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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Outland , uscita: 22-05-1981. Budget: $18,000,000. Regista: Peter Hyams.

Recensione Story | Atmosfera Zero di Peter Hyams

02/01/2023 recensione film di Marco Tedesco

Nel 1981 Sean Connery e Peter Boyle erano i solidi protagonisti di un fanta-action che portava nello spazio gli stilemi del western

Il progresso tecnologico non modifica le nostre strutture sociali; può anzi accentuare i loro contorni più grigi. In questo senso si ‘aggiorna0’ da tempi non sospetti anche la fantascienza cinematografica mostrando un avvenire che assomiglia spesso al passato. Sul finire degli anni ’70 lo si era già riscontrato con Alien di Ridley Scott, che al di là dei suoi orrori goticheggianti, trasferiva nello spazio sistemi e problematiche economico-sociali proprie del contemporaneo mondo industriale.

E lo stesso avveniva nel 1981 in Atmosfera zero (Outland), anche se poi il film scritto e diretto da Peter Hyams si preoccupava piuttosto di prolungare in un contesto avveniristico moduli ben oliati del cinema western e poliziesco.

Ma veniamo alle premesse che costituiscono la parte più interessante del racconto. Siamo sul terzo satellite di Giove, il vulcanico Io, dove una grossa impresa industriale terrestre ha impiantato un enorme complesso minerario per l’estrazione degli ossidi del titanio. Tutto vi è funzionale e sotto pressurizzazione, tranne che per i 1.250 operai che devono lavorare in tuta nel sottosuolo e che devono passare il resto del tempo accatastati in alloggiamenti metallici che hanno l’emblematica apparenza delle celle di un penitenziario.

Atmosferazero.jpgNé un livido locale adibito a bar e night e qualche prostituta a disposizione possono essere di grande sollievo. Soltanto la prospettiva di un ingente guadagno in danaro e l’uso di droghe può far sopportare ai minatori il disumano trattamento, che ubbidisce a un’unica legge, quella del profitto dell’impresa.

Per elevare al massimo tale profitto si fa anche di peggio. Mark Sheppard (Peter Boyle), dirigente del complesso, d’accordo con il suo trust ha introdotto nella base due spacciatori di una potentissima anfetamina che, se da una parte fa più che raddoppiare lo sforzo degli 0perai, dall’altra li porta al limite della follia.

Quando si verificano alcuni casi di minatori che deliberatamente entrano nella ‘atmosfera zero’ senza la tuta speciale finendone disintegrati, entra in  azione un nuovo capo della sicurezza, lo sceriffo William O’Niel (Sean Connery), deciso a far luce sui misteriori suicidi e altre esplosioni do pazzia.

In breve l’uomo, oltre a smascherare i due trafficanti, scopre anche che a capo della trama è proprio Sheppard. E costui, visto che per liberarsi dell’importuno poliziotto, che ha le stimmate dell’eroe dai solidi principi morali della vecchia frontiera del West, non basta fargli il vuoto attorno, chiama dalla più vicina base spaziale due killer di professione incaricati di farlo fuori.

Da qui Atmosfera Zero diviene una versione pedissequa delle situazioni in cui si trovava il personaggio Gary Cooper in Mezzogiorno di Fuoco di Fred Zinnemann; c’è l’uomo ormai solo in attesa, anche qui scandita dall’orologio (digitale), dall’arrivo dello Shuttle spaziale (anziché del treno) con i suoi carnefici; c’è anche qui una donna, la dottoressa del complesso (Frances Sternhagen), che aderisce alle sue ragioni e cerca di aiutarlo; c’è infine il duello mortale con gli agguerriti avversari, che si svolge nello spazio esterno e vedrà naturalmente il trionfo dell’eroe tutto d’un pezzo.

Alquanto scontato nella seconda parte, Atmosfera Zero trova i suoi punti di forza, oltre che nelle allusioni iniziali alle soperchierie di un sistema economico politico, in alcune scene d’azione (non tanto le ultime quanto quelle della caccia e dell’inseguimento dello spacciatore di droga nei labirintici corridoi del complesso) magistralmente montate a pezzi brevi, nell’impianto molto originale e sapiente delle scenografie di Philip Harrison, nelle funzionali soluzioni luministiche e cromatiche della fotografia di Stephen Goldblatt che accentuano il clima soffocante degli ambienti.

Né occorre aggiungere che Sean Connery (reduce da Cuba) si investe del ruolo dello sceriffo con la sua consueta autorevolezza; ma vanno a memoria anche le immediate caratterizzazioni impresse ai relativi personaggi da Peter Boyle e di Frances Sternhagen. A conti fatti, più che l’anonimo e discontinuo mestiere del regista, se ne apprezza l’impegno dei collaboratori.

Di seguito trovate il trailer di Atmosfera Zero: