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Voto: 6/10 Titolo originale: The Island , uscita: 21-07-2005. Budget: $126,000,000. Regista: Michael Bay.

Riflessione: The Island di Michael Bay, quando il futuro incontra il Bayhem

04/03/2022 recensione film di Gioia Majuna

Nel 2005, Ewan McGregor e Scarlett Johansson erano i protagonisti di un fanta-action derivativo e caciarone, capace di intrattenere anche sopra le aspettative per due terzi

the island film bay 2005

Alla sua uscita nei cinema nel 2005, il fanta-action The Island aveva rinnovato alcune preoccupanti domande filosofiche capaci di spaccare l’opinione pubblica, del tipo: Michael Bay è un regista di talento oppure un ‘miracolato’?

Come noto, il Sig. Bay era – ed è ancora – il regista di maggior successo e più distintivo (a parte il compianto Tony Scott) uscito dalla factory del cinema d’azione esagerato messa in piedi da Jerry Bruckheimer. Ci ha regalato negli anni film come The Rock, Armageddon, Pearl Harbor, i vari Bad Boys, la saga dei Transformers e quel movimento della cinepresa che vortica intorno a un personaggio mentre sta in piedi.

È inoltre famoso per aver spinto la teoria del montaggio di Eisenstein ben oltre il punto della singolarità, tagliando le scene d’azione così rapidamente che la geografia e la coerenza diventano … beh, diventano solo una sorta di ‘fastidio’. Tra gli snob del cinema, la cosa più facile al mondo è liquidare quindi Michael Bay come un ragazzotto uscito bello sorridente da qualche confraternita che si adopera per lobotomizzare gli spettatori a colpi di inquadrature sovra-montate e screziate dai raggi del sole.

TheIsland.jpgMa potremmo osare dichiarare il lavoro di questo filmmaker come un semplice ‘guilty pleasure‘? Possiamo notare che la sua peculiare patinata e iperbolica estetica viene applicata sempre in modo molto coerente? O che riesce a ottenere quasi sempre interpretazioni divertite dai suoi attori secondari, in particolare da Steve Buscemi? O che si prefigge di non fare altro che progettare scene d’azione assurde, violente, ridicole e – perché no – sentimentali capaci di lasciare a bocca aperta, per un motivo o l’altro, il pubblico? E che, a conti fatti, è dannatamente bravo in questo, se ci limitiamo a questo tipo di regia?

Ebbene, questa lunga premessa ci riporta a The Island, che riesce a essere allo stesso tempo il miglior e il peggior film della carriera di Michael Bay fino a quel momento. Per il suo primo terzo, in realtà, riesce a creare una premessa intrigante, a patto di non soffermarsi troppo sui dettagli: Lincoln Six Echo (Ewan McGregor) è un detenuto in tuta che vive in una sorta di centro benessere fascista che ospita gli ultimi esseri umani ancora in vita dopo che si è scatenata una piaga globale.

Quel luogo non è altro che una malevola parodia dei valori imperanti a Hollywood: le persone sono costrette ad allenarsi, bere Aquafina e cocktail vegetariani e a sottoporsi a continui controlli sanitari, e vengono educate solo al livello di un quindicenne medio (forse non a caso, l’età dei membri ideali dell’audience del regista). È una specie di grande liceo in pratica, e periodicamente si tiene una lotteria per mandare un fortunato ‘detenuto’ all’Isola, “l’ultima zona naturale priva di agenti patogeni”.

È come L’uomo che fuggì dal futuro di Lucas filtrato da una lezione di pilates, ed è sorprendentemente tratteggiato con arguzia. Ma Lincoln è dotato anche della vena ribelle di un quindicenne, ed è pertanto afflitto da incubi così meravigliosamente girati che potrebbero essere la pubblicità di una crema solare. E così, per una coincidenza, scopre che la lotteria non è quello che sembra, anzi, e così decide di fuggire dalla struttura con la ragazza che adora castamente (Scarlett Johansson).

Non ha senso rovinare la sorpresa per chi non lo avesse ancora visto, ma basti dire che mentre molti registi alle prese con la sci-fi ‘umile’ negli anni ’70 avrebbero optato per rivelare il segreto dell’Isola al culmine della storia, Michael Bay lo utilizza come scusa per mettere in scena un’ora di fantastici inseguimenti con concept car e moto d’acqua. Dissemina durante la strada anche palesi riferimenti ad Atto di Forza, Matrix, Blade Runner, La Fuga di Logan, Intrigo internazionale, alla serie classica di Star Trek e persino a Heat – Las sfida. Per circa due terzi, The Island funziona magnificamente.

large-the-islandCome detto, Michael Bay ha talento nel creare una sorta di asettico futurismo tanto incredibile quanto affascinante – perché mai, nel futuro, con il carburante indubbiamente troppo costoso e difficile da rimediare, la gente non dovrebbe scegliere di guidare Cadillac V12 e navigare su gigantesche e spigolose barche a forma di sigaretta?? Un inseguimento centrale che coinvolge moto d’acqua, individui che cadono dagli edifici e automobili distrutte e ribaltate dalle assi di un treno è scandalosamente divertente.

Da non dimenticare poi il solido lavoro di supporto di Steve Buscemi nei panni del “tizio che dice ai bambini che Babbo Natale non esiste” e di Djimon Hounsou in quelli dell’elegante mercenario che sta vivendo un conflitto di coscienza che insegue Ewan McGregor e Scarlett Johansson (anche se, dopo mezz’ora trascorsa a far saltare in aria mezza città e a urlare “Vai vai vai!” ai subalterni, è inavvertitamente esilarante quando intima a uno dei suoi scagnozzi “fallo in silenzio”).

Sfortunatamente, nell’ultimo terzo, dopo che Lincoln ha affrontato il suo stesso io più oscuro (in un certo senso), The Island perde profondamente l’equilibrio. I nostri eroi tornano nella loro prigione per affrontare il loro ex custode (Sean Bean), e il film si fa idiotamente esagerato, sconsiderato e deludente, costringendo il pubblico a considerare la vuota profondità della storia e le questioni in sospeso, inclusa un’inutile sottotrama sulla memoria cellulare di Lincoln, oltre a una conversazione tra Bean e Hounsou che osa suggerire che The Island stia esplorando metaforicamente l’etica della ricerca sulle cellule staminali. Ah, va bene.

Un peccato, perché diventa tutto troppo caotico e sciocco per riuscire a tenere ulteriormente sospesa la nostra incredulità, minando la satira non del tutto campata per aria del primo atto e il divertimento ipercaffeinato del segmento centrale.

Di seguito trovate una scena di The Island: