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Voto: 7/10 Titolo originale: Badlands , uscita: 05-01-1974. Budget: $300,000. Regista: Terrence Malick.

La recensione concisa: La rabbia giovane di Terrence Malick (1973)

30/11/2020 recensione film di Marco Tedesco

Martin Sheen e Sissy Spacek erano i giovanissimi protagonisti di un road thriller disilluso che guardava alla vita di James Dean

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Opera prima d’un trentenne americano laureatosi ad Harvard, giornalista di rotocalchi e insegnante di filosofia, qui anche produttore, scrittore e regista, La rabbia giovane (Badlands, ‘Terre selvagge’) usciva nei cinema italiani soltanto nel 1977, a tre anni dal premio al Festival di San Sebastian e a due dalla presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia.

Collocato fra il Sud Dakota e il Montana del 1960, quando il mito di James Dean sembrava spiegare e persino nobilitare certi soprassalti di violenza della gioventù americana che poi sarebbero divenuti i segni araldici di una intera generazione e la cuccagna dei sociologi, protagonista del film – costato 450.000 dollari – è Kit Carruthers (Martin Sheen), uno spazzino venticinquenne di modi spicci e di poche parole, che appunto perché sa di assomigliare alla star morta prematuramente nel 1955 imita forse inconsapevolmente, ma fino al parossismo, quelli che suppone i gesti, i pensieri, l’assoluta amoralità del suo modello.

Per cominciare, poiché il padre della ragazzina che ama gliela nega, gli spara addosso e gli dà fuoco alla casa. Holly (Sissy Spacek), appena 15 anni, conquistata, dalla sua risolutezza e dalla prospettiva di una grande avventura, scappa con lui e insieme si nascondono in un bosco a far vita libera e selvaggia. È un periodo felice ma breve.

Dopo che Kit ha ucciso tre sconosciuti andati a caccia della taglia messa su di loro dalla polizia, la coppia deve infatti riprendere la fuga. A cadere sotto il piombo di Kit tocca ora a un suo ex compagno di lavoro, che vive in una casetta isolata, e forse ad altri due malcapitati. Sono tutti delitti che Kit compie gelidamente senza rimorso, e a cui Holly assiste senza far piega, come se fosse al cinematografo.

Continuando a scappare, i due fanno sosta nella villa di un riccone. Lo sequestrano in casa con la cameriera e gli rubano cibo e automobile. S’inoltrano in terre deserte, e nelle immense solitudini danzano al suono dell’autoradio (si riconosce una bella canzone di Nat King Cole), sognando di raggiungere il Montana. Invece la resa dei conti si approssima.

Un elicottero della polizia li avvista. Kit uccide ancora e fugge, Holly lo abbandona e si arrende. L’uomo sarà preso più tardi, quando ha finito le munizioni. “Non ho niente contro la gente — dirà. — Avevo soltanto voglia di essere un piccolo criminale“. Il finale sarà amarissimo.

Con La rabbia giovane, Terrence Malick dimostrava di essere subito qualcosa di più d’un regista di belle speranze. Pur riecheggiando temi largamente diffusi nel cinema americano e certi modi europei (si pensa a Gangster story di Athur Penn e a Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni), racconta questa storia terribile con un gusto dei fatti, un’attenzione ai comportamenti, un senso degli ambienti naturali, che sostituendo la ballata al melodramma erano – e sono – di timbro molto moderno.

Con uno stile stringato e intenso, e un sottofondo magico che dà alle immagini una profondità silenziosa, Terrence Malick né giudica il suo personaggio né lo mitizza come anarchico eroe. Non c’è nulla di romantico in La rabbia giovane, ma lo stupore per l’irrealtà di un barbaro paesaggio, percorso di nuvole e di deliri distruttivi.

La rabbia giovane è un film sull’immaginazione, e su quello che forse avrebbe prodotto se fosse andata al potere con l’idea che l’eccesso è la leva della creatività. Anche una riprova dei talenti allevati dal cinema americano: da un lato il filmmaker, che aiutandosi con una musica fascinosa e la suggestiva fotografia canta l’antico sogno dei grandi spazi e della totale libertà, dall’altro i suoi interpreti giovanissimi. Un Martin Sheen di cruda efficacia per l’asprezza dei gesti, una Sissy Spacek che partecipa al lugubre gioco con tenerezza da adolescente. Suo padre è il valoroso Warren Oates: ne prendano esempio i genitori che mettono i bastoni fra le ruote agli amori delle figliolette.

Di seguito i primi 4 minuti di La rabbia giovane:

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