Voto: 8/10 Titolo originale: 神さまの言うとおり , uscita: 15-11-2014. Regista: Takashi Miike.
Recensione story: As the Gods Will di Takashi Miike (2014)
27/04/2020 recensione film As the Gods Will di William Maga
Il prolifico regista giapponese girava un anarchico divertissement creativo, ispirato a un manga di Muneyuki Kaneshiro e Akeji Fujimura
Takashi Miike, un filmmaker che non smette mai di sorprendere (la nostra intervista esclusiva). Nel 2014, dopo aver girato oltre 70 titoli lungo 25 anni di carriera, e anche dopo essere passato al cinema “mainstream”, riusciva comunque ancora a dirigere senza grossi sforzi apparenti film bizzarri e unici allo stesso modo di qualsiasi altra cosa ritrovabile nella scena indipendente e / o d’autore.
E quando si pensa di aver visto tutto, arriva As the Gods Will (Kamisama no Iu Tori) a dimostrare come l’estro del regista giapponese sia senza fondo. Il suggerimento migliore che si possa dare prima di approcciarsi alla visione è, sedersi, non aspettarsi nulla di preciso e lasciare che le immagini vi piovano addosso.
Se ne avete già sentito parlare, avrete notato che quasi ogni articolo relativo menziona Battle Royale (la recensione) e Hunger Games. Mentre esiste una connessione molto (molto) debole tra questi film, non è certo però un confronto rilevante. Potreste addirittura fare allora riferimento a Saw – L’enigmista o a una delle sue copie se scegliete di percorrere quella strada.
Oppure, per chi abbia familiarità col cinema giapponese, sarebbe forse più adeguato descrivere As the Gods Will come un mix tra Liar Game: The Final Stage, Symbol e Gantz, anche se, in definitiva, si tratta di una di quelle visioni che bisogna solamente sperimentare personalmente per crederci.
Tuttavia, non tutta la stranezza di As the Gods Will può essere attribuita a Takashi Miike, visto che film è un adattamento in live action dell’omonimo manga di Muneyuki Kaneshiro disegnato da Akeji Fujimura, col regista che ha preso il già grottesco materiale originale per aggiungerci il suo usuale tocco di follia. Se non altro, è lui la persona più adatta a portare le idee e i concetti disegnati sul grande schermo.
Il contesto e la storia di fondo sono scarsi mentre il film si tuffa dritto negli eventi. Abbiamo un minuto intero di introduzione dei personaggi, quindi inizia il ‘divertimento’ (aka la sanguinaria mattanza). Un gruppo di ragazzi delle scuole superiori si ritrova intrappolato in una serie di giochi “do or die” (“esegui l’ordine o muori”). O partecipano e superano le sfide che si presentano loro o periscono di una morte orribile. Dopo le prime due partite, i vincitori vengono trasportati in un misterioso cubo bianco sospeso sopra la città di Tokyo, dove vengono riuniti ai vincitori delle scuole vicine. Non ha alcun senso dite? Beh, il punto è un altro.
Nessuno degli avversari in As the Gods Will è umano, coi giovani che si ritrovano a fronteggiare una serie di creature mitiche e giocattoli per bambini ben noti. C’è una bambola Daruma, un gigantesco Maneki-neko (il tipico gatto della fortuna) e un orso polare intagliato ne legno (tra gli altri). Tutti gli avversari sono in CGI e, sebbene sia piuttosto evidente, l’effetto è molto meno stridente di quanto ci si possa aspettare. L’orso polare in particolare è superbamente animato, con i suoi movimenti improvvisi e le espressioni facciali estreme che gli conferiscono una presenza davvero unica e peculiare.
I valori di produzione sono alti e il fido Nobuyasu Kita (13 assassini) fa un ottimo lavoro di fotografia, optando per immagini chiare e ben illuminate piuttosto che per un look più oscuro e dark che spesso è la prima scelta per film simili.
Invece, la colonna sonora di As the Gods Will è più curata della media per una produzione di Takashi Miike. Certo, alcune tracce sono un riempitivo, ma ci sono anche un paio di scelte divertenti e inaspettate che sottolineano l’atmosfera spensierata e assurda del film.
Tra l’altro, queste canzoni dai testi e dai suoni leggeri, sono spesso palesemente in contrasto con la brutalità che sta accadendo sullo schermo (in effetti, il rimando al classico di Kinji Fukasaku del 2000 ha un senso, dopo tutto).
Notevole è anche la recitazione vocale dei cattivi ‘femmina’, con intonazioni prepuberale che si accompagnano al loro aspetto infantile e all’apparenza ‘rassicurante’. L’effetto è piuttosto straniante, persino buffo, ed è esattamente quello a cui il regista punta. Nessuna profondità tematica sul significato della vita o dell’Aldilà o chissà quale morale di fondo.
Il cast è abbastanza decente per un gruppo di ragazzi delle scuole superiori giapponesi, ma forse i protagonisti risultano un po’ troppo generici e impomatati. È composto da stereotipi consolidati, con il nerd, il chiacchierone, il tipo fuori di testa e l’eroe dall’aspetto semplice che attira l’attenzione di diverse ragazze. Chiari cliché da manga che Takashi Miike ha mantenuto intatti. Ci sono poi un cameo in qualche modo casuale di Nao Omori (Ichi the killer), la cui presenza non è per nulla chiara, e una comparsata gloriosa del poliedrico Lily Franky, ma il loro minutaggio è troppo scarso perché possa avere un grande impatto sulla qualità generale degli interpreti.
In ogni caso, è davvero difficile incasellare un’opera come As the Gods Will in un determinato genere. Un alto numero di personaggi viene massacrato in modi piuttosto inventivi e raccapriccianti, ma racchiuderlo nell’horror non è del tutto corretto. L’atmosfera è minacciosamente giocosa e spiritosa, da dark comedy. Ci sono elementi fantascientifici ma non vengono mai realmente esplorati. Suona come un thriller, ma non è abbastanza teso, né cerca di esserlo. Alla fine, mystery è l’etichetta che si adatta meglio al film, anche se potrebbe dare al pubblico un’idea sbagliata.
Ciò che colpisce di più è però forse la spiazzante mancanza di qualsiasi forma di spiegazione (tra l’altro As the Gods Will si chiude su un cliffhanger, che avrebbe potuto facilmente trasformarsi in un finale aperto). Questi liceali vengono rapiti e sottoposti a infernali giochi infantili dall’esito per loro letale, passando da un’insensata sfida all’altra, incontrando le creature più strane e non c’è nemmeno il minimo tentativo di interpretare perché tutto ciò stia accadendo.
Va così e basta, precisamente come nel manga. D’altra parte, il titolo è lampante in tal senso: la volontà degli dei è, storicamente, insondabile. Si dilettano a giocare con le vite umane fin dall’alba dei tempi, in oriente così come in occidente, per pura curiosità o noia. Resta ugualmente curioso come una produzione importante abbia deciso di investirci un budget cospicuo (e gli incassi non hanno molto ripagato la scelta, precludendo il possibili sequel).
Insomma, As the Gods Will è un tipico film di Takashi Miike, nel senso che è praticamente inutile confrontarlo con qualcos’altro, un pozzo di anarchico divertissement creativo come solo lui potrebbe girare. Risiede in un universo a sé stante, non è veramente legato ai generi né è frenato dalle leggi del cinema classico. È, semplicemente, incredibilmente divertente e sfrenato, che serve allo spettatore abbondanti fette di dissennatezza visiva a un ritmo incredibile.
E poiché i valori di produzione sono alti, le idee del regista una volta tanto hanno potuto trovare ‘dal vivo’ una resa adeguata, rendendolo uno dei film mainstream più implausibili a memoria recente.
Di seguito il trailer internazionale di As the Gods Will, al momento inedito in Italia:
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