Voto: 6/10 Titolo originale: Another Evil , uscita: 12-03-2016. Regista: Carson D. Mell.
[recensione BIFFF 35] Another Evil di Carson D. Mell
16/04/2017 recensione film Another Evil di Sabrina Crivelli
Il regista dell'Arizona ribalta l'immagine dell'esorcista in una tragicommedia intellettualoide latamente horror con Steve Zissis
Quello della casa stregata è uno dei soggetti più esplorati negli horror delle ultime decadi; dall’ormai iconica abitazione di Amityville Horror del 1979 alle magioni al centro dei capitoli della saga di L’evocazione – The Conjuring, ai loro molteplici emulatori quali Il messaggero – The Haunting in Connecticut di Peter Cornwell o The Devil’s Candy di Sean Byrne. L’argomento dunque è stato trattato tante volte da lasciare difficilmente spazio per una qualche forma di originalità, eppure Another Evil, scritto e diretto da Carson D. Mell, propone un approccio molto differente al fantasmatico, sebbene certo non possa soddisfare gli amanti della cinematografia del terrore più intransigenti.
Anzitutto difatti è necessario sottolineare che di paranormale in questo horror c’è ben poco, un paio di apparizioni all’inizio e una sul finale, tutt’altro che ostile. Se tuttavia si è stufi di vedere i soliti mobili che si spostano, sedie che scricchiolano e posseduti che levitano, quantomeno è presentato un differente punto di vista che stravolge e ribalta i precedenti assunti, sebbene certo non si tratti di qualcosa di avvincente o denso di suspense, anzi. Sin da principio si percepisce una nota caustica, che palesa la propensione più a un’oscura ironia che non alla strutturazione di una reale impalcatura orrorifica, ma il film non è capace di sviluppare appieno nessuna delle due. La narrazione si apre difatti con le solite apparizioni che nottetempo terrorizzano una famiglia, composta dal padre, Dan (Steve Zissis), la madre, Mary (Jennifer Irwin), e il figlio, Jazz (Dax Flame). Ad aggirarsi sono prima una donna inquietante, che deambula per qualche istante per poi svanire, poi un vecchio canuto con la mandibola decomposta e insanguinata, che striscia su dagli scalini. Tutta’altro che terrificanti, la prima è giusto un’ombra passeggera e il secondo ha un aspetto decisamente posticcio.
Palesemente mero spunto per portare l’attenzione altrove, il giorno successivo i proprietari terrorizzati dell’inatteso quanto infausto incontro chiamano un medium per risolvere il problema. Dunque si vengono mostrati, in chiave derisoria, due opposti approcci all’esorcismo: quello pacifista e quello belligerante ambedue trattati in modo ugualmente comico. Il primo a essere incaricato di rapportarsi con le entità è Joey, Dan Bakkedahl, cialtrone che beve birra e mangia mentre dialoga con gli spiriti, ma l’aspetto poco serio in parte inganna e sembrerebbe azzeccare il numero delle presenze. Tuttavia, pigro e scansafatiche, sostiene che gli spettri siano benigni, quindi di conviverci senza preoccuparsene. Ancor più grottesco è il secondo, un cacciatore di fantasmi vestito di pelle nera e decisamente squilibrato (Beck DeRobertis), che viene assunto da Dan mentre i suoi familiari sono lontani e a loro insaputa. L’esorcista, decisamente un esaltato, si stabilisce dal suo nuovo datore di lavoro in modo da poter con agio parlare con gli sgraditi ospiti ultraterreni.
Si delinea così una parodistica descrizione di un soggetto eccentrico e pericoloso più dei suoi immateriali avversari, e ancor più dei riti e degli strumenti tesi a debellare le diverse entità, come le scatole lignee a incastro, un po’ come le matriosche, che sono “state maledette da un prete” e che, una volta attirato lo spirito con una singolare esca costituita da pesce e vino, si chiudono e lo imprigionano con un principio che potrebbe ricordare le trappole per i topi. A ciò si sommano dialoghi al limite del demenziale, tra confessioni del suddetto sulla propria vita e il racconto di quando, anni prima, giovane dissipato, aveva incontrato il Demonio, in spoglie femminee, ci aveva fornicato e aveva preso la gonorrea … La pellicola in definitiva è tutta qui, un’interminabile sequela di scambi verbali tra i due personaggi, qualche stranezza di uno dei due e una buona dose di nonsense. Non c’è praticamente azione, non ci sono quasi effetti speciali, fatto salvo per il suddetto fantasma dalla faccia macilenta, esiste solo un exploit finale, breve e inaspettato, ma nemmeno troppo. Si assiste quindi più a una tragicommedia esistenzialista incredibilmente lenta che a un horror vero e proprio, in cui viene inserito con estrema dovizia e una non trascurabile inconcludenza uno psicotico, che però non è abbastanza farsesca o caricaturale – ma nemmeno sufficientemente malata, gore o fosca -, rimanendo sospesa in una noiosa descrizione di soggetti che vorrebbero essere eccentrici ma risultano in definitiva piuttosto banali.
Apprezzabile sicuramente da qualcuno per il suo intellettualismo latamente ilare e ostentatamente indie, coloro che sono invece più attratti da lavori più sinceri e immediati, oppure più sfacciatamente irriverenti e demenziali non ne saranno contrariamente particolarmente entusiasti: Mell in Another Evil ha più che altro il merito di esser stato capace di narrare in maniera inedita una storia relativa a una casa stregata, ma questo è tutto.
Di seguito trovate il trailer originale:
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