Voto: 7/10 Titolo originale: The Ballad of Buster Scruggs , uscita: 09-11-2018. Regista: Ethan Coen.
La ballata di Buster Scruggs: la recensione del film western a episodi di Joel e Ethan Coen
17/11/2018 recensione film La ballata di Buster Scruggs di William Maga
I due fratelli si divertono a decostruire i canoni del genere western, imbastendo sei storie brevi capaci di sovvertire il mito americano della frontiera
Durante l’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il logo di Netflix è passato assai spesso sui grandi schermi della manifestazione lagunare, grazie alle proiezioni di Roma di Alfonso Cuarón (vincitore poi del Leone d’Oro), del ritrovato The Other Side of the Wind di Orson Welles, di 22 Luglio di Paul Greengrass (la nostra recensione) e di La ballata di Buster Scruggs (The Ballad of Buster Scruggs).
Inizialmente annunciata come serie televisiva, l’ultima fatica dei fratelli Joel e Ethan Coen è stato poi rimescolata come un’antologia nello stile dei film portmanteau degli anni ’60 come Tre Passi nel Delirio, Boccaccio 70 o Ieri, Oggi, Domani – radunando qui una sequenza di sei racconti di varia lunghezza e tono, tutti uniti però dall’ambientazione ricca di storie del Vecchio West.
La prima immagine mostra un libro rilegato in verde dal titolo The Ballad of Buster Scruggs and Other Tales of the American Frontier. La telecamera si avvicina sempre più, mentre una mano gira le pagine per rivelare storie brevi dai nomi quali Meal Ticket, Near Algodones e All Gold Canyon.
Prima però, i Coen raccontano proprio la La ballata di Buster Scruggs, il segmento in cui il nostro eroe del titolo (Tim Blake Nelson, nuovamente al soldo dei fratelli dopo Fratello, dove sei? del 2000) compare, approcciandosi da un’ampia pianura rurale mentre canta la melodia popolare Cool, Clear Water.
Lui è niente meno che ‘L’usignolo di San Saba’, un cantante e un pistolero abilissimo che suona e assomiglia pure alla leggenda della musica country Hank Williams (che, in effetti, una volta ha registrato quella stessa canzone), con il suo ampio sorriso e l’immacolato look ‘all white’.
La fotografia iperrealista del francese Bruno Delbonnel (A proposito di Davis) si adatta perfettamente a questa visione da fumetto della vita di frontiera, mentre i due registi adoperano motivi stilistici che ci si aspetterebbe di trovare in un cartone animato dei Looney Tunes: sagome di polvere scrollate di dosso che rimangono sospese nell’aria, facce annerite dalla polvere da sparo e proiettili che attraversano cappelli da cowboy lasciando buchi circolari perfetti.
Questo personaggio è solo il primo di una vasta varietà di archetipi western a cui viene riservato il ‘trattamento Coen’: in All Gold Canyon, un cercatore d’oro dalla barba bianca (Tom Waits) scandaglia palmo a palmo un’area naturale intatta sperando di imbattersi in una proficua vena d’oro, cantando la vecchia canzone irlandese Mother Machree; in Near Algodones, un aspirante rapinatore di banche (James Franco) viene assalito dalla sfortuna; in That Gal Who Got Rattled una giovane donna (Zoe Kazan) percorre la pista dell’Oregon con un futuro incerto davanti a lei.
Per tutto i 130′ di durata, Joel e Ethan Coen si dilettano nel tratteggiare bizzarre e imprevedibili storie – quasi sempre dominate dall’amato fato dispettoso – riconducibili alla ricca e variegata (e abusata) tradizione western, assaporando ogni goccia di divertimento nel dissacrare e stravolgere modalità e schemi di narrazione che si credevano intoccabili quando di parla del Vecchio West.
La coppia, a quanto pare, non si preoccupa affatto del revisionismo o di sovvertire direttamente tale formula consolidata dalla tradizione hollywoodiana – quindi aspettatevi di trovare in sequenza indiani / nativi americani / pellerossa selvaggi e pronti a fare lo scalpo a chiunque, nessun pistolero-eroe senza macchia, veri e propri freak (si, alla Tod Browning) sfruttati per fare soldi coi loro spettacoli canori e pure damigelle in pericolo -, senza remore e per niente turbati da una rilettura tipica del 21° secolo.
Piuttosto, La ballata di Buster Scruggs risuona come una sorta di tributo alla natura flessibile delle ambientazioni dei film western, che possono passare dalle vignette comiche alla cupa ironia, fino all’umorismo da forca e persino agli spettrali e angusti scenari gotici di una notte buia e nebbiosa (come accade nel ‘cortometraggio’ di chiusura col viaggio della diligenza infernale The Mortal Remains, la nostra spiegazione).
Allo stesso tempo, questo puzzle idiosincratico è una vetrina che consente ai Coen di dare sfogo alle loro variegate maschere cinematografiche, dallo scherzoso al più profondo e tutte le sfumature nel mezzo.
È un approccio ‘da buffet’ che può inevitabilmente apparire disordinato e persino sciatto, e ricordare il precedente polpettone sull’epoca d’oro di Hollywood Ave, Cesare! del 2016. In ogni caso, La ballata di Buster Scruggs – che a Venezia si è aggiudicato il premio per la Miglior sceneggiatura – continua il percorso dei due filmmaker nell’esplorazione di storie e forme d’arte tipicamente americane – nello specifico qui i miti di fondazione, in tutta la loro sanguinante, contorta e avvincente gloria, che han plasmato l’identità di una nazione.
Di seguito il trailer italiano di La ballata di Buster Scruggs, nel catalogo di Netflix dal 16 novembre:
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