Voto: 6/10 Titolo originale: All the Old Knives , uscita: 08-04-2022. Regista: Janus Metz.
La Cena delle Spie: la recensione del film diretto da Janus Metz (su Prime)
08/04/2022 recensione film La cena delle spie di Gioia Majuna
Chris Pine e Thandiwe Newton sono i protagonisti dell'adattamento Rated R del romanzo thriller di Olen Steinhauer, una spy story 'da camera' che viaggia troppo sul filo della credibilità
Janus Metz (Borg McEnroe) torna sul grande schermo – per così dire, visto che praticamente in tutto il mondo siamo in esclusiva su Prime Video – con La Cena delle Spie (All The Old Knives), thriller addirittura classificato Rated R e appartenente al sottogenere definito ‘sexpionage’ che è stato sceneggiato dallo scrittore Olen Steinhauer e tratto da suo omonimo romanzo. Opera scarna e introspettiva, almeno sulla carta, racconta la storia di due spie della CIA segnate da mille lotte, ex amanti, che si incontrano dopo anni per cercare di scoprire chi ha tradito chi durante un’operazione fallita a Vienna.
Sullo schermo, sono interpretate dalla 49enne Thandiwe Newton e, in modo ammaliante, anche se meno convincente, dal 41enne Chris Pine, non il tipo d’uomo che non noteresti se ti seguisse. Il risultato potrebbe non cadere nel regno della credibilità data da un Richard Burton (nei panni dell’Alec Leamas di La spia che venne dal freddo, tratto da l Carré), e nemmeno nelle atmosfere noir de Il Terzo Uomo (siamo a Vienna dopotutto), ma risulta ugualmente setosamente persuasivo nei suoi modi sospesi tra investigazione e sensualità.
Essenzialmente, La Cena delle Spie è cinema da camera in cui i dialoghi la fanno da padrone che è stato ‘rifinito’ per garantirgli una audience più ampia: non c’è azione in questo thriller. Potrebbe pure bilanciare il carisma delle sue star e i talenti tecnici dietro le quinte con tale intima premessa, ma la più che sufficiente chimica tra i due protagonisti gli dà un ulteriore spinta. Thandiwe Newton, solitamente impeccabile, ha infatti grinta sufficiente per attenuare la soavità di Chris Pine, anche quando la mdp di Charlotte Bruus Christensen sembra idolatrare quegli zigomi e settare una tavolozza di colori per esaltarne le iridi.
La sceneggiatura di Olen Steinhaur aiuta, dispiegando lentamente il ritmo della narrazione e facendo lavorare gli spettatori per ricostruire la trama di La Cena delle Spie.
Tutto inizia a Vienna, come fanno molte buone storie di spionaggio, e con un flashback, al giorno in cui un dirottamento con ostaggi è andato molto storto – il volo Turkish Airlines 127, i cui 100 occupanti vengono tutti assassinati dai jihadisti sulla pista dell’aeroporto austriaco nonostante gli sforzi del reparto di Vienna della CIA, guidato da Victor (Laurence Fishburne) e composto dagli innamorati clandestini Henry (Pine) e Celia (Newton), con Jonathan Pryce nei panni di una spia anziana e traballante di nome Bill.
Saltando a otto anni dopo, Victor, ora in possesso di nuove informazioni su una possibile talpa, chiama Henry, esperto poliglotta dall’aspetto eccezionalmente curato ed elegantissimo, per capire esattamente cosa sia andato a rotoli all’epoca. Henry si dirige così a Carmel-by-the-sea, in California, dove attualmente risiede la sua vecchia fiamma Celia, ora sposata con tre figli e da tempo fuori dai giochi. Si incontrano per un pranzo molto lungo in un pittoresco ristorante con pareti di vetro sovra-illuminato dalla Bruus Christensen, e procedono ordinando una bottiglia dopo l’altra dei migliori vini della contea di Sonoma mentre passano in rassegna i bei tempi e la fiamma della loro passione minaccia di riaccendersi. Ma tutto questo alcol potrebbe non fare bene a Henry, giusto?
Preso come un classico gioco ‘del gatto col topo’ che coinvolge due agenti che una volta erano pazzamente, profondamente, innamorati, La Cena delle Spie offre quel giust(ificat)o tocco di credibilità mescolato con una certa guardabilità tali da renderlo una piacevole visione di evasione di metà aprile per gli abbonati.
Visto come una più tradizionale spy story, tuttavia, la sua scintillante sensualità non può che finire per minare la sua plausibilità generale – siamo così più dalle parti di Allied – Un’ombra nascosta, o di Mr. & Mrs. Jones, rigato dalle tristi lacrime di un grande amore perduto, che di un La Talpa.
Il danese Janus Metz, che dopo il pluripremiato Borg McEnroe si era spostato in TV, dirigendo ZeroZeroZero, porta a casa il risultato in modo efficiente, anche se alcuni membri del suo team – la connazionale Charlotte Bruus Christensen, lo scenografo Marcus Rowland – non hanno abbastanza ‘da fare’ e di conseguenza … fanno un po’ troppo.
C’è un persistente sospetto, data la decisa scarsità di riprese in esterni, che si sia trattato di un progetto ‘da lockdown’: sicuramente, il ristorante “Vin de Vie” è stato costruito in un teatro di posa inglese con uno sfondo LED. In un certo curioso senso, però, tale artificio riflette i giochi a inganni multipli che i personaggi di La Cena delle Spie stanno attuando l’uno contro l’altro.
‘All The Old Knives’, per chi se lo chiedesse, è un verso del Fedro di Platone: “Tutti i vecchi coltelli che si sono arrugginiti nella mia schiena, io li guido nelle vostre”. Eppure, a merito del film, non è mai del tutto chiaro che la vendetta sia l’emozione più forte in tavola. Alla maniera di un whodunnit, il pubblico viene stuzzicato a risolvere i misteri per tutto il tempo, ma se il fine giustifichi i mezzi resta una domanda a cui tutti quanti finiranno per dover rispondere da soli.
Di seguito trovate il full trailer di La Cena delle Spie, nel catalogo di Prime Video dall’8 aprile:
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