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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Samaritan , uscita: 25-08-2022. Budget: $100,000,000. Regista: Julius Avery.

Samaritan: la recensione del film con Sylvester Stallone supereroe anziano (su Prime Video)

27/08/2022 recensione film di Francesco Chello

Quella diretta da Julius Avery è una piacevole opera di genere che ha il coraggio di approcciare il filone supereroistico in maniera differente dagli standard odierni, raccontando qualcosa di interessante senza disdegnare un’azione che nel terzo atto vale il prezzo del biglietto. Ma il fuoriclasse resta la star 76enne

samaritan film prime sly

Sly still got it. Non che mi servissero conferme. Ma quanto è bello averne. Ah, già, scusate, avrei dovuto scrivere due righe di introduzione per aiutarvi a contestualizzare la mia frase. Che non è altro che la prima cosa che ho pensato durante la visione di Samaritan, action fantasy supereroistico disponibile (in esclusiva) nella library di Prime Video a partire dal 26 agosto.

Ed in cui, naturalmente, Sylvester Stallone interpreta il protagonista del titolo. Uno dei progetti di quest’anno che attendevo maggiormente, da stalloniano doc non poteva essere altrimenti. Pensate che per farmi affidare la recensione ho piantato una coltellata a un collega in redazione e scucito una bella mazzetta per convincere il Direttore. In realtà è saltato fuori che avevano già intenzione di assegnarmi pacificamente il pezzo, così ho sfilato il coltello dalla spalla del collega con assoluta nonchalance e fischiettando sono andato via. Il Direttore ha tenuto i soldi, pare per mettere a tacere la cosa. Ma tutto è bene quel che finisce bene.

samaritan film 2022 stallone posterAd andare meno bene è stata la produzione e poi distribuzione di Samaritan, che come tanti altri prodotti dello stesso periodo ha dovuto fare i conti con le conseguenze del COVID-19. L’annuncio del film risale a febbraio del 2019, MGM aveva acquistato lo script da Bragi F. Schut da co-produrre insieme alla Balboa Productions, società di produzione che con un nome così immagino di non dovervi dire a chi faccia capo.

Le riprese iniziano un anno dopo ad Atlanta, il 26 febbraio del 2020, interrotte quasi subito il successivo 14 marzo per poi ripartire regolarmente ad ottobre dello stesso anno. Non a caso, se ho notato correttamente, al giovane Javon Walton all’inizio manca un dente da latte, mentre successivamente si può notare la punta di quello permanente che sta crescendo al suo posto.

Viene da sé che la data d’uscita inizialmente pianificata a novembre 2020 viene spostata varie volte, prima di un mese, poi a giugno 2021, per poi sparire dai radar delle sale. E finire nel mirino, come spesso in questi casi, dei colossi dello streaming. Nello specifico di Prime Video, che ne acquista i diritti di distribuzione esclusiva e lo lancia in piattaforma in contemporanea mondiale un anno dopo.

Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Premesso il dispiacere di vedere un film privarsi di quella sala che era la sua destinazione iniziale – e senza andare ad impelagarci in discorsi sull’opportunità e le mutazioni del mercato audiovisivo, c’è da dire che per Samaritan arrivare direttamente online potrebbe avere i suoi risvolti positivi.

Il film diretto con giustezza da Julius Avery (Overlord) va ad incunearsi in un filone come quello supereroistico che negli ultimi anni ha settato un determinato tipo di impostazione, di genere, di valori produttivi (in termini economici, non necessariamente qualitativi), non ultimo di pubblico assuefatto ad una serie di regole non scritte.

L’approccio al genere di Samaritan è quasi opposto, prima di arrivare all’esaltazione nei confronti del supereroe si passa attraverso lo scetticismo nei suoi confronti, un taglio cupo, minimalista, per certi versi intimista, il film non disdegna l’azione (come testimonia lo scoppiettante terzo atto) ma ci arriva dopo un’ora in cui sembra più interessato al contenuto, alle persone, alle relazioni.

Per questo ho sorriso quando a caldo ho letto di qualcuno che lo catalogava frettolosamente come B-movie, che partendo dal presupposto di una definizione che (parlando in generale) non amo e non condivido – come diverse altre a tema cinematografico, ma non è questo il momento di parlarne, ci vorrebbe un pezzo ad hoc per farlo – e se anche lo facessi non troverei comunque pertinente per il film in questione.

samaritan film prime pilouSamaritan vuole affrontare il filone in maniera differente, raccontare qualcosa, ma intende farlo attraverso la semplicità del cinema di genere, senza peccare di presunzione spacciandosi (e appesantendosi) per ciò che non è. Non è il classico cinecomic, definizione che tecnicamente non credo sia nemmeno appropriata considerando che il film è sì preceduto da una graphic novel ma il progetto nasce proprio come sceneggiatura cinematografica scritta da Schut nel 2014 (che si era ispirato ad opere come Unbreakable e Scoprendo Forrester, entrambi del 2000) e diventata fumetto in attesa che i tempi fossero maturi per il grande schermo.

Una prima ora, quindi, che scorre agevolmente, in cui si sviluppa il rapporto tra l’ex supereroe, che cerca la normalità e la solitudine nella sua zona d’ombra per smaltire le scorie di un passato che ancora lo tormenta, ed un ragazzino che ha scelto coraggiosamente di sognare, di essere ottimista, come risposta ad una vita che gli ha riservato un lutto (di un padre delinquente) e le difficoltà economiche di una madre single che si barcamena per dargli un presente prima ancora che un futuro.

Il contesto è realistico, quello cupo e desolato di una periferia cittadina contraddistinta da povertà e fatiscenza in ogni singolo mattone. Un luogo in cui delinquere supera il confine dell’atto di ribellione per finire in quello della sopravvivenza. Il grigio del cemento (enfatizzato dalla fotografia di David Ungaro) è anche la sfumatura sottilissima che si crea tra il bene ed il male.

Gli stessi cattivi sono animati da un sentimento di rivalsa (manifestato evidentemente nel modo sbagliato) nei confronti di una società penalizzante per le classi più deboli, il loro leader si prende cura di loro in maniera umanamente familiare, raccattandoli dalla strada ed instaurandoci un legame, quello di una gang che scorrazza su vecchie auto fighissime che riportano in qualche modo alla mente i veicoli di Mad Max.

Situazione da cui parte uno dei tanti messaggi del film: il Bene e il Male convivono nel cuore di tutti, è l’individuo che deve fare la scelta giusta. Il vero eroe è colui che sceglie di stare nel giusto quando tutto porterebbe al contrario. La paura è un sentimento naturale, tutti hanno paura, la sfida non è non averne ma reagire ad essa correttamente. Perché le decisioni che prendi nella vita alla fine si sommano e fanno ciò che sei.

samaritan film prime sylvesterSamaritan è anche una storia di rimorso, quello di un protagonista che combatte contro i propri demoni per ricavarne il carburante di una redenzione che sembrava impossibile. Persino di formazione, considerando l’esempio che il supereroe in pensione cerca di dare al ragazzino, sottolineandogli l’importanza della fortuna che si ritrova l’individuo che può essere cresciuto ed educato correttamente.

Due atti, dicevo, in cui il focus è una costruzione del rapporto tra i due protagonisti che punta sullo schema più o meno classico del confronto generazionale con annessi e connessi narrativi. Non manca qualche momento d’azione utile a rendere la narrazione più fluida e preparare il terreno per quello verrà alla fine. Un paio di risse del vecchio samaritano contro sgherri multipli, un incidente impostato tra il crudo ed il simpatico che serve ad introdurci le sue caratteristiche inumane (tra surriscaldamento e dieta a base di gelato), i cattivoni che iniziano a mettere in pratica il proprio piano criminale a botte di esplosivi.

Azione che, come detto, trova il suo sfogo in una mezzora finale in cui Samaritan si incazza sul serio e porta l’inferno in Terra, entra in un edificio sfondandolo con un camion per fare ferro e fuoco dell’esercito di nemici presenti al suo interno, una strage in piena regola in cui il nostro supereroe non si fa scrupoli di seminare cazzotti, dolore, morte e cadaveri. E battute ad effetto. Ed in cui, tornando un secondo sulla trama, arriva un colpo di scena efficacissimo che praticamente cambia la prospettiva di tutto il film – ammetto che mi ha fottuto, motivo per cui lo metto di diritto tra i punti a favore della visione.

Ora però voglio riprendere finalmente il concetto che avevo espresso all’inizio. Il pregio più grande di Samaritan. Sylvester Stallone, ovviamente. Partiamo dai suoi 74 anni (all’epoca delle riprese) portati una bomba, al netto di qualche ritocchino più discreto del passato, Sly ha l’aria di un giovanotto d’esperienza, alla faccia di quei cinquantenni che sembrano suo padre.

Il look è perfetto, la barba grigia, il cappellino di lana, quel cappuccio che un fedele sostenitore delle hoodie come me non può che apprezzare. Ma questi sono dettagli, rispetto alla performance attoriale con cui si mangia il film senza sforzi apparenti (a parte quelli fisici, chiaramente). Stallone prende la scena alla prima apparizione e non la molla più.

Col suo carisma malinconico, la tipica gestualità, l’ironia disillusa, le rughe (e le cicatrici del personaggio, sia fisiche che emotive). La voce cavernosa. Il fisico e il cuore. Quando deve muoversi sul versante muscolare, lo fa con l’intensità di un personaggio che combatte quasi con sofferenza, mentre lui da interprete non si sottrae ad impegno e fatica.

Alcuni sguardi di rabbia sono argento vivo – vedi quando stringe la lama del coltello, per dirne una. Ma la cosa più clamorosamente di classe è il modo in cui quella scena se la prende provando a starsene in disparte. In un film del genere, sarebbe facile per il protagonista strafare sapendo di avere tutti i riflettori puntati addosso. Sly lo fa con una discrezione elegantissima, in alcuni momenti sembra quasi stia facendo da spalla al ragazzino (dai cui occhi, del resto, viene vista la storia).

samaritan film 2022 stalloneSi è scelto un ruolo da outsider in Samaritan, manco volesse ricordare i vecchi tempi – ora non fate uscire il Morandini che vive in voi, il parallelo con Rocky è soltanto ideologico e nostalgico. Eppure accade il contrario, altro che stare in disparte, l’attenzione finisce per catalizzarla in maniera fortissima. E tutto questo si ripercuote positivamente anche sul rapporto col giovane Javon Walton che non si intimidisce al cospetto di un mostro sacro, ma anzi si muove con merito riuscendo ad apparire spontaneo, sveglio, tenero ma già col suo bel po’ di scorza della vita.

Il villain viene affidato a Pilou Asbæk, che torna a lavorare con Avery dopo il gradevolissimo Overlord del 2018 (la recensione); il suo non è un ruolo eccessivamente stratificato, un cattivo che risponde ad un repertorio standard ma che il danese interpreta con convinzione, vedi accorato discorso al popolo nella sua prima apparizione come nuovo Nemesis.

Ricapitolando, Samaritan è un piacevole film di genere che ha il coraggio di approcciare il filone supereroistico in maniera differente dagli standard odierni. Non propone una scrittura che ‘sposta gli equilibri’, ma riesce comunque a raccontare qualcosa di interessante toccando più tematiche. Senza disdegnare un’azione che nel terzo atto vale il prezzo del biglietto. E un colpo di scena capace di cambiare le carte in tavola. Ma il fuoriclasse resta il suo protagonista, un iconico Sylvester Stallone capace di mettersi ancora in gioco ed essere di esempio a chi si affaccia a questo mestiere e può fare tesoro di una nuova lezione di carisma.

Di seguito trovate il trailer doppiato in italiano di Samaritan, nel catalogo di Prime Video dal 26 agosto: