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Voto: 5/10 Titolo originale: Lilo & Stitch , uscita: 21-05-2025. Budget: $100,000,000. Regista: Dean Fleischer Camp.

Lilo & Stitch (2025): la recensione del film live action di Dean Fleischer Camp

21/05/2025 recensione film di Gioia Majuna

La versione dal vivo rinuncia alla vitalità e alla profondità emotiva dell’originale del 2002, offrendo una versione visivamente curata ma priva del calore e della fantasia che ne avevano fatto un cult

A oltre vent’anni dalla sua uscita, Lilo & Stitch (2002) è ricordato come uno degli esperimenti più atipici e riusciti dell’animazione Disney: un film senza principesse, con sfondi ad acquerello, un alieno progettato per distruggere e una bambina hawaiiana orfana e rabbiosa, il cui desiderio di appartenenza è tanto potente quanto la furia del suo nuovo amico extraterrestre.

Il remake live-action del 2025, diretto da Dean Fleischer Camp, si presenta invece come l’ennesimo tassello nella strategia seriale della Disney di reinventare in chiave “realistica” le proprie storie animate. Tuttavia, questo progetto non solo fallisce nell’aggiungere qualcosa di nuovo, ma danneggia anche ciò che di più prezioso conteneva l’originale: il suo cuore.

Se il film del 2002 era un delicato equilibrio tra caos infantile, lutto familiare e tenerezza aliena, la versione del 2025 sembra limitarsi a ricopiare i punti salienti della sceneggiatura originale, smorzando però ogni impulso sovversivo e ogni elemento di reale stranezza narrativa.

Il regista, noto per Marcel the Shell, sembra qui privo di una visione personale: esegue diligentemente un compitino, senza mai metterne in discussione le coordinate. Il risultato è un film che “marcia sott’acqua”, in cui ogni momento pare rallentato e svuotato.

La protagonista Maia Kealoha interpreta Lilo con toni che oscillano tra il monocorde e il manierato, rendendo il personaggio più una “brava bambina da spot pubblcitario” che una piccola furia incompresa. Questo è particolarmente grave, perché priva la storia della sua tensione centrale: Lilo era l’unica eroina Disney che poteva davvero ricordare un bambino reale. Il suo legame con Stitch rimane formalmente intatto, ma privo dell’intensità emotiva che rendeva memorabile il film originale.

Lilo & Stitch (2025) film posterIl nuovo Stitch, realizzato in CGI, è l’emblema del fallimento dell’operazione: fotorealistico ma incapace di trasmettere l’anarchia visiva e l’ambiguità emotiva del suo predecessore animato. Se nel 2002 era un piccolo Frankenstein con la voce di Elvis e una propensione per la distruzione poetica, oggi è ridotto a un koala blu troppo tenero, impegnato in gag scontate come scorreggiare in una ciotola da punch o guidare una macchinina rosa. Lontano dallo spirito originale, questa versione cerca più l’emoji che il personaggio.

Altre scelte narrative risultano discutibili e sintomatiche di un progetto frettoloso: il personaggio di Cobra Bubbles, un tempo un ambiguo e inquietante agente governativo, viene sostituito da una più rassicurante assistente sociale (Tia Carrere), annullando l’ambivalenza del sistema di sorveglianza statale sul quale il film originale suggeriva una critica.

Gli alieni Pleakley e Jumba, privati dei loro travestimenti comici e della dinamica da commedia slapstick, si limitano a usare ologrammi per apparire come Galifianakis e Magnussen, due figure che sembrano anch’esse annoiate dalla propria presenza sul set.

Alcune modifiche, come l’attenzione maggiore a Nani (interpretata da Sydney Elizabeth Agudong), ora ex-studentessa che ha rinunciato a un futuro per badare alla sorella, tentano di approfondire la dimensione familiare del racconto. Ma paradossalmente finiscono per rendere il film ancora più adultocentrico, trasformando la storia di Lilo in quella di una sorella maggiore che cerca di liberarsi da un fardello. Un ribaltamento sottile ma sostanziale, che compromette il significato del concetto di “‘ohana”.

Il problema non è solo nella trama, ma nell’estetica e nella direzione: i paesaggi hawaiani, un tempo resi con delicati fondali ad acquerello, qui sono fotografati da Nigel Bluck con monotonia televisiva. Ogni scena sembra incastrata nella logica del prodotto “Disney Channel Original”, con movimenti di macchina anonimi, luci piatte e un senso generale di costrizione. Anche i momenti comici, un tempo gestiti con ironia visiva e ritmo slapstick, si perdono in una messa in scena pedestre.

In termini di rappresentazione culturale, il remake fallisce nel proporre una rilettura più consapevole. Pur essendo co-sceneggiato da Chris Kekaniokalani Bright, hawaiiano, il film cancella alcuni degli aspetti più acutamente politici dell’originale: come la gag ricorrente di Lilo che fotografa i turisti per vendicarsi dello sguardo colonizzatore che subisce, sostituita da una narrativa più generica e spuntata. Questo, unito a scelte di casting che hanno sollevato accuse di colorismo, tradisce un’incapacità di riflettere realmente sull’identità e la storia dell’arcipelago.

Eppure, il remake non è una catastrofe totale. Alcuni momenti funzionano, come l’espansione della scena del surf o le dinamiche familiari tra le sorelle. Ma ciò che manca è la scintilla. Lilo & Stitch del 2025 è un film che sembra avere paura della propria stessa fantasia, intento com’è a rimuovere tutto ciò che poteva disturbare, stupire o commuovere fuori dai canoni. È un prodotto che mima l’originale, ma non lo capisce.

In un’epoca in cui i remake sembrano più contratti da onorare che opere da creare, Disney continua a cannibalizzare sé stessa, trasformando i suoi racconti più anticonformisti in cover band visive, levigando ogni spigolo e trasformando ogni Stitch in una mascotte da vendere nei negozi Primark.

E mentre il botteghino sembra ancora rispondere con entusiasmo, la speranza è che questo processo si arresti prima che venga risucchiata ogni ultima scintilla dell’immaginario animato che ha definito intere generazioni.

Di seguito trovate intanto il trailer italiano di Lilo & Stitich, nei cinema dal 21 maggio:

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