Voto: 5/10 Titolo originale: Lisa Frankenstein , uscita: 07-02-2024. Budget: $13,400,000. Regista: Zelda Williams.
Lisa Frankenstein: la recensione del film horror di debutto di Zelda Williams
10/05/2024 recensione film Lisa Frankenstein di Gioia Majuna
Kathryn Newton e Cole Sprouse sono al centro di un'opera che vorrebbe fortemente essere diversa e strana, ma la sceneggiatura di Diablo Cody è troppo debole e ne esce una copia sbiadita di quello che un tempo Tim Burton padroneggiava con maestria
In sostanza, Lisa Frankenstein di Zelda Williams (Kappa Kappa Die) è un pessimo film di Tim Burton con due personaggi principali improbabili. Racconto satirico della storia d’amore in età liceale tra un serial killer non-morto (Cole Sprouse) e la sua stramba fidanzata complice (Kathryn Newton), il film non solo richiama l’opera dell’autore di Burbank (in particolare i suoi lavori più bizzarri), ma condivide alcune idee con il recente Povere Creature! (ovviamente, ogni paragone è perdente qui) e con la rom-com con gli zombi del 2013 Warm Bodies.
Similmente a quest’ultimo, Lisa Frankenstein vuole fortemente essere divertente, affascinante, spaventoso e drammatico insieme, e finisce – in effetti – per essere un po’ di tutto, senza però essere niente di preciso. Apertamente esagerato, la sceneggiatura oscilla tra l’arguto e la morte cerebrale, e la sensibilità tipica del prodotto PG-13 ne neutralizza qualsiasi possibile spigolosità della storia.
Soprattutto, mancano le risate. I protagonisti hanno una chimica così scarsa e sono così intrinsecamente antipatici che qualsiasi senso di fantastico e di romanticismo va velocemente in fumo. E i momento spaventosi sono tremendamente limitati da una combinazione di regista che non ha idea di come si maneggi un horror e di richieste della MPAA che interferiscono con ciò che si sta cercando di realizzare. Forse anche John Hughes dovrebbe meritare un po’ di credito.
Lisa Swallows è un’emarginata, evitata praticamente da tutti a scuola, tranne che dalla sorellastra Taffy (Liza Soberano), premurosa, ipersessuata e svampita. Desidera l’attenzione di Michael Trent (Henry Eikenberry), il direttore della rivista letteraria della scuola, ma lui ha occhi solo per le sue poesie dark.
la ragazza trascorre il tempo libero frequentando un cimitero abbandonato, dove si è innamorata della tomba di un certo “Frankenstein”. La sua vita domestica è difficile. Sebbene vada d’accordo con Taffy, suo padre, Dale (Joe Chrest), è emotivamente freddo (forse perché la sua prima moglie, madre di Lisa, è stata fatta a pezzi da un assassino con armato di ascia …) e la sua matrigna, Janet (Carla Gugino), usa Cenerentola come modello per il suo stile di vita e il suo atteggiamento.
Poi, un giorno, tutto cambia. Una sfera di fulmini verdi colpisce la lapide di tale Frankenstein e riporta in vita la creatura sottostante. Ricoperta di melma e di fango, va alla ricerca della ragazza che ha trascorso tanto tempo sulla sua tomba.
Sebbene Lisa sia inizialmente spaventata da lui, la sua paura lascia presto il posto alla fascinazione. Gli fa il bagno, lo veste e lo pettina, poi lo nasconde nel suo armadio. Più tardi, dopo aver commesso il suo primo omicidio, Lisa scopre che è un po’ come Audrey II in La piccola bottega degli orrori.
Ogni nuova morte, accompagnata da una scossa di elettricità e da un po’ di ‘lavoro da sarta’ da parte sua, ripristina qualche elemento della sua fisiologia danneggiata e allo stesso tempo lo rende più umano e bello.
Kathryn Newton (Freaky) appare leggermente fuori ruolo, tanto che verso la fine del film sembra che stia scimmiottando la Helena Bonham Carter di Frankenstein di Mary Shelley. La sua prova resta comunque migliore di quella del suo aspirante interesse amoroso.
Cole Sprouse (Jughead nella serie Riverdale) è infatti un ‘buco nero’. Risucchia tutta la luce di ciò che di vagamente interessante e romantico c’è nel personaggio o nelle sue interazioni con Lisa. Dignitosa invece Liza Soberano, grande star delle Filippine che è arrivata a Hollywood per ampliare il suo appeal internazionale. Taffy non è un ruolo particolarmente vistoso, ma lei dimostra un’attitudine alla commedia, riuscendo a muoversi con disinvoltura nei cambi di tono.
Va detto che per Zelda Williams (figlia d’arte del compianto Robin) si tratta del debutto al lungometraggio. Non è chiaro se i problemi di Lisa Frankenstein avrebbero potuto essere risolti da qualcuno più esperto o con una visione più definita. La disomogeneità della sceneggiatura di Diablo Cody è evidente. Non ha più raggiunto le vette di Juno, ma forse non siamo qui nemmeno dalla parti di Jennifer’s Body. Ci sono idee fertili in abbondanza nella premessa, ma appassiscono e muoiono in uno script che spesso sembra pigro e disarticolato.
Insomma, Lisa Frankenstein vuole apertamente essere qualcosa di diverso e riesce almeno in questo intento. Tuttavia, come storia di emancipazione femminile con sfumature da grand guignol, ha la grande sfortuna di uscire troppo vicino al ben superiore Povere Creature! di Lanthimos.
È strano che l’elemento più gratificante di Lisa Frankenstein sia anche uno di quelli più silenziosi: il rapporto di sorellastre tra Lisa e Taffy. Avrebbe potuto costituire lo scheletro di un film insolito e migliore. Quello che otteniamo è appena sufficiente a generare frustrazione per quanto tutto il resto sia poco curato.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Lisa Frankenstein:
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