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Voto: 7/10 Titolo originale: Bloodsport , uscita: 26-02-1988. Budget: $1,500,000. Regista: Newt Arnold.

Recensione story | Senza esclusione di colpi di Newt Arnold

24/02/2020 recensione film di Francesco Chello

Nel 1988, il giovane campione belga Jean-Claude Van Damme irrompeva al cinema da protagonista in uno dei migliori film sui tornei di arti marziali di sempre

Senza esclusione di colpi (1988) Jean-Claude Van Damme film

Il prossimo 18 ottobre sarà il 60° compleanno di Jean-Claude Van Damme. Un traguardo da celebrare per un’icona del cinema action e marziale, status conquistato a prescindere da una questione generazionale, se poi siete cresciuti nei suoi anni d’oro beh, you know what i mean. Io quegli anni li ho vissuti, ma ho cercato di approcciare la cosa nel modo più professionale e distaccato possibile, così ho scritto questo pezzo pigiando fortissimo ogni lettera con un Dim Mak e l’ho inviato in redazione con un calcio volante.
Volendo iniziare a raccontarvi il suo curriculum non si può non iniziare da Bloodsport, arrivato in Italia col più articolato Senza Esclusione di Colpi. Una scelta obbligata visto il suo significato per JCVD stesso, per la sua carriera, per il cinema d’arti marziali e per il filone che avrà inizio di lì a poco.

Senza esclusione di colpi di Newt Arnold film posterJean-Claude Van Varenberg nasce e cresce in Belgio, dove si costruisce un background fatto di svariate arti marziali – Shōtōkan Karate, Kickboxing, Taekwondo, Muay Thai – che gli portano trofei e vittorie in parecchie competizioni, ma anche bodybuilding (con altre vittorie e trofei) e danza classica, un mix di discipline che renderà il suo stile fondamentalmente speciale. Nel 1982 decide di partire alla volta degli Stati Uniti insieme all’amico d’infanzia Michel Qissi, il sogno è quello di sfondare nell’industria cinematografica.

Negli States cambia più di un lavoro per mantenersi, conosce Chuck Norris ed intanto ha i primi approcci col mondo del cinema trovando qualche ingaggio come comparsa e stuntman – partecipa, ad esempio, a Missing in Action (Rombo di Tuono) e va vicinissimo ad essere la creatura nel cult Predator, per il quale viene assunto e poi licenziato in corso d’opera in seguito a dissidi con la produzione (il suo racconto dell’esperienza).

Nel 1986 arriva il primo ruolo vero e proprio in No Retreat, No Surrender (Kickboxers – Vendetta Personale) in cui interpreta Ivan Krashinsky, l’antagonista russo che finisce per essere facilmente la cosa migliore del film arrivando a farti tifare per il villain nell’incontro finale. La svolta arriva grazie alla mitica Cannon, leggenda vuole che JCVD abbia improvvisato un piccolo showcase dei suoi numeri davanti al boss della compagnia Menahem Golan (c’è chi dice in un parcheggio, chi in ufficio, chi in un ristorante), il quale rimase chiaramente impressionato dal belga messo sotto contratto seduta stante.

E arriviamo così al nostro argomento di oggi, quel Senza esclusione di colpi che assume un’importanza capitale per la carriera di Jean-Claude trattandosi del primo ruolo da protagonista assoluto. La storia viene scritta da Sheldon Lettich, che sarà determinante quindi per la carriera di JCVD e col quale instaurerà una lunga amicizia che li vedrà collaborare in Lionehart, Double Impact, The Hard Corps e The Order (tutti diretti da Lettich che dei primi tre firma anche lo script), oltre che in The Legionary di cui Lettich realizza la sceneggiatura.

Qualche anno prima, Lettich aveva fatto la conoscenza di Frank Dux, grande artista marziale (conoscitore, tra le altre cose, del ninjutsu) nonché suo istruttore, a cui finirà per dare un ruolo in Firefight, cortometraggio del 1983. Lettich decide di scrivere una sceneggiatura basandosi su alcuni racconti del suo insegnante e amico. Frank Dux ha una storia importante alle spalle, ma anche qualche tendenza ad essere megalomane e mitomane; sarà lo stesso Lettich, qualche anno dopo, a dichiarare di aver scoperto che una parte di quei racconti erano inventati e/o romanzati.

Fatto sta che, a prescindere dalla sua veridicità, il racconto di un atleta occidentale che decide di sfidare la sorte partecipando al famigerato Kumite, un torneo di arti marziali in cui tutto è permesso, dalla tradizione storica ma soprattutto segreto, si presta incredibilmente bene ad una trasposizione cinematografica. Il film, quindi, si pone come tratto da una storia ‘vera’, con tanto di didascalie finali in cui si celebra il presunto score di Frank Dux al Kumite; Dux che partecipa al progetto in veste di fight coordinator e di allenatore personale di Jean-Claude Van Damme, che viene sottoposto ad una preparazione di tre mesi che quest’ultimo definirà come una delle più impegnative della sua vita. Dux e JCVD scriveranno insieme il soggetto di The Quest (La Prova) del 1996, esordio alla regia del belga.

Senza esclusione di colpi (1988) JCVDQualcuno dirà che, visto oggi, Senza esclusione di colpi risulta un film un po’ grezzo, magari povero, che mostra i suoi anni. Io lo trovo ancora oggi, nonostante tutto, tremendamente efficace e, soprattutto, uno dei migliori film su tornei a sfondo marziale di sempre. La sacralità del torneo, partecipanti da tutto il mondo che si mettono in evidenza attraverso una serie di tecniche, stili e discipline diverse ed assolutamente personali. Una moltitudine di botte e di incontri. Un villain di peso.

E, naturalmente, un protagonista capace di svettare tra su tutto questo. Inoltre, alcuni film andrebbero giudicati anche per la componente emotiva e Senza Esclusione di Colpi riesce a fare una leva incredibile su una sensazione: il fomento. Non è un caso che venga spesso citato come fonte di ispirazione da veri artisti marziali ed atleti cresciuti in quel periodo, oppure da attori marziali come Scott Adkins, cresciuto col mito di Jean-Claude Van Damme che arriverà ad avere il suo ‘Bloosport personale’ nel terzo (incredibile) capitolo della saga di Undisputed.

JCVD è quindi il fulcro di Senza Esclusione di Colpi, magari ancora un po’ acerbo sul versante attoriale, riesce a compensare con evidente entusiasmo, presenza scenica ed incredibili doti fisiche e atletiche. Motivato e tirato a lucido, porta sullo schermo quelle che saranno le caratteristiche prepotenti ed il tratto distintivo che contraddistingueranno il suo periodo d’oro. Fisico scultoreo abbinato ad un’eleganza ed elasticità di un ballerino, potenza e acrobazie, un mix capace di rendere il suo stile unico e spettacolare.

Repertorio completo, fatto di incredibili calci volanti, colpi perentori, la sua inimitabile epic split (eseguita ben sette volte in Senza esclusione di colpi), senza dimenticare lo sguardo da pazzo con urla a corredo – su cui lui stesso si troverà a ironizzare negli anni, a maturità acquisita. Il tutto unito ad un temperamento che buca lo schermo, il suo è furore, Jean-Claude Van Damme ha il fuoco negli occhi, una fame ambiziosa, voglia di emergere.

La sua esplosione non solo porta una ventata d’aria fresca nel cinema marziale (e successivamente action di più ampio respiro) che grazie a lui raggiunge il cosiddetto next level, ma darà vita ad un vero e proprio filone di copie ed emulatori; di lì a poco scoppierà la JCVD mania, una lunga serie di produzioni (spesso a basso costo) che non raggiungeranno mai il livello del prototipo ma faranno bene al genere ed a chi, come il sottoscritto, ha una passione per questo tipo di cinema.

Senza esclusione di colpi (1988) Bolo YeungIl suo Frank Dux gode di un minimo di caratterizzazione da parte di Sheldon Lettich, viene mostrato il suo presente militare ed il suo passato – attraverso un flashback che con i suoi undici minuti risulta uno dei più lunghi di sempre. E ancora, la famiglia Tanaka, la tragedia del figlio, la legacy da portare avanti, l’allenamento e la preparazione all’evento della vita. Le arti marziali intese come scienza capace di fondere mente, corpo e spirito. C’è tempo per mostrare diverse skills come il Dim Mak (o ‘tocco della morte’, con cui frantuma solo l’ultimo mattone della fila) o il trucchetto della moneta, roba che tra l’altro il vero Frank Dux sapeva fare sul serio.

Un film di questo tipo ha bisogno di un cattivo all’altezza, cosa che Senza Esclusione di Colpi trova puntualmente in Bolo Yeung, intuizione decisamente vincente. Yeung nasce in Cina nel 1946 come Yang Sze, campione di bodybuilding ed artista marziale, studente di Bruce Lee col quale lavora in Enter the Dragon (I 3 dell’Operazione Drago), da cui preleva il suo nome d’arte Bolo, appunto, come il suo personaggio in quel film. Enter the Dragon che viene citato più volte in Senza esclusione di colpi, su tutte la battuta di Chong Li (‘Bricks don’t hit back’) quasi identica a quella pronunciata da Bruce Lee a suo tempo (con ‘bricks’ al posto di ‘boards’).

Il suo Chong Li ha gli elementi giusti, non si fa scrupoli di ammazzare l’avversario (provocando lo sdegno dei giudici), gestualità marcata e fisico prorompente, la faccia da cattivo e quell’aura di imbattibilità che renderà più avvincente uno scontro finale che lascia il segno, col canovaccio classico del protagonista che prima le prende e poi si riscatta alla grande nonostante un handicap procuratogli con l’inganno. Bolo Yeung lavorerà ancora con Van Damme (e con Lettich) in Double Impact del 1991, Chong Li resta un character con cui verrà identificato negli anni, non a caso in Bloodfight del 1989 interpreta un certo Chang Lee mentre nei due Tiger Claws (1991 e 1996) il suo personaggio si chiama semplicemente Chong.

La particolarità di Senza esclusione di colpi, come dicevo, è quella di puntare su una moltitudine di contendenti. Per quanto protagonista e antagonista rubino la scena, non ci si focalizza solo sui loro incontri, ma su una buona dose di match che permettono di delineare gli altri fighters a beneficio dello spettacolo. In pratica, ci si picchia dall’inizio alla fine. Gli atleti si differenziano per provenienza e stile, dal pittoresco Morra (Eric Neff) ed il suo portamento scimmiesco, al muay thai di Paco (Paulo Tocha, vero atleta e campione della disciplina), passando per il gigantesco Pumola (David Ho), l’esotico Hossein (Bernard Mariano, che durante il match con Jean-Claude Van Damme perde sul serio conoscenza dopo essere stato colpito da una gomitata del belga), o lo stuntman e artista marziale Yu-Shu Wu nel ruolo di uno dei lottatori senza nome – a cui viene chiesto di moderare il tono del suo repertorio in modo da non oscurare ma far risaltare maggiormente la prestazione di JCVD.

Tra di loro c’è spazio per una particina del fidato Michel Qissi, che partecipa ad uno dei primi match nei panni di Parades, in tempo per farsi spaccare una gamba da Chong Li con annessa fuoriuscita dell’osso; Qissi passerà alla storia in Kickboxer, secondo grande successo di Van Damme, in cui scrive il nome di Tong Po (accreditato addirittura come ‘himself’) nell’albo d’oro dei migliori villain, a dispetto di una carriera che purtroppo non gli riserverà altre soddisfazioni.

Senza esclusione di colpi (1988) Leah AyresNon mancano personaggi positivi che orbitano intorno Frank Dux. A cominciare da Jackson, ispirato all’ex biker e praticante jujistu Richard Robinson, nella finzione è l’unico personaggio partecipante al Kumite che non utilizza nessun tipo di arte marziale; classico personaggio spalla del protagonista – fanno amicizia giocando al videogame Karate Dô, omone animalesco ma dall’animo buono, affidato alla presenza esuberante di Donald Gibb, che non è il fratello rozzo dei Bee Gees e che sicuramente ricorderete nei panni di Ogre nella saga La Rivincita dei Nerds.

Leah Ayres è Janice, giornalista e love interest di Jean-Claude Van Damme, con cui finisce a letto più velocemente del knock out a tempo record registrato da Dux sul tappeto del torneo. C’è persino un futuro premio Oscar come Forest Whitaker, che insieme a Norman Burton dà la caccia a Dux per conto dell’esercito salvo poi finire per fare il tifo per lui nel corso del Kumite.

A Roy Chiao, anche lui in I 3 dell’Operazione Drago oltre che in Indiana Jones e il Tempio Maledetto, il ruolo di Tanaka, sensei e mentore di Frank Dux. Cameo per Mark DiSalle che sale a bordo come producer e che legherà il suo nome ad un altro cult di JCVD co-dirigendo (con David Worth, che di Senza esclusione di colpi cura la fotografia) il già citato Kickboxer, una delle due uniche regie nella sua carriera insieme a Perfect Weapon (forse il migliore film di Jeff Speakman).

La regia viene affidata a Newt Arnold, una lunga esperienza come Second Unit Director o Assistant Director che include titoli del calibro di Il Padrino parte II, I Goonies, Sorvegliato Speciale, The Abyss e Blade Runner. Arnold nel suo ricco bagaglio probabilmente non ha la visione per il cinema fight, poco male considerando che quel protagonista e la sua performance agonistica funzionano praticamente da soli, le scene dei combattimenti restano impresse nella mente dello spettatore.

Un progetto che a un certo punto sembra quasi naufragare, con Golan che lo trascura mettendolo da parte e Jean-Claude Van Damme che si prodiga in prima persona occupandosi (non accreditato) del montaggio finale e spingendo affinché avesse finalmente la sua release, che arriva quasi due anni dopo le riprese, avvenute in gran parte a Hong Kong nell’ottobre del 1986.

Senza esclusione di colpi (1988) Jean-Claude Van DammeSenza Esclusione di Colpi esordisce nelle sale statunitensi il 26 febbraio del 1988, realizzato con un budget di 1 milione e 100 mila dollari, arriverà ad incassarne quasi 12 in tutto il mondo, senza dimenticare l’home video che porterà numeri importanti.

In Italia ci arriva con ritardo, nel 1990, recuperato in seguito al grande successo di Kickboxer, ancora lui. Verranno realizzati tre sequel tra il 1996 ed il 1999, nessuno di essi con JCVD o il personaggio di Frank Dux; l’unico collegamento è il Kumite (oltre che la presenza di Jackson / Gibb nel secondo capitolo), tre film interpretati dal validissimo Daniel Bernhardt (che qualcuno al tempo definì il ‘Jean-Claude Van Damme svizzero’), nessuno che si avvicina al capostipite, ma se vi piace il genere dategli comunque un’occhiata (specie al secondo), poi magari approfondiremo in un’altra circostanza.

Kumite che è al centro anche di una specie di un piacevole spin-off non autorizzato, Lady Bloodfight del 2016,  in cui Amy Johnston combatte in una versione femminile del famoso torneo. Bloodsport sarà, per stessa ammissione del creatore John Tobias, ispirazione del celebre videogame Mortal Kombat, col personaggio di Johnny Cage delineato pensando proprio a JCVD.

Al 18 ottobre manca ancora un po’ di tempo, ma se volete dare il giusto inizio a una marcia di avvicinamento celebrativa, il mio consiglio è di partire da Senza esclusione di colpi. Fate un salto al Kumite, mi raccomando fatelo da spettatori, ci dispiacerebbe perdere lettori sul suo tappeto insanguinato. Piazzatevi tra il pubblico. E godetevi la nascita di una leggenda.

Di seguito il trailer internazionale di Senza esclusione di colpi: