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Voto: 6/10 Titolo originale: The Crazies , uscita: 16-03-1973. Budget: $275,000. Regista: George A. Romero.

Recensione story | La città verrà distrutta all’alba di George A. Romero

09/03/2020 recensione film di William Maga

Nel 1973 il regista portava avanti la sua idea di cinema politico e sociale con un horror virale dal budget ristretto, ma girato con grande mestiere

La città verrà distrutta all'alba di George A. Romero

Se viene principalmente ricordato (giustamente) come il ‘papà’ del moderno sottogenere degli zombie movie, George A. Romero ha in carriera realizzato – tra un classico e l’altro – anche qualche film horror dal soggetto differente, talvolta dimenticabili, come nel caso di La stagione della strega (1972), storia di casalinghe solitarie che ricorrono alla stregoneria per blandire la loro noia. Nel 1973, il regista girava invece La città verrà distrutta all’alba (The Crazies), mentre stava lentamente cominciando a realizzare di avere una storia particolare da voler fortemente raccontare (cinque anni più tardi sarebbe arrivato Zombi). Così, il film si dipana come un’opera che maschera i tradizionali non morti da infetti, sventurate vittime di un virus che li ha fatti impazzire e diventare estremamente violenti.

La città verrà distrutta all'alba di George A. Romero posterAl di là della mancanza di cospicue quantità di sangue, il messaggio di La città verrà distrutta all’alba è allineato sostanzialmente al commento sociale che avrebbe contraddistinto Il giorno degli zombi nel 1985. Entrambi includono infatti aspre critiche al modo di agire del governo, alla mancanza di controllo e di preparazione militare implementate in situazioni di emergenza e allo scarso rispetto da parte dei membri dell’esercito per la scienza in una situazione di legge marziale.

Entrambi i titoli mostrano altezzosi uomini dell’esercito che non tengono minimamente conto del consiglio avveduto di scienziati esperti pur di sostenere e imporre il loro controllo militare, portando – come naturale conseguenza – al caos assoluto.

Lo scenario in cui si svolge La città verrà distrutta all’alba è decisamente familiare per chi conosce il cinema di George A. Romero: siamo nei territori agricoli della Pennsylvania, in una piccola città americana piena di zoticoni e di masse facilmente influenzabili. Un aereo militare si schianta alla periferia della cittadina, rilasciando un’arma biologica altamente contagiosa chiamata “Trixie” (il titolo originale era Code Name: Trixie) nell’acqua della zona, condannando di fatto gli abitanti a una rapida e devastante esposizione.

Le vittime diventano in breve tempo dei pazzi deliranti, comportandosi in uno spettro che va dall’euforico all’ultra-violento. Quando i sintomi iniziano a manifestarsi, i militari decidono di prendere in mano la situazione e dichiarano la legge marziale, chiudono la città e posizionano una barricata per due miglia intorno all’area per impedire la fuga a chiunque, circoscrivendo così anche la diffusione della malattia. La quarantena è tenuta d’occhio dall’alto da un bombardiere, in attesa di far piovere bombe nucleari se l’infezione dovesse avvicinarsi troppo al perimetro.

Anche gli eroi sono tipi ben consolidati nei film di George A. Romero, un piccolo gruppo di intraprendenti sopravvissuti che ne sanno abbastanza da riuscire a evitare sia i militari che le altre persone, infette o meno. La recitazione è a volte assurda e sopra le righe, ma cosa ci si può aspettare da una pellicola low budget di exploitation degli anni ’70? Il pompiere part-time David (W.G. McMillan) e la sua ragazza incinta, l’infermiera Judy (Lane Carroll), si uniscono allo scontroso amico Clank (Harold Wayne Jones) per sfuggire alle autorità e all’infezione. Sembrano essere immuni a Trixie, ma mentre si muovono diventa via via evidente che non lo sono affatto. Insieme a loro ci sono anche Artie (Richard Liberty) e Kathy (Lynn Lowry), una coppia padre-figlia la cui relazione prende una svolta inquietante quando il morbo li colpisce, lasciandoli suscettibili a impulsi incestuosi.

La città verrà distrutta all'alba di George A. Romero 1973 Lane Carroll, Richard Liberty e Will MacMillanNel frattempo, in città, i sempre urlanti scienziati cercano di affrettarsi per trovare una cura, ma i militari non hanno ancora le attrezzature necessarie per aiutarli. L’inefficiente capacità decisionale dell’uomo al comando, il maggiore Ryder (Harry Spillman), porta il colonnello Peckem (Lloyd Hollar) a subentrargli per portare ordine alla situazione, sebbene le arroganti azioni della burocrazia militare messe in campo prima del suo arrivo lo lascino con non poche gatte da pelare.

I suoi uomini bruciano i corpi degli infetti (non diversamente da quanto accadeva coi cadaveri degli zombi alla fine di La notte dei morti viventi), depredandoli del denaro in eccesso prima di avvolgerli nelle fiamme.

Le strade sono – comprensibilmente – attraversate dal panico; un prete si brucia vivo per protesta (una chiara allusione all’auto-immolazione del monaco vietnamita Thich Quang Duc nel 1963), anche se non è chiaro se si stia comportando in quel modo per dimostrazione o come reazione al virus. I civili protestano per il modo in cui vengono trattati, ma non si può ragionare civilmente col potere insensibile e guidato dalla cieca autorità dei soldati con le maschere a gas – come ben dimostrato quando il principale scienziato esperto di Trixie dell’esercito viene scambiato per un civile e nonostante le sue proteste viene gettato in una stanza zeppa di rabbiosi infetti. Il finale, altrettanto prevedibilmente, è tutt’altro che happy e, come al solito, beffardo.

La sceneggiatura di La città verrà distrutta all’alba – scritta dallo stesso regista su un’idea di Paul McCollough (The Mad People) – crea un po’ di confusione sul fatto che Trixie sia o meno un “virus” o una “arma batteriologica”. Il film si riferisce a Trixie come entrambi i tipi di contaminazione, ma ovviamente i batteri non sono un virus, o viceversa. Quindi un minuto prima gli scienziati del governo si preoccupano per il vaccino, il minuto seguente stanno parlando di chiedere degli antibiotici. Se questo sia stato o meno un dettaglio intenzionalmente voluto da George A. Romero per illustrare la caotica gestione della situazione da parte dell’esercito non è dato sapersi, anche se è possibile che non si sia molto documentato in fase di scrittura. Sebbene siamo portati a credere che i militari e gli scienziati nella zona di quarantena siano teste calde e talvolta incompetenti, è difficile che siano così tanto incompetenti.

La città verrà distrutta all'alba di George A. Romero 1973E comunque, non si può certo stare a guardare il pelo nell’uovo con questo tipo di film giusto? Indipendentemente dal clamore di La notte dei morti viventi alcuni anni prima, George A. Romero non aveva affatto monetizzato quel successo, crescendo in termini di notorietà personale, non certo a finanze. Per La città verrà distrutta all’alba ottenne un budget di soli 270.000 dollari.

Girando a Evans City e Connoquenessing, in Pennsylvania, il regista fece forte affidamento su comparse volontarie per interpretare la masnada di infetti impazziti, compresi alcuni ragazzi delle scuole superiori chiamati a interpretare i militari che indossano le tute bianche e le maschere a gas. Fu poi estremamente fortunato quando i pompieri del luogo diedero fuoco a una vecchia fattoria abbandonata per una esercitazione, così che potè approfittarne per alcune scene necessarie. Altrimenti, tali effetti pirotecnici sarebbero stati al di là delle sue risorse (a dirla tutta, non ebbe sul set nemmeno uno stuntman).

Notoriamente, George A. Romero era un maestro nel cavare il sangue dalle rape e fare di necessità virtù. Con l’eccezione di La terra dei morti viventi (2005), ogni sui film ha potuto contare su finanziamenti minimi, ma non per questo lo stile visivo o le intuizioni ne hanno risentito, sia in termini di composizione che negli effetti pratici. Inoltre, il montaggio mescola i valori di una produzione di serie B (o C …) infondendogli un ritmo frenetico, a volte eccessivamente instabile. Ma proprio il montaggio serratissimo potrebbe essere una delle ragioni principali per (ri)vedere La città verrà distrutta all’alba, in particolare una scena che salta avanti e indietro tra il brainstorming di alcuni ufficiali e l’esecuzione dei loro preparativi.

Gli shock visivi ridotti e una produzione palpabilmente al risparmio risaltano comunque meno del previsto grazie alla bravura di George A. Romero, che, oltre ad essere stato un maestro dell’horror, è anche stato un maestro nel mascherare i limiti imposti ai suoi film attraverso la sua ingegnosità come montatore. Anche se ha rubato da se stesso per arrivare alla trama e ai temi trattati in La città verrà distrutta all’alba, questo film minore del 1973 merita un posto di rilievo nella sua produzione.

Da segnalare anche l’omonimo remake del 2010 diretto da Breck Eisner, meno politico ma ugualmente dignitoso.

Di seguito il trailer internazionale: