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Titolo originale: Dressed to Kill , uscita: 25-07-1980. Budget: $6,500,000. Regista: Brian De Palma.

Recensione story | Vestito per Uccidere di Brian De Palma

22/08/2019 recensione film di William Maga

Nel 1980, l'allora 40enne regista dirigeva Angie Dickinson e Michael Caine in un thriller erotico denso di novità per il suo cinema

Angie Dickinson Vestito per Uccidere (1980)

Che Brian De Palma sappia giostrare la cinepresa come un prestigiatore è un fatto acquisito, a dirla tutta, il suo Home Movies – Vizietti familiari del 1979 aveva largamente deluso. Il filmmaker, allora 40enne, torna però già nel 1980 sulle scene con l’attesissimo e gettonatissimo (in America e altrove) Vestito per Uccidere (Dressed to Kill), che costituisce forse un qualche apprezzabile risarcimento per le schiere di giovani e vecchi «aficionados» del cineasta americano e, soprattutto, delle sue personalissime invenzioni intrise variamente di angosciose vicende e di eventi sanguinosi.

Vestito per Uccidere de plama 1980 posterOvvero, quei thriller che, se pure tradiscono la loro ascendenza hitchockiana, si dispiegano poi, con l’estro tutto autonomo di Brian De Palma, in quelle zone enigmatiche della torva quotidianità o del fiammeggiante irrazionalismo. Vestito per Uccidere mette in campo, inoltre, molteplici elementi di novità per il suo cinema: il sofisticato erotismo, la dissennata violenza, un malessere sottile che crepitano sotterranei sin dalle prime sequenze del film, per dilagare infine scopertamente con fin troppo compiaciuta spettacolarità. Parliamo non a caso di erotismo, perché di questo si tratta e non di pornografia – come qualche ostinato bacchettone ha frainteso all’epoca. La prima parte, infatti, con la radiosa maturità della protagonista Angie Dickinson (sebbene le scene di nudo siano state ‘delegate’ qui a una controfigura più acerba), sorretta da un’intensità espressiva e drammatica davvero ammirevole, contiene verosimilmente il meglio del collaudato mestiere e del talento trasfiguratore di Brian De Palma.

A suo tempo, quando Vestito per Uccidere uscì con immediato, travolgente successo sugli schermi newyorkesi e londinesi, taluni gruppi femministi più agguerriti accusarono il regista e tutti i suoi collaboratori di «mercificare» il sesso e di speculare ancora retrivamente sull’ostentazione strumentale della donna-oggetto. In questo caso specifico, tuttavia, va detto che, forse per eccesso di zelo, le signore in questione presero un macroscopico abbaglio. Non soltanto Brian De Palma non profitta, né si compiace di certi giochi erotici piuttosto morbosi, ma semmai li inserisce nel racconto di Vestito per Uccidere proprio per spiegare — riuscendoci — certi evidenti squilibri della patologia del vissuto. Eppoi le stesse cose, rappresentate con pari maestria dalla regista Karen Arthur sia nello splendido Legacy del 1975 sia nel più discutibile Mafu (una terrificante storia d’amore) del 1976 non sollevarono obiezioni di sorta da parte di nessuno. Soltanto per il fatto che Karen Arthur fosse una donna? A maggior ragione si tratterebbe di un addebito tutto pretestuoso, che il film di Brian De Palma davvero non merita(va).

Nancy Allen in Vestito per Uccidere (1980)La componente erotica, del resto, serve soltanto da innesco e, se si vuole, da «terreno di coltura» per la vicenda vera del film che, per sintomi e sobbalzi progressivi si immerge poi nelle cruente gesta di un anonimo psicopatico. Detto in breve, un’inquieta signora borghese (Angie Dickinson) viene orrendamente massacrata a rasoiate in un ascensore dopo un furtivo e furioso incontro d’amore con uno sconosciuto adescato in un museo e in seguito risultato affetto da sifilide. La macchina poliziesca interviene soltanto grazie alla vaga testimonianza di una prostituta d’alto bordo (Nancy Allen), incappata per caso nel fattaccio. Quindi, le cose si complicano ulteriormente con le intrusioni di altri personaggi — il medico personale della donna assassinata (Michael Caine), il figlio della stessa signora e varie apparizioni di minacciosi individui che cercano di ammazzare anche la prostituta — fino al non troppo imprevedibile colpo di scena finale.

Il lungometraggio segue ora la falsariga dell’acuta suspense e dei trabocchetti narrativi dell’hitchockiano Psyco, ora si stempera un po’ affannoso nelle tipiche scorribande del racconto d’azione venato anche di azzardose ipotesi parapsichiatriche, ma nell’insieme, diremmo, trova la sua forma più compiuta proprio nella parte iniziale, quando l’evocazione della tragedia traspare per impercettibili eppur calibrati segni e non viene urlata o mimata ripetutamente come nel prosieguo e nel consolante lieto fine della vicenda. Musicato dal nostro Pino Donaggio, splendidamente fotografato da Ralf Bode (premio Oscar nel 1981 per La Ragazza di Nashville) e altrettanto bene interpretato da tutti i membri del cast, Vestito per Uccidere non entrerà nelle Top3 dei migliori film di Brian De Palma, ma la zampata del cineasta dotato si avverte comunque più d’una volta con convincente forza. Difficile credere che dietro ci sia la stessa mano che ha diretto il deludentissimo Domino (la recensione).

Di seguito trovate il trailer internazionale di Vestito per Uccidere: