Voto: 8/10 Titolo originale: Mutafukaz , uscita: 23-05-2018. Regista: Shoujirou Nishimi.
Mutafukaz | La recensione del film animato di Shoujirou Nishimi e Guillaume Renard
19/10/2017 recensione film Mutafukaz di William Maga
La distopia urbana non è mai stata più colorata che in questa coproduzione franco-giapponese animata violentemente ipercinetica e spassosa
Lo stile di vita da gangster così brillantemente catturato nel videogioco Grand Theft Auto: San Andreas prende vividamente vita nel film d’animazione Mutafukaz – il titolo è decisamente programmatico -, in cui alcuni ragazzi disadattati rimangono incastrati tra membri delle gang e misteriosi uomini in nero in una megalopoli allo sbando e sporca brulicante di senzatetto e cadaveri nelle strade. Aggiungeteci una sovversiva invasione aliena e potreste più o meno avvicinarvi a comprendere le vibrazioni che il lungometraggio firmato a quattro mani dal giapponese Shoujirou Nishimi (Batman: Gotham Knight) e dal francese Guillaume ‘ Run’ Renard (creatore del fumetto originale) ha da offrire.
(Ange)lino è piccolo, giovane e nero, assomiglia vagamente a Marvin il marziano senza il casco, e lotta per sopravvivere alla dura vita nelle strade di Dark Meat City (“DMC, come Desperate, Miserable, Crap”), abita in un appartamento infestato dagli insetti insieme al compagno Vinz, la cui testa è un teschio perennemente infuocato (proprio come il Ghost Rider della Marvel) e riesce a mantenere un lavoro soltanto per un paio di giorni al massimo. Lo incontriamo la prima volta mentre sfreccia con il suo motorino da ragazzo delle pizze mentre si scontra con un camion, distratto dalla vista di una splendida ragazza che cammina sul marciapiede a cui improvvisamente spuntano ali d’angelo. Di nuovo disoccupato, Lino e Vinz ricevono la visita del loro nervosissimo e pauroso glabro amico Willy.
Mentre i tre perdigiorno vagano per il quartiere in macchina, Lino nota uno strano fenomeno, preso di peso da Essi Vivono (John Carpenter, 1988) e derivante dalla botta alla testa causata dal frontale precedente: alcune persone gettano ombre che rimandano a creature tentacolari decisamente non di questa Terra. Nel frattempo, una madre e il suo bebè viene braccata da uomini misteriosi e poco raccomandabili, imbustati in abiti neri e guidati da un tizio che invece indossa un completo bianco. Naturalmente, questi presto si metteranno anche sulle tracce di Lino e Vinz.
Mutafukaz è ancora più folle di quanto sembri dalla premessa, forte di un pulsante accompagnamento sonoro infuso di dubstep e hip-hop (composte da Guillaume Houzé e The Toxic Avenger) e traboccante di invenzioni visive, frutto di una riuscita miscela tra sensibilità francese e nipponica. Se vi dovessero sorgere delle perplessità mentre i proiettili sibilano sullo schermo, le ondate di scarafaggi famelici emergono dai muri e i corpi crivellati si impilano tutt’intorno, i due registi vi vengono in soccorso, sparando a tutto schermo a caratteri cubitali (e leggendole ad alta voce) le medesime perplessità, in un gioco metafilmico terribilmente consapevole e giocoso.
Specialmente nella prima metà ci troviamo di fronte a una corsa genuinamente anarchica e spassosa, molto probabilmente sognata nel corso di infinite ore passate davanti a GTA, posseduti dal demone dagli occhi iniettati di sangue del gioco. Come il popolare VG della Rockstar Games, Mutafukaz non lesina sulla violenza, non si preoccupa troppo per i suoi personaggi femminili e sembra scaturire direttamente dalla mente di un adolescente iperattivo. L’animazione è infatti cinetica, specialmente negli inseguimenti a piedi e in auto e nelle scene di combattimento balistico, e la mescolanza del jingle di un camioncino dei gelati (quale migliore mezzo trasporto per sfuggire dai feroci men in black?) con il giro di basso di un pezzo della colonna sonora è pura elettricità inventiva.
Selvaggiamente originale, ma anche infarcito di cenni alle sue numerose influenze, i giocatori di San Andreas riconosceranno senza fatica molte location e personaggi. Il malfamato quartiere di Palm Hill presenta gangster vestiti di viola in lotta con una banda rivale che invece ha adottato il verde, e anche se tutti parlano in francese, DMC è sicuramente – come anche dichiarato apertamente – ubicata in una immaginaria California. Se i nomi dei protagonisti richiamano quelli del suddetto GTA, di TMNT – Teenage Mutant Ninja Turtles e di altri ancora, i televisori fanno però diretto riferimento alla politica del mondo reale e all’attualità e non potrebbero essere più rilevanti quando viene rivelato ciò che gli alieni invasori stanno cercando di fare sulla Terra affinché la loro specie possa sopravvivere e prosperare.
Anche se occasionalmente prende una tangente erratica e troppo abbozzata, come quando decide di introdurre una cricca di misticheggianti luchadores dai misteriosi ma fondamentali propositi (tra cui c’è anche L’Uomo Tigre!), o quando precipita un po’ la conclusione in un modo ai limiti del confusionario, per ogni mezzo passo falso o battuta sessista di troppo c’è pur sempre un delinquente che parla citando Shakespeare dietro al prossimo angolo capace di strappare un sorriso inaspettato. In poche parole, pur non essendo certo adatto a un pubblico di minori, Mutafukaz è si candida seriamente a essere il film d’animazione più fresco e innovativo del 2017.
Di seguito il full trailer internazionale (sottotitolato) di Mutafukaz:
© Riproduzione riservata