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Voto: 5/10 Titolo originale: Saint Clare , uscita: 18-07-2025. Regista: Mitzi Peirone.

Saint Clare: la recensione del thriller con la letale Bella Thorne

30/07/2025 recensione film di Gioia Majuna

Un'opera post-femminista tra sacralità, serialità e stile confuso

Bella Thorne in Saint Clare (2024)

Mitzi Peirone torna dietro la macchina da presa con Saint Clare, un thriller-horror dall’identità visiva marcata ma dal cuore narrativo sfuggente, tratto dal romanzo Clare at Sixteen di Don Roff e interpretato da una sempre più camaleontica Bella Thorne. La pellicola, seconda prova della regista dopo Braid (2018), si propone come vendetta stilizzata contro i predatori sessuali, indossando la maschera del femminismo vendicativo e del camp adolescenziale. Ma sotto la superficie patinata, ciò che emerge è una narrazione confusa, esteticamente satura e tematicamente indecisa, che sembra parlare contro tutti, comprese le stesse donne che dovrebbe difendere.

Il film si apre con la voce di Clare (Thorne) che ripete una frase attribuita a Giovanna d’Arco, e già qui Peirone predispone il tono simbolico-religioso che però, anziché strutturarsi, si smarrisce lungo una via crucis narrativa fatta di crocifissioni stilistiche, simbolismi vacui e tracce spirituali disattese. Clare è una studentessa universitaria che uccide uomini violenti sotto la presunta guida divina, in una missione da angelo vendicatore che mischia ossessione mistica e vigilanza urbana. Il riferimento a Giovanna d’Arco è appena abbozzato e subito sacrificato sull’altare dell’estetica ipertrofica.

Clare non è tanto una protagonista quanto una performance: non agisce in funzione di un arco narrativo coerente, ma si muove tra pose, pose e ancora pose. L’attrice la interpreta con una freddezza quasi algoritmica, che richiama più un avatar da OnlyFans (non a caso, Thorne è nota per le sue polemiche su quella piattaforma) che una figura tragica. Il risultato è una figura che ha carisma visivo ma nessuna profondità drammatica: non è né eroina né anti-eroina, ma una sagoma di carta patinata.

Saint Clare bella thorne filmIl marchio di fabbrica della Peirone è evidente fin da Braid: una predilezione per l’immagine curata, l’uso di colori accesi, montaggi sincopati e sequenze che sembrano videoclip. Con Saint Clare, il gioco visivo continua ma finisce per soverchiare tutto il resto. Le inquadrature sono teatrali, i blackout tra le scene interrompono il flusso narrativo, e la colonna sonora elettronica di Zola Jesus martella sensazioni più che significati. La fotografia di Luka Bazeli è notevole ma svuotata, come un set Instagram costruito per essere cliccato, non capito.

In questo trionfo del visivo, il film dimentica lo storytelling. Le sottotrame – scomparse di ragazze, traumi infantili, teatro scolastico, relazioni tossiche – sono abbozzate e lasciate a se stesse, come oggetti dimenticati in una casa troppo arredata. Il montaggio preferisce l’effetto all’efficacia, l’associazione libera alla causa-effetto, facendo evaporare ogni tensione narrativa. Saint Clare è un film che “fa scena”, ma raramente racconta qualcosa.

Il punto più controverso, però, è l’ambigua rappresentazione di genere. Se Saint Clare vuole essere un horror femminista, allora il suo femminismo è profondamente problematico. Le figure maschili, salvo rare eccezioni, sono tutti predatori, inutili o caricaturali. Ma anche le donne – le amiche della protagonista, la nonna Gigi, le vittime – vengono trattate con distacco, sarcasmo, o peggio, disprezzo implicito. Il film sembra pensato per spettatori che non amano davvero né le donne né gli uomini. Clare stessa è una vendicatrice fredda, priva di empatia, incapace di costruire legami reali. L’unico personaggio “morbido” è un fantasma comico, figura maschile letteralmente fuori dal mondo reale.

Il film flirta con un’ideologia pseudo-femminista da social media: slogan, empowerment visivo, pose da guerriera, ma senza alcuna introspezione psicologica, analisi del trauma, o reale sviluppo umano. La violenza vendicativa diventa spettacolo, la giustizia poetica si trasforma in pornografia morale.

Tutto ciò è ancora più frustrante perché l’idea di partenza ha potenziale. La vendetta privata contro gli abusi sistemici, la figura della martire moderna, l’ambiguità tra missione divina e malattia mentale: Saint Clare avrebbe potuto essere un incrocio tra Saint Maud, American Psycho e Una donna promettente. Ma ciò che rimane è una versione scolorita di tutte queste ispirazioni: senza l’intensità spirituale della prima, la satira della seconda, o la coerenza emotiva della terza.

Il confronto con opere simili è impietoso. Dove Heathers offriva ironia e disillusione, Saint Clare propone solo cinismo. Dove Dexter costruiva un codice morale, qui c’è solo caos giustificato da flashback e sogni. Dove Assassination Nation usava l’estetica per denunciare l’isteria moralista, la Peirone la usa per distrarre.

Saint Clare è, insomma, un’opera dal gusto visivo acceso ma dalla sostanza evanescente, un thriller femminista che tradisce se stesso nella sua ossessione per lo stile. Bella Thorne regge la scena ma non il film, e la regia della Peirone, pur tecnicamente ambiziosa, soffre di una direzione incoerente e frammentaria. È un film che promette molto – satira, horror, denuncia sociale – ma finisce per essere solo l’ombra sgargiante di ciò che avrebbe potuto essere.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Saint Clare, arrivate su Tim Vision il 29 luglio: