice League Dark e su come vedi l’universo DC Comics al cinema?
Scrissi una prima bozza della sceneggiatura del film e poi altre due come supervisore dello sceneggiatore scelto. Avrei dovuto anche dirigerlo personalmente, ma volevano un altro regista al mio posto … Da piccolo ero un grande fan della DC, in particolare dei personaggi di Swamp Thing e Demon. Ancora oggi li adoro, e se vieni a casa mia lo capisci immediatamente. Adoro Deadman, Phantom Stranger e molti altri nel Dark Universe, ma i primi due sono quelli a cui più sono affezionato.
Mi sarebbe piaciuto approfondire questi personaggi, ma adesso, a quattro o cinque anni di distanza, non me ne importa più nulla dei supereroi. C’è stato un tempo in cui ero interessato … Ora il filone è incredibilmente abbondante e a me non interessa esplorare campi già così tanto visitati. Ci sono universi che mi affascinano e sono fantastici, come quello di Tolkien o quello di Harry Potter creato da J.K. Rowling, ma raramente mi avvicino a terreni tanto grandi.
Il melodramma sembrerebbe una componente importante dei tuoi film, quindi presumo tu sia un fan di tale genere. Puoi dirmi qualcosa in più?
Oh si! Messico e melodramma sono sinonimi! E il melodramma messicano è così fuori di testa! Ogni anno, a Toronto, tengo una masterclass in cui parlo di svariati argomenti, e un paio di anni fa ho parlato di Luis Buñuel in Messico, mostrando un film intitolato Il Bruto [1953]. A un certo punto c’è questo folle momento in cui la protagonista, Katy Jurado, si aggrappa alle gambe di Pedro Armendáriz e urla ‘Uccidimi, picchiami ma non lasciarmi mai!’.
Non ho la minima idea di come un canadese possa reagire a una visione simile! [ride] Prima di girare La Forma dell’Acqua ho guardato con molta attenzione Come le foglie al vento di Douglas Sirk e i film di William Wyler e di Vincent Minnelli, specie per il senso del colore. I melodrammi degli anni ’30 – prima che la censura facesse il suo corso – penso siano strepitosi.
In attesa di capire quale sarà il suo prossimo progetto, di seguito trovate il nostro video girato durante il BIFFF 2018, con Guillermo del Toro che canta Cielito Lindo accompagnato da un’orchestra di mariachi:
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