Titolo originale: Mope , uscita: 15-06-2019. Regista: Lucas Heyne.
Mope | La recensione del film di Lucas Heyne che svela il lato oscuro del porno (PIFFF 2019)
24/12/2019 recensione film Mope di Sabrina Crivelli
Nathan Stewart-Jarrett e Kelly Sry sono i protagonisti della trasposizione di un terribile fatto di cronaca, un'opera cruda, drammatica e senza veli che stravolge il concetto di 'American dream'
Per svolgere bene un mestiere, qualsiasi esso sia, sono necessarie una serie di conoscenze e abilità, si sa. Dal panettiere all’ambasciatore, dal pittore all’imprenditore, dal poeta al matematico, qualunque sia la strada che ognuno di noi intraprende, è indispensabile apprendere i suoi fondamentali. Certo, la pratica porta alla perfezione e c’è sempre spazio per migliorare. Eppure, soprattutto certi lavori richiedono alcune attitudini e qualità innate. Il mondo del porno è certo uno di questi; in particolare se si vuole diventare una star del settore dei film per adulti.
Amanti o meno del cinema hard, difatti, una cosa non può non essergli riconosciuta: i suoi interpreti necessitano di innegabili doti fisiche e anche attoriali per poter ‘recitare’ al meglio la propria parte. Non bastano sogni e buona volontà. Si trovano a scontrarsi con tale dura verità i due protagonisti di Mope, il nero Steve Driver (Nathan Stewart-Jarrett ) e l’asiatico Tom Dong (Kelly Sry), aspiranti future stelle delle produzioni XXX che finiranno per soccombere in un mercato decisamente più crudele e selettivo del previsto. È questo il cuore dell’amaro lungometraggio di debutto di Lucas Heyne, che trae spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto, divenendo così ancora più tragico e triste.
In fondo, l’essenza del film è contenuta nel suo titolo, Mope, che implica nello slang tecnico americano il performer uomo che chiamato a fare la ‘comparsa’ nel corso di quei video che prevedono le pratiche più estreme (come le blow bangs). In tale peculiare ‘ruolo’ fanno quindi la loro entrata in scena Steve e Tom, due ragazzi anonimi che si incontrano sullo squallido set di una scena di masturbazione di gruppo, ripresa da un regista di basso livello e con come unico set un capannone vuoto e un telo di plastica per terra …
I due, incontratisi lì per caso, iniziano a parlare e scoprono di avere in comune una grandissima passione per i film hard. Entrambi, inoltre, come ogni artista ‘incompreso’ e in cerca di fama, aspettano solo di essere scoperti; nel frattempo, uno vive in macchina tra i propri rifiuti e i vestiti sporchi, l’altro subaffitta un divano e tira avanti come può tra un lavoretto come tecnico informatico e l’altro. Tuttavia, non si rassegnano al loro destino e persuasi di dare presto una svolta alla propria vita cercano di trovare un modo per farsi strada, ma ottengono un risultate ben differente da quello ardentemente desiderato.
Mope segue passo passo l’ascesa mancata di due personaggi altamente drammatici, fino al disastroso epilogo del loro ‘sogno americano’. Durante questo percorso, Lucas Heyne esplora gli aspetti più scabrosi dei più infimi livelli delle produzioni per adulti. Con i protagonisti entriamo allora all’interno di uno studio pornografico decisamente minore, al limite dell’amatoriale, specializzato in attività tanto spinte che gli altri si rifiutano perfino di tentare. Il loro stesso debutto è anticipato da un clamoroso provino in cui vengono convinti a farsi prendere a calci nelle parti basse da una ragazza (la cosiddetta pratica del ballbusting) e ripresi con una telecamera a mano da un produttore sgangherato, Eric (Brian Huskey).
L’orizzonte in cui Steve e Tom muovono i loro primi passi, quindi, è decisamente desolante, ma loro non si lasciano scoraggiare, anzi. L’umiliazione, d’altra parte, diventa una costante della loro quotidianità, che oltre a prevedere le più bieche pratiche sessuali (golden shower compresa), implica mansioni di ogni natura tra cui la pulizia di ‘residui fisiologici’ e simili, cui devono applicarsi per mantenere il posto di lavoro tra i ‘professionisti’. Delle possibilità, a dirla tutta, le conquistano pure, ma anche queste non fanno che rivelarsi ulteriori fonti di mortificazione.
La cruda verità, infatti, è che per, quanto ci credano, Steve e Tom non hanno i requisiti necessari, né il physique du rôle, né le la verve per arrivare in vetta. E questo è probabilmente l’aspetto più triste e struggente di tutti: il tentativo a oltranza e senza speranza di ottenere il successo, che porta alla negazione oltranzista della realtà.
Tom si accontenta del poco che ha raggiunto, anche forte delle sue capacità di programmatore con cui riesce a rendersi indispensabile, ma per Steve – che nel tempo libero armeggia con una katana, in stile Afro Samurai – è tutta un’altra storia Mope, per quanto in certi passaggi sia contraddistinto da un tono ironico, è invero un film profondamente drammatico, oltre che scioccante, specie se non si conosce la storia vera del 2010 che l’ha ispirato.
Il tema di fondo, esplorare i retroscena del mondo meno patinato della pornografia, è solo uno spunto per esplorare la disperazione e la degradazione umana, fino alla follia e alla dissociazione da una realtà che diventa inaccettabile. Ne nasce una galleria di emarginati che comprende non soltanto i protagonisti, ma l’intero entourage di attori della casa di produzione, una tossica che viene coinvolta in una sequenza davvero disturbante e molti altri personaggi che compaiono lungo l’intero sviluppo del film. Allo stesso tempo, ogni momento è catturato con crudezza e minuzia davvero scioccanti, senza preoccuparsi di edulcorare nulla. Mope è d’altronde un’aggressione dello sguardo e al cuore dello spettatore, che non può non lasciare turbati.
Di seguito trovate il trailer ufficiale del film, che difficilmente vedremo dalle nostre parti (se non forse su Netflix …):
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