Home » Cinema » Azione & Avventura » Recensione | The Jurassic Games di Ryan Bellgardt

Titolo originale: The Jurassic Games , uscita: 21-05-2018. Budget: $28,000,000. Regista: Ryan Bellgardt.

Recensione | The Jurassic Games di Ryan Bellgardt

13/06/2018 recensione film di William Maga

Il budget modestissimo e l'assurda idea di base, pur derivativa, non sfociano in un film completamente risibile, che anzi intrattiene con onestà

Può sembrare azzardato e pure un controsenso, ma è possibile che una ‘trashata’ già sulla carta come The Jurassic Games riesca a essere più divertente e soprattutto più onesto di un blockbuster mega-milionario come Jurassic World – Il Regno Distrutto (la nostra riflessione sulla quantità di assurdità presenti nel film di Juan Antonio Bayona)? Risposta: è assolutamente possibile, proprio perchè quello diretto da Ryan Bellgardt (GremlinArmy of Frankensteins) è il tipo di B-movie consapevolmente sopra le righe e assurdo che chiunque vi ci si approcci si aspetterebbe e che alla fine non può deludere se lo si affronta nel modo ‘corretto’. Oh, questo non significa necessariamente che sia un “buon” film e sicuramente non vuol dire che dovreste vederlo a prescindere se non siete nel mood giusto. A tal proposito, il trailer fornisce già tutte le informazioni necessarie. In un paio di minuti vi saranno rivelati tutti gli elementi atti a farvi decidere se The Jurassic Games è adatto alla vostra sensibilità oppure no.

Intorno al 2040 (non è facilissimo essere precisi dal contesto …), l’America ha trovato il modo di saziare l’appetito di sangue e violenza del pubblico dei reality TV scegliendo dieci detenuti del braccio della morte e portandoli in un’arena in cui dovranno vedersela contro i predatori più temibili della preistoria attraverso quattro ‘livelli di gioco’. Chi riuscirà a sopravvivere fino alla fine otterrà la grazia. Gli sventurati non agiranno però fisicamente. I ‘concorrenti’ sono infatti agganciati a dei simulatori di realtà virtuale gestiti dal team  di tecnici della rete, che controllano ogni azione generata dal computer. Tuttavia, chiunque muoia nella simulazione morirà anche subito dopo nel mondo reale attraverso un’iniezione letale automatizzata, proprio come prevede giuridicamente la loro condanna a morte.

Sgombrando subito il campo dagli evidenti e ovvi riferimenti principali di concept con Jurassic Park e Hunger Games o L’Implacbile Anno 2000 – La corsa della morte (collari che fanno esplodere le teste se non si rispettano le regole, presentatore spocchioso che sobilla gli spettatori a casa, manifestazioni per strada di gente stufa di questo gioco spietato, piccoli premi a chi vince il livello ecc.), più di ogni altra cosa, la scelta di ricorrere alla VR è un buon espediente per giustificare parzialmente il motivo per cui i dinosauri sembrano esattamente quello che sono: creazioni animate in CGI. Anche se non possono competere con le controparti che vagano per Isla Nublar della Industrial Light & Magic, l’effetto finale è sorprendentemente buono per una produzione del genere che se la lotta con i prodotti a marchio Syfy e Asylum (quasi meglio che nei documentari del National Geographic). Inoltre, Bellgardt e soci, pur non esagerando con le sequenze più concitate che coinvolgono i dinosauri, non sono andati completamente al risparmio, evitando al contempo di riproporre (omaggiare?) scene o modelli già visti più e più volte nel tempo. Abbiamo così una tigre dai denti a sciabola nuova di zecca invece dell’ennesimo Velociraptor, abbiamo ben tre T-Rex nel finale quando avrebbero potuto accontentarsi di uno soltanto e vengono gettati nella mischia pure triceratopi e brontosauri, anche se il senso di trovare degli erbivori incapaci di attaccare per natura non è ben chiaro. Il punto è che la squadra degli effetti speciali del film ha fatto un lavoro rispettabile.

Ma quindi siamo davanti a una piccola gemma grezza! Beh, non proprio. I set degli interni sono imbarazzantemente spartani, con il riciclaggio dello stesso corridoio che dovrebbe simulare un inestricabile labirinto particolarmente ridicolo. Tuttavia, una produzione dal budget e dall’attenzione ai dettagli davvero infimi avrebbe senz’altro optato per utilizzare un cortile o un parco pubblico. The Jurassic Games porta invece la sua troupe e gli attori tra le dune, sulle rive di un vero lago, tra grosse rocce cadute e pure in una foresta. Come detto, pochi soldi non sempre significa fregarsene proprio del tutto. Discorso un po’ diverso per quanto riguarda la recitazione complessiva del cast, in cui figurano Ryan Merriman (Final Destination 3) e Perrey Reeves (Entourage). Se è normale che i personaggi siano estremamente stereotipati (la tipa tosta, l’asiatico che usa le catene intorno al collo come arma, lo psicopatico che stacca orecchie e morsi, l’hypster padre di famiglia condannato ingiustamente in fondo altruista ecc.) è sufficiente dire che la sceneggiatura lascia ampio spazio a ciascun attore di agire in modo credibile quel tanto che basta per interpretare ruoli del genere in un survival del genere. Il carisma ha giustamente deciso di prendersi una vacanza. Per completezza, si può mettere la mano sul fuoco che ogni comparsa sia invece un amico o un familiare dei realizzatori, dettaglio ricavabile dal distinto aspetto da ‘vicino di casa medio’.

Ricapitolando. Non è particolarmente ‘fuori di testa’. Non è particolarmente splatter (qualche effetto pratico e molta CGI in caso). Non è particolarmente esaltante o innovativo. Eppure chi aspetta con ansia il sesto capitolo di Sharknado e chi non ha inspiegabili pretese da una pellicola di questo tipo, troverà più che tollerabile e finanche piacevole la dose di bislacca povertà messa sul piatto con integerrima integrità. E l’ultimissima immagine fa capire che Ryan Bellgardt e il co-sceneggiatore Galen Christy sono sicuramente fan di Dino-Riders. Cosa volete di più??

Di seguito il trailer originale di The Jurassic Games: