Voto: 7/10 Titolo originale: Mission: Impossible - Fallout , uscita: 13-07-2018. Budget: $178,000,000. Regista: Christopher McQuarrie.
Mission: Impossible – Fallout: la recensione del film di Christopher McQuarrie
12/04/2020 recensione film Mission: Impossible - Fallout di William Maga
Tra stunt ai limiti dell'incredibile e un cast affiatato, il sesto capitolo della saga iniziata nel 1996 dimostra che Tom Cruise è ancora il re del cinema d'azione
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi a riguardo, arriva la conferma che Tom Cruise, così come l’eroe d’azione più iconico da lui interpretato in oltre 30 anni di carriera, l’agente della FMI (Impossible Missions Force) Ethan Hunt, ha un palese desiderio di morte, e non solo perché sappiamo che farà sempre di tutto per salvare qualcuno che considera un amico. La sequenza di apertura di Mission: Impossible – Fallout (le 20 curiosità sulla lavorazione) vede l’impavido operativo e il suo affiatato team (ovvero il Benji di Simon Pegg e il Lutry di Ving Rhames cui si affiancano, in momenti alterni, la Ilsa Faust di Rebecca Ferguson e il supervisore Hunley di Alec Baldwin), che si sta dando da fare per acquistare del plutonio al fine di evitare che cada nelle mani sbagliate.
La situazione ovviamente precipita e, per una volta, la missione diventa effettivamente impossibile; Hunt è costretto a scegliere se seguire il letale contenuto di una valigetta o salvare la vita a uno dei suoi. In altre parole, si tratta di una scelta tra salvare una sola vita o potenzialmente milioni di altre, considerando che le armi nucleari che verranno costruite hanno le capacità di arrecare grande sofferenza (parola chiave del film) a un terzo della popolazione del pianeta. Valutando le conseguenze di entrambe le decisioni nel miglior modo possibile per qualcuno che ha solo pochi secondi di tempo a disposizione, Hunt opta per la moralità e la lealtà.
Il suo desiderio di morte è quindi di mettere la propria vita ulteriormente in pericolo (insieme al resto del mondo) per la sicurezza dei suoi più stretti collaboratori, una dinamica che emerge costantemente in ogni situazione dubbia che va ad affrontare, specialmente dopo che l’agente speciale assume involontariamente l’identità di un cruciale compratore di armi e gradualmente viene inghiottito dalle dinamiche del mercato nero.
Considerati gli eventi degli ultimi tempi e senza addentrarsi in discorsi eccessivamente politici, si tratta di un messaggio piuttosto inaspettato e al contempo piacevole da trasmettere all’interno di una pellicola che dovrebbe puntare sull’azione sfrenata; ogni vita è importante e l’empatia è la più grande delle qualità di un essere umano.
Mentre la maggior parte delle pellicole di spionaggio tendono a usare doppi giochi e tradimenti come un cliché, le decisioni di ogni personaggio in Mission: Impossible – Fallout appaiono radicate in emozioni vere; gli agenti si trovano spesso dalla stessa parte ma con obiettivi opposti, iniettando così molta imprevedibilità su come si svolgeranno determinati eventi. Si avverte premura reciproca reale nel mezzo di una crisi in cui il risultato potrebbe avere pro e contro drasticamente diversi per i vari protagonisti.
Oltre a questo, ci sono molti piccoli colpi di scena meravigliosi che cattureranno sicuramente gli spettatori con la guardia abbassata; due, in particolare, sono decisamente intelligenti e riescono anche a strappare delle risate. Uno dei twist più importanti è invece abbastanza prevedibile, e probabilmente avrebbe potuto/dovuto essere rivelato un po’ prima. La sceneggiatura e la regia di Christopher McQuarrie (già alla guida del precedente capitolo, Mission: Impossible – Rogue Nation del 2015) sono magistrali nella loro capacità di raccontare una sinuosa storia di spie e terroristi con motivazioni differenti pur presentando tutto con grande chiarezza, sia cognitiva che visiva (un grazie al direttore della fotografia Rob Hardy).
Troppo spesso, in esperienze affini, ci si dimentica presto chi lavori per chi e cosa stiano effettivamente cercando di fare determinate figure, soprattutto perché intervengono quasi sempre come meri espedienti narrativi piuttosto che come personalità di un qualche spessore. Entrambi i film diretti da McQuarrie non risentono di tali problemi, anche per merito del talentuoso montatore Eddie Hamilton. Non ha nemmeno paura di piazzare personaggi importanti in situazioni potenzialmente letali, arrivando addirittura a ucciderne uno (purché l’inevitabile sequel mantenga lo status quo).
Naturalmente, a Tom Cruise viene lasciato ampio margine per eseguire funambolismi che sfidano la follia (per un uomo normale …), che vanno da salti HALO in caduta libera da 6.000 metri d’altezza a inseguimenti contromano in moto e in macchina per le strade trafficate di Parigi fino a un inseguimento tra elicotteri che segna un nuovo standard sia in termini di adrenalina che di riprese (si entra e si esce dai veicoli in volo senza soluzione di continuità). A essere onesti fino in fondo, Mission: Impossible – Fallout vanta alcuni tra gli stunt più incredibili mai visti in un singolo film.
Come pronosticabile, ci sono poi anche moltissime corse a piedi a perdifiato, salti e arrampicate sui tetti e per le strade. Tuttavia, il vero marchio di fabbrica – oltre al main theme rielaborato per l’occasione da Lorne Balfe – qui è l’insistenza nel privilegiare alla posticcia CGI acrobazie ‘dal vero’, almeno nella misura in cui è umanamente possibile per Tom Cruise, che ci mette la massima dedizione sempre. L’effetto finale è così largamente più appagante ed emozionante.
Una delle sequenze che rimangono più impresse coinvolge Hunt e il suo nuovo partner, August Walker (Henry Cavill), coi due che saltano da un aereo ad altissima quota paracadutandosi sulla capitale francese; nel corso di una ripresa ininterrotta, vediamo Superman sullo sfondo sfocato mentre salta. Capiamo che non può trattarsi dell’attore, ma di una controfigura senza nome.
Nello stesso momento però, Tom Cruise corre verso la telecamera, la sua faccia si schianta contro lo schermo facendoci sapere che sì, quello nella tuta pressurizzata è proprio lui, pronto a gettarsi nel vuoto. Certo, il pathos viene accentuato da una tempesta di fulmini evidentemente finta, ma ciò non cambia il fatto che gran parte di quello che vediamo è molto reale e, proprio per questo, assolutamente intenso. E, a differenza di Rogue Nation che decideva di cominciare con la sua sequenza d’azione migliore e più grande, Mission: Impossible – Fallout diventa sempre più esagerato col passare dei minuti.
Oltretutto, Tom Cruise non si mangia tutto e tutti. Henry Cavill – con baffi e barba incolta – mette a disposizione seriosità ambigua e stazza; Vanessa Kirby interpreta una misteriosa e maliarda miliardaria con agganci importanti che in molti vogliono vedere morta. Sono entrambi due new entry ben calate ne contesto, che peraltro contribuiscono a rendere un paio di scene di lotta corpo a corpo davvero memorabili; prima lo scontro nel bagno pubblico con Liang Yang e poi quello subito seguente con vari sicari a colpi di coltello in una saletta privata sono tanto incredibilmente energici quanto ben coreografati. Non è una cosa normale riuscire a incastonare tanti personaggi e uscirne indenni. E’ vero che ha 147 minuti a disposizione, ma Christopher McQuarrie riesce a suddividere il tempo sullo schermo di ciascuno in modo equo e sa come garantire a tutti un momento o una frase memorabile senza causare distrazioni o sembrare superfluo.
Viste le premesse (l’ennesimo sequel di una saga vecchia 20 anni …), il risultato è addirittura sorprendente. Certo, talvolta cade in alcuni cliché del genere (bombe che non scoppiano tagliando i fili giusti all’ultimo secondo, operazione nostalgia con le ‘impossibili’ maschere …), ma sono davvero minuzie. La trama non è un meccanismo perfetto di tecnica della stratificazione, ma rivela inaspettatamente ben più che nuovi inventivi modi per uccidere Tom Cruise. Ah, vedetelo sullo schermo più grande che trovate in zona.
Di seguito il secondo full trailer in italiano di Mission: Impossible – Fallout:
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