Voto: 6.5/10 Titolo originale: 初恋 , uscita: 31-05-2019. Regista: Takashi Miike.
L’ultimo Yakuza (First Love): la recensione del film di Takashi Miike
16/07/2019 recensione film L'ultimo yakuza di Sabrina Crivelli
Il prolifico regista giapponese torna sulle scene con un film molto sopra le righe e intriso di black humor, in cui fa capolino la sua inaspettata vena romantica
L’instancabile Takashi Miike (la nostra intervista esclusiva) ha presentato qualche mese fa al Festival di Cannes in anteprima mondiale l’action thriller L’ultimo Yakuza / First Love (Hatsukoi). Il film, scritto dal fidato Masa Nakamura (Sukiyaki Western Django), è quindi stato riproposto al NIFFF di Neuchâtel, dove abbiamo potuto vederlo, in presenza del regista. Dopo il non proprio esaltante Laplace’s Witch (Rapurasu no majo, 2018) il 58enne filmmaker giapponese torna a concentrarsi sul mondo del crimine, ma declina prevedibilmente il gangster movie in modo assai personale, conferendogli come sempre una buona dose di dark humor e aggiungendo in questo caso una nota latamente romantica, sebbene si tratti di un romanticismo parecchio peculiare.
Ambientata a Tokyo, la storia segue eventi concentratisi in un’unica intensa e rocambolesca notte, con Leo (Masataka Kubota), un giovane pugile in piena crisi esistenziale dopo aver ricevuto una tragica notizia che riguarda la sua salute. Mentre vaga per le strade semi deserte della metropoli, s’imbatte per caso nel suo ‘primo amore’ (da qui il titolo), Monica – aka Yuri – (Sakurako Konishi), una squillo tossicodipendente che è stata venduta alla malavita dal padre per saldare i suoi debiti di gioco. I di lei problemi non sembrano però essere finiti, visto che è stata coinvolta a sua insaputa in un piano segreto per contrabbandare una partita di droga.
Lei e il suo nuovo compagno di disavventure si ritrovano quindi nel bel mezzo di uno scontro su più fronti e sono inseguiti al contempo da un poliziotto corrotto, da un gruppo di feroci yakuza, da una novella vedova impazzita dalla rabbia e in cerca di vendetta e dalle Triadi cinesi. L’obiettivo non semplice è quindi quello di superare la notte, possibilmente senza morire.
Alcuni degli ingredienti ricorrenti dei film sulla yakuza si ripresentano in First Love in un variegato cosmo di individui squilibrati, rocamboleschi e spietati criminali senza onore, donne perdute e assassini a sangue freddo. Ritornano i personaggi eccentrici che combattono guerre intestine per aggiudicarsi i mercati illeciti, gli scenari decadenti e le esistenze senza speranza e segnate sin dal principio, le famiglie disfunzionali e i figli abbandonati alla strada, a se stessi, o peggio.
Ricordate il parossistico Ichi the Killer (殺し屋1 Koroshiya Ichi, 2001)? Ebbene, la consueta violenza, gli scontri all’ultimo sangue con la lama (le katane per i giapponesi, le spade cinesi da combattimento per i sicari affiliati alla Triade) o con svariate armi da fuoco, le teste e gli arti mozzati riempiono ugualmente le sequenze del 102° lungometraggio diretto da Takashi Miike.
A ciò si somma un repentino e caotico succedersi di eventi, di piani e di omicidi che si incrociano tra loro. Alle volte ciò che è stato progettato per eliminare ‘l’ostacolo di turno’ funziona come previsto, ma nel più dei casi non è affatto così e sono innescate una serie di conseguenze a catena che generano nuovo sangue e aumentano il caos e l’entropia che già vigono. Un esempio? Uno dei personaggi più fastidiosi e più tenace non vuole proprio morire. La prima volta si salva perché sottovalutato da chi era incaricato di farlo fuori, avvisa i suoi associati dell’imboscata.
Dopo ulteriori sviluppi, il medesimo soggetto è colto da una rabbia omicida incontrollata, ma viene nuovamente catturato e messo momentaneamente KO. Invece di essere freddato sul momento, viene architettato un macchinoso meccanismo che sembra desunto da una puntata assurda di MacGyver e che – si suppone – eliminerà ogni traccia del suddetto e del luogo in cui è stato legato e dove giace privo di coscienza. Ovviamente, ancora una volta, le cose non vanno come previsto.
Il grottesco, lo scabroso e il macabro si frammischiano così in un irriverente e pirotecnico ensemble, che ci tiene incollati alla sedia fino all’ultimo minuto. Non c’è spazio in L’ultimo Yakuza (First Love) per momenti morti o riflessivi. È un continuo inseguimento, una continua fuga – senza reale via di scampo – fino al confronto finale, in cui tutti i tasselli dell’intricato puzzle vengono ricomposti, o meglio i vari personaggi si ritrovano insieme per il faccia a faccia definitivo.
E non mancano neppure elementi bizzarri, come singolari apparizioni spettrali / vivide allucinazioni dettate dall’astinenza dalla droga, e addirittura un inserto animato pop. Su tutto domina l’umorismo macabro di Takashi Miike, che però questa volta fa emergere dal suo mix esagerato un tocco più dolce, amoroso, che mano a mano che il minutaggio avanza si rivela nel delicato rapporto che si crea tra il timido Leo, che credendo di essere a un passo dalla morte riesce a dimostrare un coraggio prima assolutamente impensabile, e la piccola e tormentata Monica, ragazza dall’infanzia decisamente problematica finita sfortunatamente in ambienti decisamente poco raccomandabili. Una vera e propria vittima degli eventi che merita di essere salvata. E la scena finale, diurna e distante da quanto accaduto solo poche ore prima, rappacifica col mondo.
In attesa di capire se verrà prima o poi distribuito dalle nostre parti, di seguito trovate il teaser trailer internazionale di L’ultimo Yakuza (First Love):
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