Recensione fumetto | Predator 30º anniversario di Mark Verheiden
21/09/2018 news di Redazione Il Cineocchio
Saldapress porta nelle fumetterie un volume cartonato che racchiude il sequel disegnato nel 1988 del primo film di John McTiernan (che differisce dal seguito cinematografico del 1990) e altre due storie ambientate nell'universo degli Yautja
Sono già passati ben 31 anni dall’uscita nei cinema dell’indimenticabile Predator di John McTiernan, fanta-horror di stampo action che non ha soltanto ridisegnato indissolubilmente il genere, ma che ha consacrato definitivamente Arnold Schwarzenegger – già reduce dai clamorosi successi di Conan e Terminator – a icona e superstar hollywoodiana.
Ora, a poche settimane dalla distribuzione nelle sale del quarto capitolo cinematografico della saga, il tribolatissimo The Predator firmato da Shane Black, SaldaPress ha deciso di portare nelle fumetterie il pregevole volume cartonato Predator 30º anniversario (che vanta una copertina dai disegni in rilievo e che ricalca quello della Dark Horse negli Stati Uniti), che nelle sue 320 pagine racchiude non soltanto il sequel del primo film a fumetti sceneggiato da Mark Verheiden e disegnato da Chris Warner, intitolato Giungla di cemento e ambientato a New York, ma anche le altre due storie scritte da Verheiden per il mondo di Predator, ovvero Guerra fredda, che sposta lo scontro con gli Yautja in Siberia, e Fiume oscuro, che riporta l’azione nell’originario Sud America.
Grande fan del lungometraggio del 1987, l’allora 32enne Mark Verheiden si ritrovò più o meno casualmente a lavorare al fumetto di Predator nel 1988. Quello che ne risultò fu qualcosa di piuttosto diverso da quanto si vide poi in Predator 2 di Stephen Hopkins nel 1990 (sceneggiato ancora una volta a quattro mani da Jim e John Thomas), un motivo che sarebbe già da solo interessante per leggere il volume edito da SaldaPress.
La prima cosa che balza all’occhio sfogliandolo è che il protagonista di Giungla di Cemento non è Alan “Dutch” Schaefer, sul cui utilizzo i responsabili della 20th Century Fox posero un preciso veto. Il personaggio viene però sostituito egregiamente da Schaef (non viene mai indicato il suo nome di battesimo), il fratello maggiore di Dutch, un duro che fa il poliziotto a New York, che ha la stessa stazza e spavalderia del maggiore interpretato al cinema da Arnold Schwarzenegger. Un altro aspetto interessante è l’esplorazione di un’ambientazione nuova (la città di New York), in contrasto con la fitta giungla del Sud America e l’introduzione di un mistero (cos’era successo a Dutch?), riprendendo al contempo i toni da lotta all’ultimo sangue che dominava il film di John McTiernan. Naturalmente, almeno il 50% della buona riuscita di questa storia di Predator è da attribuire al disegnatore Chris Warner, amico di lunga data di Mark Verheiden (che aveva già lavorato con ottimi risultati su The American) e capace di rappresentare non solo Schaef in maniera imponente, ma anche alieni davvero perfidi, gettandoli in mezzo a uno scontro brutale e viscerale che sarebbe stato interessante vedere trasposto sul grande schermo.
Dopo il successo di pubblico di Giungla di cemento, Mark Verheiden ebbe facilmente il via libera per una seconda storia ambientata nell’universo dei temibili Yautja, che venne intitolata Guerra fredda e pubblicata nel 1991. Qui è evidente l’intento di dare un seguito alla storia di Schaef, spostandola però in un ambiente ancora diverso. Infatti, lo scenario questa volta è la gelida Siberia e il protagonista ci si ritrova scaraventato al fianco di un partner completamente diverso, l’energica e affascinante tenente Ligachev dell’esercito russo. Visto che anche questa storia andò bene commercialmente, lo sceneggiatore firmò per una terza miniserie, Fiume oscuro, che arrivò nelle edicole nel 1996 e che riporta l’azione nella giungla, chiudendo in qualche modo circolarmente (con il primo film), la storia di Schaef. Per entrambi questi cicli Mark Verheiden venne affiancato dal disegnatore Ron Randall, abilissimo a immortalare al meglio sia le scene d’azione – assolutamente dinamiche – che donne assolutamente stupende.
Venendo ai punti in comune (pochi) e alle differenze (molte) tra la sceneggiatura di Giungla di cemento e quella di Predator 2, è stato lo stesso Mark Verheiden a raccontare come andarono le cose:
Rimasi sorpreso nel ricevere una telefonata dal produttore Joel Silver, che aveva prodotto anche Predator. Era appena uscito il primo numero della mia prima miniserie a fumetti. Lui lo aveva apprezzato e voleva parlare con me: voleva che io discutessi della mia storia col suo reparto sviluppo e con Jim e John Thomas, ovvero gli sceneggiatori del primo film. Mi recai a quell’incontro con un vero produttore di una major, uno dei primi a cui partecipavo, in un vero studio cinematografico. Raccontai loro il seguito della serie a fumetti. Alcuni frammenti di quella storia, soprattutto l’ambientazione urbana e la sparatoria in una carrozza della metropolitana, finirono in Predator 2. In molti mi chiesero se [dopo l’uscita del film] non mi sentissi in qualche modo defraudato, visto che alcune parti del mio fumetto c’erano finite dentro ma io non ero stato né accreditato né pagato. In realtà mi sentivo onorato. Il mondo di Predator non apparteneva a me, ma ero grato di averne potuto sfruttare le premesse per scrivere storie divertenti che erano state ben accolte.
Per chi non lo ricordasse, il protagonista della pellicola del 1990 non era Schaef, bensì il Tenente Mike Harrigan (aka Danny Glover), che si ritrovava suo malgrado sulle tracce di un pericoloso cacciatore alieno nella Los Angeles del 1997 devastata dagli scontri tra bande rivali di spacciatori.
In ogni caso, la storia ebbe per Mark Verheiden dei risvolti comunque positivi, perchè Joel Silver opzionò assieme alla Warner Bros. la sceneggiatura del suo The American, aprendogli le porte di Hollywood (in seguito si sarebbe occupato degli script di The Mask, Timecop e My Name is Bruce).
Di seguito il trailer originale di Predator 2 e nella gallery più in basso alcune pagine del volume in anteprima:
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