Helen Mirren è la sottoimpiegata protagonista di una storia che getta al vento gli spunti interessanti da cui prende il via per divenire l'ennesima ghost story prevedibile e sciapa
Come si fa a prendere una storia vera decisamente intrigante e trasformala in qualcosa di completamente prevedibile e privo di fascino? Date uno sguardo – se proprio avete un paio d’ore libere – a La Vedova Winchester (Winchester) per scoprire la risposta a questa domanda. Il film si basato su un personaggio davvero esistito – Sarah Pardee Winchester, l’erede della Winchester Repeating Arms Company. Si dice che la donna credesse che le anime infuriate e rancorose delle persone uccise dai fucili prodotti dall’azienda del marito infestassero la sua villa di San José, California, e che abbai trascorso ben 38 anni della sua vita aggiungendo nuove stanze e piani alla struttura per accontentare e contenere quegli spiriti. Una premessa senza dubbio curiosa, che sorprendentemente non era ancora stata sfruttata da Hollywood.
All’inizio, non è sicuro se Lady Winchester sia una miliardaria eccentrica oppure pazza. Dopo aver assistito a fenomeni paranormali inspiegabili, tra cui l’apparente possessione di Henry (Finn Scicluna-O’Prey), il figlio minore della nipote di Sarah, Marion Marriot (Sarah Snook), stabilisce però che potrebbe essere perfettamente sana di mente. Ma è proprio qui che si manifesta un particolare fantasma che ha un conto molto personale da regolare con la vedova …
Ci sono due elementi profondamente avvincenti in questa storia, forse sconosciuta ai più dalle nostre parti: Sarah Winchester e la sua immensa magione. La Vedova Winchester sceglie tuttavia sciaguratamente di puntare i riflettori sul dottore – personaggio completamente fittizio – e sul giovane Henry. Una decisione che conduce a una buona dose di jump scares dozzinali e ampiamente prevedibili per chiunque abbia visto più di un horror in vita sua – specchi che si spostano, porte di armadi che si aprono … -, che trasportano direttamente il film in territori ampiamente cinematografici e quindi ben poco associabili a qualcosa che dovrebbe invece sembrare essere successo per davvero. Un approccio più psicanalitico / clinico a Sarah sarebbe stato in realtà ben più terrificante.
Se i racconti tramandati sono veri, vorrebbe dire quindi che questa donna era così devastata dal senso di colpa per il dolore e la morte che i fucili della sua famiglia avevano – e continuavano – provocato al punto da arrivare a credere che gli spiriti dei defunti si presentassero alla sua porta quotidianamente per tormentarla. Sarebbe bello sapere come / quando sia nata questa convinzione e come abbia influito sulla sua psiche (considerando anche che il ruolo è stato sapientemente affidato alla Mirren, mica a un’attrice poco dotata o incapace di affrontare certi compiti ricchi di sfumature …).
Invece, il film viene raccontato dal punto di vista di Price (ovvero lo spettatore che come lui arriva per la prima volta nella casa), mentre gradualmente – me nemmeno troppo – arriva a pensare che i fantasmi potrebbero essere reali, occupandosi parallelamente anche di tragedia personale che lo ha segnato.
Non si può fare a meno di provare la sensazione che la pellicola sarebbe stata molto più avvincente se avesse reso la casa un personaggio a sé stante vero e proprio piuttosto che una mera location. Gli Spierig non sono infatti in grado di dare un senso della strana geografia della casa: possono mostrarci una scala che non porta da nessuna parte, ma non ci fanno sentire claustrofobici o intrappolati, come invece dovremmo. Vediamo personaggi secondari che reagiscono in modo incoerente alla stranezza della Winchester e della magione: uno dei lacchè della donna (un avvocato? un maggiordomo?) prende in giro Price sull’esistenza dei fantasmi, salvo diventare un minuto dopo serissimo e spaventato da una campana che suona a mezzanotte tutte le sere, come se quell’ora avesse un significato speciale … Ci crede o no negli spiriti?
Il cast principale avrebbe meritato certo ben altro e il fatto che la loro presenza possa a malapena elevare questo horror è un’indicazione di quanto sia priva di ispirazione l’intera impresa. Non è colpa di Helen Mirren, il cui interessa della sceneggiatura per il suo personaggio non va oltre al farla vagare come uno spettro pallido e di nero vestito per creare un po’ di atmosfera. Non è colpa di Jason Clarke, che lo script rende tanto sfumato che non si riesce a capire se quello che vediamo all’inizio sia lo stesso Price che vediamo alla fine. E non è certo colpa di Sarah Snook, che verrà ricordata per il più imbarazzante discorso sulla maternità probabilmente mai visto sul grande schermo.
Questo è ciò che accade quasi sempre quando i registi di pellicole low budget ma interessanti vengono risucchiati dal sistema Hollywood. Perché scegliere questi filmmaker se poi non si lascia loro la libertà di essere sé stessi? Meglio a questo punto il documentario di 30′ del 1963 raccontato da Lillian Gish.
Di seguito il full trailer italiano di La vedova Winchester: