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Voto: 7.5/10 Titolo originale: The Dark Crystal , uscita: 17-12-1982. Budget: $15,000,000. Regista: Frank Oz.

Recensione story | Dark Crystal di Jim Henson e Frank Oz

02/07/2019 recensione film di William Maga

Nel 1982, il papà dei Muppets dirigeva una favola decadente e sfarzosa, intrisa di stupore e riferimenti colti, avvalendosi di animatronics all'avanguardia

Dark Crystal (1982) film

Gran lavoro per scenografi e costumisti, deve aver suscitato occhi sgranati alla sua uscita nel 1982 Dark Crystal (The Dark Crystal), un film assolutamente fuori serie, che giustifica la persuasione, parafrasando André Breton, che il cinema sia stato dato all’uomo per ché ne faccia un uso surrealista. Nell’immaginazione più stratosferica siamo infatti con questa storia ambientata al tempo dei Prodigi, quando la  Terra era dominata dai perfidi Skeksis, per i quali il Cristallo Nero era la sorgente della vita, e i pacifici Mistici aspettavano che che si compisse la profezia secondo cui le razze dei buoni e dei cattivi si sarebbero estinte, gli ultimi esemplari dell’una e dell’altra si v ebbero fusi nella Luce e il mondo o sarebbe vissuto nella Verità.

dark crystal film poster henson ozArtefici del miracolo, favorito da una con giunzione astrale, sono Jen e Kira, a loro volta unici superstiti della razza dei Ghelfling, miti ma ardimentosi, contro i quali inutilmente gli Skeksis inviano le loro truppe feroci.

Allevato nella  saggezza dal patriarca dei Mistici, Jen infatti trova in Kira un’alleata preziosa, che conosce i misteri della natura e la lingua degli animali, e in Aughra, la Custode dei Segreti, una bizzosa strega benefica. Dopo che fra gli Skeksis c’è stata battaglia per il trono, Jen e Kira si avventurano nella terra dei malvagi, sfuggono insidie sinistre, e in sella agli Ippotrampoli raggiungono il Castello degli Skeksis, verso il quale sono in marcia anche i decrepiti Mistici. Lì, si compirà infine la profezia.

Scritto da David Odell (Muppet Show) sulla traccia di un soggetto di 25 pagine del regista e co-produttore Jim Henson, che era stato ispirato dai disegni di Leobard B. Lubin contenuti in un’edizione del 1975 delle poesie di Lewis Carroll, Dark Crystal è ammantato della filosofia mutuata dai Dialoghi con Seth di Jane Roberts (sull’espansione della coscienza) e di un fascino cupo davvero insolito vicino a quello dei Fratelli Grimm, che non gli viene tanto dalla sostanza della fiaba narrata (la lezione che se ne potrebbe ricavare è un invito a superare la dissociazione dell’Io, la struttura sposa la tradizione animistica a quella della narrativa fantastica inglese, con molti altri prestiti culturali), quanto dalla sua resa figurativa delirante ai limiti dell’iperrealismo, fotografata adeguatamente dall’esperto Oswald Morris con un “light flex”, un marchingegno che messo di fronte alla mdp dava ad ogni scena una sfumatura colorata.

Ricorrendo infatti a fantocci azionati da specialisti e ad attori in carne e ossa camuffati da creature surreali, il film infila una sorpresa dopo l’altra. Mentre gli Skeksis, ispirati ai sette peccati capitali e rappresentati con mantelli dorati e velluti che ricoprono i loro corpi ormai rinsecchiti che muoiono sotto il peso degli anni e delle congiure di palazzo, con la pelle che si disfa, ai cui ordini è un esercito di immensi granchi corazzati, e i Mistici sembrano vegliardi lucertoloni che vanno a passo di cammello, Jen e Kira fanno incontri sensazionali: fiori che volano, piante che camminano, tribù di nani buontemponi, ruderi di scomparse civiltà, popoli fatti schiavi, rettili e insetti incredibili.

Dark Crystal (1982) fim henson ozAttraversano insomma un Museo fantastico in cui gli incubi infantili s’intrecciano a dotte sofisticherie (innumerevoli sono i suggestivi richiami figurativi a Hieronymus Bosch, Pieter Brueghel o Max Ernst). Con tuffi al cuore ma anche soavi parentesi, e un gusto del grottesco che dà un’originale espressività agli abitanti di questo capriccioso bestiario, raccogliendo la preziosa lezione di Ray Harryhausen.

Noto fin da quando a Venezia, nel lontano 1965, vinse un premio alla Mostra del documentario (ma già il suo Time Piece era un’opera sperimentale), l’americano Jim Henson, all’epoca 47enne, impiegò ben cinque anni a realizzare Dark Cristal insieme a Frank Oz (un cognome che è già tutto un programma …), all’illustratore fantasy inglese e concept artist Brian Froud (scelto dopo aver visto alcuni suoi dipinti sul volume Once Upon a Time del 1975 e che avrebbe successivamente lavorato nuovamente coi due nel 1986 per Labyrinth – Dove tutto è possibile) e ad una schiera agguerrita di animatori e tecnici, esperti di elettronica e di effetti speciali, capaci di dar vita ad animatronics all’avanguardia.

Costato 25 milioni di dollari, ne portò a casa solo 45 milioni (anche a causa delle lamentele dei genitori e della concorrenza di E.T. l’extra-terrestre), un risultato piuttosto al di sotto delle aspettative e che quasi sicuramente decretò la morte di qualsiasi progetto di un sequel. Sorprendentemente, non raccolse alcune premio (a parte il Grand Prix ad Avoriaz), ma restò comunque un bel passo avanti rispetto agli spettacoli coi simpatici Muppets, grazie ai quali Jim Henson aveva ottenuto negli Stati Uniti una grande popolarità.

In definitiva, Dark Crystal resta un lungometraggio personalissimo nel segno visivo, in cui l’invenzione grafica si accompagna ad antiche memorie sepolte nell’inconscio e ad un estroso senso dello humour, che piacerà ancora oggi molto a chi è ancora capace di stupirsi. Vedremo se la serie prequel Dark Crystal: La resistenza voluta da Netflix e in uscita nel 2019 sarà all’altezza.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Dark Crystal: