Riflessione: Companion e Lei, due film così lontani eppure così vicini
03/02/2025 trailer news di Gioia Majuna
I lavori di Drew Hancock e Spike Jonze dialogano a un decennio di distanza, parlando di un futuro che pare ormai inevitabile

Per qualche ragione, tra i film su cui Warner Bros. ha puntato forte per questo inizio di 2025 c’è Companion (la nostra recensione). Diretto da Drew Hancock e prodotto dallo stesso team dietro a Barbarian del 2022, il film racconta la storia di una donna che scopre di essere in realtà un robot progettato per ‘servire’.
Al di là dei pregi /difetti intrinseci, è un’opera che dovrebbe lasciare il pubblico con molti spunti di riflessione.
Soprattutto, in modo inaspettato, si collega anche a Lei / Her di Spike Jonze del 2013 (la nostra recensione), un altro sci-fi che esplorava il rapporto tra umanità e tecnologia. Tuttavia, se Lei / Her manteneva un certo ottimismo sul futuro digitale, Companion è nettamente più cinico. È incredibile quanto possano cambiare le prospettive in poco più di un decennio.
Il film si svolge durante un fine settimana in cui Josh (Jack Quaid) porta la sua compagna robot Iris (Sophie Thatcher) a conoscere i suoi amici. Ma la situazione degenera nel sangue quando Iris, dopo aver scoperto la sua vera natura, reagisce con violenza. Companion offre una visione pessimistica del futuro, soprattutto in relazione al rapporto tra esseri umani e intelligenza artificiale.
Josh, classico uomo bianco privilegiato, dà per scontata Iris. La usa, la tratta come un oggetto, sfoga su di lei le proprie frustrazioni in un modo tossico e manipolatorio. La considera meno di un essere vivente, nonostante la sua natura sia quasi indistinguibile da quella umana.
In un futuro sempre più dominato dall’IA generativa, le relazioni uomo-robot sembrano davvero così lontane? Ma soprattutto, possiamo fidarci dell’umanità con un potere simile?
Il film non lascia dubbi: i robot di compagnia finiscono solo per scatenare il lato peggiore degli esseri umani. Vengono rinchiusi nei sotterranei, usati come bersagli da tiro, trattati come giocattoli senzienti. Un commento esplicito sulla brutalità umana e su come la tecnologia stia lentamente sostituendo le connessioni reali.
E la cosa peggiore? Sembra inevitabile. Companion è uno di quei film di fantascienza che sembrano così vicini alla realtà che stiamo costruendo, da risultare inquietanti.
Tornando a Lei / Her, il film di Spike Jonze, vincitore dell’Oscar, si svolge in un futuro prossimo e segue Theodore Twombly (Joaquin Phoenix), un uomo dolce e solitario, reduce da un divorzio. Affascinato da un nuovo sistema operativo avanzato, una sorta di Siri potenziato all’estremo, Theodore inizia a interagire con Samantha (Scarlett Johansson), la voce artificiale che, pur essendo solo un software, appare incredibilmente umana. Tra i due nasce un’insolita relazione sentimentale, con le stesse gioie e difficoltà di una relazione tra esseri umani, oltre a sfide uniche legate alla natura dell’IA.
Il film di Jonze non potrebbe essere più diverso da Companion. A differenza di quest’ultimo, Lei / Her non è un horror. Tuttavia, entrambi i film esplorano la stessa idea centrale: un futuro in cui la compagnia artificiale diventa una norma accettata.
La differenza sta nella prospettiva. Jonze suggerisce che questi rapporti, come ogni relazione, abbiano lati positivi e negativi. Theodore ha i suoi problemi, ma non è una ricettacolo di tossicità ambulante come Josh in Companion. Sa trattare il suo rapporto, anche se con un’IA, con rispetto. Josh no.
Spike Jonze sembra suggerire che l’intelligenza artificiale possa avere un ruolo positivo, ma che non debba mai sostituire le interazioni umane reali. Inoltre, gli assistenti virtuali non dovrebbero essere trattati come spazzatura solo perché non sono “reali” nel senso tradizionale. È una visione del futuro più neutrale, quasi speranzosa, in un’epoca in cui la tecnologia è inarrestabile.
Ma dal 2013, anno dell’uscita di Lei / Her, il mondo è cambiato radicalmente. Abbiamo attraversato una pandemia globale, un assedio al Campidoglio degli Stati Uniti, l’avvento dell’IA generativa alla portata di tutti e un’ulteriore polarizzazione della società. In questo senso, Lei / Her sembra quindi una visione del futuro che abbiamo ormai abbandonato.
Non serve dirlo, ma Companion e Lei / Her sono due film molto diversi. Eppure, insieme formano un accoppiamento perfetto, offrendo due prospettive su un futuro che, in un modo o nell’altro, sta arrivando. Non possiamo fermare l’intelligenza artificiale. Non possiamo impedire che l’idea di compagni robot diventi realtà. Quello che possiamo fare è scegliere come affrontare ciò che sta arrivando. Magari non sarà l’incubo apocalittico di Terminator di James Cameron, ma la situazione inizia a sembrare sempre più complessa.
Entrambi i film concordano su un punto: le relazioni uomo-IA sono inevitabili. Più di dieci anni fa, Spike Jonze immaginava un possibile futuro (abbastanza) positivo in cui questo tipo di rapporto poteva funzionare. Nel 2025, invece, Drew Hancock ci dice che l’umanità è troppo imperfetta e crudele per gestire una tecnologia simile senza trasformarla in qualcosa di inquietante e distruttivo. Ma accadrà comunque. E sarà strano. E forse anche sanguinoso. In questo senso, Companion sembra un parente stretto di M3GAN di Gerard Johnstone.
A dirla tutta, visto con gli occhi di oggi, Lei / Her sembra quasi ingenuamente ottimista. Forse è solo una percezione personale, ma sembra che nel mondo attuale la versione di Hancock sia molto più realistica.
In ogni caso, queste due opere sembrano dialogare tra loro, e la loro discussione è importante. Più di tutto, ci ricordano che il cinema di genere ha un valore inestimabile all’interno della storia del cinema. L’horror e la fantascienza non sono solo intrattenimento leggero, ma possono offrire riflessioni profonde. Speriamo solo che la visione di Hancock rimanga un monito, piuttosto che una previsione esatta del futuro.
Di seguito trovate il trailer italiano di Companion:
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