Voto: 7/10 Titolo originale: Take Shelter , uscita: 30-09-2011. Budget: $5,000,000. Regista: Jeff Nichols.
Recensione story: Take Shelter di Jeff Nichols (2011)
04/06/2020 recensione film Take Shelter di William Maga
Michael Shannon e Jessica Chastain era i protagonisti di un dramma post-apocalittico che ribaltava il genere e il ruolo del pater familiae a Hollywood
All’interno del grande armadio degli stereotipi hollywoodiani, non ce ne sono molti tanto usati o di lunga durata quanto quello del ‘padre protettivo’. Sia che una trama contenga disastri apocalittici, invasioni aliene o malvagi terroristi, il legame tra il patriarca e la sua famiglia è sufficiente per ispirare grandiose ed eroiche imprese. Questi uomini – siano essi il divorziato e perdente Tom Cruise di La Guerra dei Mondi, lo scienziato Dennis Quaid in L’alba del giorno dopo, o persino il John McClane di Die Hard – sono protagonisti per cui fare il tifo mentre soddisfano gli istinti primordiali del garantire assistenza, sicurezza e protezione ai loro cari.
Anche se all’inizio potrebbe non sembrare, uno dei maggiori pregi del dramma psicologico Take Shelter di Jeff Nichols (che tornava dietro alla mdp a quattro anni dall’esordio Shotgun Stories del 2007) risiede nella sua intelligente sovversione di questo cliché, che mette sulla rotta di collisione la concezione classica della narrazione con un potente sottotesto psicologico.
Il muratore Curtis LaForche (Michael Shannon) vive una vita tranquilla e piacevole con sua moglie (Jessica Chastain) e sua figlia nelle zone rurali dell’Ohio, fino a quando un giorno non comincia ad essere afflitto da terribili incubi riguardanti l’imminente fine del mondo. Queste visioni sono davvero agghiaccianti, piene di immagini portentose e inquietanti di una pioggia battente di petrolio, morie di uccelli e aggressori violenti e senza volto.
Convinto che una tale sciagura si stia davvero preparando all’orizzonte, diventa ossessionato dalla costruzione di un rifugio sicuro nel suo giardino, cominciano a sviluppare parallelamente tutti i sintomi distruttivi, antisociali e auto-ingannatori della schizofrenia paranoica.
La motivazione che spinge l’uomo ad agire ostinatamente è quella di garantire la sicurezza della sua famiglia, ma le sue argomentazioni sono debolissime. C’è da dire che, se solitamente si tratterebbe di un ‘difetto’ ritrovabile in altri personaggi di questo tipo, stavolta gli impulsi ossessivi del John Matrix di Commando, del Bryan Mills di Io vi troverò o degli innumerevoli altri interpretati in carriera da Harrison Ford, vengono proiettati sotto una luce completamente nuova.
Quei padri sapevano bene cosa fare, perché vivevano in mondi semplici, governati da ideali ancora più semplici. Invece, l’America di Curtis sta affrontando la propria ‘apocalisse economica’, in cui un lavoro perso non solo minaccia di mandare in rovina finanziaria una famiglia, ma diviene un potenziale pericolo personale, senza la rete di sicurezza dell’assicurazione medica. E poi ci sono i prestiti rischiosi e le notizie allarmanti di spargimenti di cloro nell’aria, fattori che erodono ulteriormente l’autorità dell’uomo sul potenziale benessere della sua stessa famiglia.
Michael Shannon (al tempo noto per la serie Boardwalk Empire) offre una prestazione straordinaria nei panni del tormentato protagonista, donando alla sua mascolinità ‘compromessa’ una tensione sobria e repressa.
All’inizio, Curtis è in stato di completa negazione, ma presto tenta di prendersi cura della sua ‘condizione’ in modo pragmatico, competente e completamente fuorviato, mentendo a sua moglie sugli incubi e facendo spallucce alle convulsioni a tarda notte. Tuttavia, mentre la sua paranoia prende sempre più il sopravvento, la mascella dell’attore si stringe in uno misera, disperata smorfia – che rende i suoi improvvisi episodi schizofrenici totalmente disarmanti e, in un caso, estremamente inquietanti.
Anche se Take Shelter è pieno di momenti agghiaccianti tipici dell’horror psicologico, sono i piccoli dettagli domestici a donare al film – costato 5 milioni di dollari (ma ne ha incassati solamente 3 …) – quel tocco in più. Il regista e sceneggiatore Jeff Nichols trascorre del tempo a descrivere l’unità familiare al centro della vicenda – inclusa la figlia sorda di Curtis, per il cui benessere i due genitori hanno imparato il linguaggio dei segni e si occupano dei costosi interventi chirurgici di impianto cocleare – prima di sconvolgere il paradigma.
Una base così solida si poggia sulle spalle di Michael Shannon e la relativamente sconosciuta allora Jessica Chastain (Il Debito), entrambi superbi in tutto e in particolare durante la strana, evocativa sequenza di chiusura di Take Shelter, in cui la famiglia affronta i problemi del padre dall’interno del rifugio anti uragano.
Tuttavia, questo lavoro di costruzione viene quasi annullato da un finale spiazzante e confondente. Tonalmente anticonformista e per niente insignificante nelle sue implicazioni, è una conclusione che potrebbe fare amare o detestare profondamente il film di Jeff Nichols a molti spettatori, e che ispira di sicuro una buona parte delle discussione post-visione. È anche una specie di falsa pista. Uno pseudo colpo di scena o un doppio bluff che può ancora essere riallacciato ai temi portanti della malattia mentale e dell’unità familiare.
Sfortunatamente, è un ‘buco nero’ e potrebbe spingere Take Shelter fuori dalla rotta verso la grandezza. In effetti, il film è un vero tributo alla New Hollywood; fa riferimento a Terrence Malick nella sua fotografia strabiliante (ad opera di Adam Stone), a Martin Scorsese nel suo interesse per la mascolinità, mentre la sua trama sposa la paranoia di La conversazione con la cieca ossessione di Incontri ravvicinati del Terzo Tipo e le premonizioni angoscianti e inascoltate di La zona morta. Tutto questo, con in più un tocco contemporaneo, che cerca di dire tanto sul ‘maschio americano’ quanto sullo stato attuale degli Stati Uniti.
Sia che raggiunga tale obiettivo o meno, Take Shelter riesce comunque in qualcosa di sufficientemente impressionante. Prende temi psicologici familiari – troppo spesso applicati solo a personaggi femminili isterici – e li sposta sul pater familiae. Nel farlo, non solo dice molto sul ruolo della paternità nella società, ma anche nei film hollywoodiani.
Di seguito il trailer internazionale di Take Shelter:
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