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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Red 11 , uscita: 15-03-2019. Budget: $7,000. Regista: Robert Rodriguez.

Red 11 | La recensione del film horror di Robert Rodriguez (SXSW 2019)

20/03/2019 recensione film di Alessandro Gamma

Dopo i fasti di Alita, il regista texano torna alle origini con un mini-film costato solo 7.000 dollari e girato in 14 giorni, bigino di cinema indipendente creativo che si rivolge ai giovani filmmaker

red 11 film robert rodriguez

Nel corso del recente SXSW di Austin abbiamo avuto l’occasione di assistere dal vivo alla masterclass tenuta da Robert Rodriguez, che ha raccontato come sia effettivamente fattibile realizzare un lungometraggio fatto e finito con un budget minimo, svelando tutti i trucchi del mestiere per riuscirci e tesi a superare le difficoltà date dai tempi ristretti, i ritocchi in corso alla sceneggiatura, la messa in scena improvvisata, la fotografia minimale e gli effetti speciali artigianali, fino alla direzione di un cast di potenziali giovani alle prime armi. A dimostrazione di quanto enunciato in oltre mezz’ora, il filmmaker texano – reduce dall’insuccesso commerciale del costosissimo Alita: Angelo della Battaglia (la nostra recensione), ci ha mostrato in anteprima la sua ultima fatica, Red 11.

red 11 film posterIl progetto ha origini saldamente riconducibili al passato, come ha spiegato Robert Rodriguez stesso. Qualcuno forse sarà a conoscenza che nel 1995 venne dato alle stampe il libro Rebel without a Crew, specie di diario (o di guida spirituale per i filmmaker indipendenti) in cui il regista raccontava le incredibili vicende che lo portarono a racimolare i 7.000 dollari necessari per girare – in soli 14 giorni – quello che contro la sua volontà sarebbe divenuto il suo amatissimo e chiacchieratissimo film d’esordio, El Mariachi (1992). Lo scorso anno, è andato poi in onda Rebel without a Crew: the series, show ‘celebrativo’ in cui a un gruppetto di nuovi registi venivano affidati un budget di 7.000 dollari e 2 settimane di tempo per girare ciascuno un suo lungometraggio, per dimostrare che dopo tutto questo tempo, una ‘follia’ del genere sia ancora possibile, nonostante si viva nell’epoca dei mega blockbuster seriali e dove anche una pellicola indie arrivi ormai a costare somme a sei cifre.

Inizialmente, Red 11 non è nato però con l’intento di essere mostrato al pubblico, salvo ripensarci dopo averne visti i risultati e renderlo una sorta di manifesto del ‘low budget pensiero’. Horror thriller, racconta – romanzandola – l’incredibile storia vera già descritta nelle pagine di Rebel without a Crew, ovvero i giorni della partecipazione volontaria di Robert Rodriguez a inizio anni ’90 a una potenzialmente pericolosa sperimentazione di farmaci misteriosi in una struttura medica dietro il pagamento di una forte somma in denaro (proprio quella necessaria alle riprese).

Il film sperimentale è quindi ambientato nei labirintici laboratori di un’azienda farmaceutica, dove Rob (Roby Attal), un giovane filmmaker, è costretto a rinchiudersi dopo che per trovare i fondi per il suo lungometraggio aveva chiesto un prestito al potente boss di un cartello messicano (lo special guest Carlos Gallardo), che ora rivuole indietro il denaro con interessi spropositati. Per fare soldi velocemente, il ragazzo decide allora di offrirsi volontario per la sperimentazione di un nuovo farmaco, diventando una cavia umana (il nome Red 11 deriva dal fatto che lui è l’undicesimo ragazzo del gruppo che indossa t-shirt rosse). Da subito però si accorge che quel luogo ha qualcosa di inquietante: i dottori (Steve Brudniak e Brently Heilbron) sono strani, gli infermieri sinistri (in particolare la ‘Vampira’ incarnata da Katy Harris) e uno dopo l’altro gli strambi pazienti iniziano a sentirsi male e a scomparire! Sarà solo frutto della paranoia generata dagli effetti collaterali del farmaco che sta assumendo, oppure le sue paure sono fondate?

Bisogna tener presente che Red 11 è fondamentalmente un proof of concept pensato per essere studiato e che è costato addirittura meno – stando ai conti precisissimi di Robert Rodriguez – dei 7.000 dollari a disposizione, quindi è inutile giudicarlo severamente facendo paragoni fuori luogo. Il regista vuole puntare il dito sulla creatività, sul problem solving e sull’uso oculato delle risorse, ingredienti fondamentali per portare a casa il risultato. Il resto della ‘magia’ lo faranno poi il montaggio e gli effetti sonori. Le comparse e le location sono allora limitate (sono stati usati i corridoi degli uffici dei Troublemaker Studios), ma il copione sapientemente evita scene con molti personaggi e gli ambienti vengono rimaneggiati ad uopo e inquadrati e illuminati da diverse angolazioni per fornire una varietà di scenari più che sufficienti allo svolgimento.

robert rodriguez red 11 sxsw 2019E poi ci sono i ‘trucchetti’ del mestiere, che Robert Rodriguez ci ha rivelato di persona e che verranno mostrati in versione integrale nell’accurato making of di quasi 3 ore di Red 11, che investiga passo per passo tutte le fasi di produzione del progetto. Si parte dalla sceneggiatura, facilitata dallo scaltro accorgimento di preparare una serie di foglietti con scritti accenni alle varie scene da girare, i protagonisti in gioco e gli elementi principali della narrazione, così poi da poterli dividere in mucchietti, ciascuno legato ad una scena, disporli a terra e visualizzare dall’alto il risultato. Sarà poi assai più facile stendere il copione, che deve mantenere sempre alta l’attenzione e prevedere diversi colpi di scena per mantenere alto il ritmo.

In ultimo è necessario non solo caratterizzare i personaggi, ma trovare anche i giusti interpreti e non fossilizzarsi su un’idea, ma rimaneggiare lo script così da valorizzare al massimo ciascun membro del cast a disposizione. Ci sono poi attori talmente interessanti da rendere necessaria l’aggiunta di un ruolo proprio per loro, come per il caso dell’eccentrico Brently Heilbron che incarna il peculiare e grottesco Doctor Sock.

Si procede con gli escamotage per massimizzare la strumentazione. Anzitutto ci sono la disposizione e l’uso delle luci per ottimizzare la fotografia di ogni ciak e illuminare al meglio ciascun soggetto. Un consiglio ripetuto in tal frangente è “più sono vicine le luci, più sono morbide”. Particolarmente avvincente è poi la descrizione da parte di Robert Rodriguez della creazione di effetti speciali per Red 11. Sono caserecci e realizzati con pochissimi mezzi, e allo stesso tempo alquanto ingegnosi e dal risultato sorprendente, frutto di anni di esperienza nel settore. Rimaniamo stupiti allora guardando come il regista riesca a dare la sensazione al pubblico che l’occhio di uno sventurato personaggio venga trafitto dall’ago di una siringa, oppure di come un telefono cellulare riesca a muoversi da solo su un tavolo. Non solo, non avendo la possibilità di realizzare stunt elaborati e pericolosi per le rare scene d’azione, viene descritto come girare una scazzottata senza rischi per l’incolumità degli attori, grazie alla speed motion e al montaggio (va però sottolineato che non vedere alcuna traccia di sangue o contusioni sul volto del malcapitato nel film lascia un po’ perplessi …).

Doc Sock red 11 film 2019Red 11 è senza dubbio un’operazione ‘educativa’, un dimostrazione per immagini delle possibilità che il moderno cineasta senza mezzi – ma che non si fa scoraggiare facilmente – è in grado di conseguire ricorrendo semplicemente alla fantasia, la prontezza e agli strumenti tecnici che spesso si trovano sul mercato anche gratuitamente. La capacità di adattarsi è fondamentale, e si deve essere coscienti che l’improvvisazione, lo stravolgimento dei piani, l’ideazione sul momento di uno stratagemma per uscire dall’impiccio sono all’ordine del giorno in queste situazioni.

Più volte lo ribadisce Robert Rodriguez, il quale ha svelato che il titolo del film sarebbe dovuto essere “Needles” e che sottolinea quanto sul set si sia soprattutto divertito, assistito dai due giovani figli, Racer e Rebel, che oltre a recitare si sono occupati di alcuni aspetti essenziali, come per esempio la colonna sonora, imparando tantissimo sul campo proprio trovandosi di fronte ai continui stimoli e a situazioni intricate e impreviste da risolvere ‘al volo’ per poter portare a termine il lavoro.

Per chi se lo chiedesse, il risultato finale di Red 11 potrebbe non essere l’horror thriller del secolo, la recitazione è abbastanza approssimativa e la sceneggiatura incoerente e affrettata (colpa dei test clinici!), ma l’atmosfera da Planet Terror e qualche colpo di scena ben assestato lo rendono una visione piacevole per gli appassionati del regista. Senza contare che il senso di tutta l’operazione non era certo quello di realizzare un capolavoro da tramandare ai posteri.

Di seguito il trailer internazionale: