Home » Cinema » Azione & Avventura » Skyscraper: la recensione del film con Dwayne Johnson e Neve Campbell

Voto: 5.5/10 Titolo originale: Skyscraper , uscita: 11-07-2018. Budget: $125,000,000. Regista: Rawson Marshall Thurber.

Skyscraper: la recensione del film con Dwayne Johnson e Neve Campbell

14/03/2020 recensione film di William Maga

Rawson Marshall Thurber è il regista di un action che ricalca dinamiche già vecchie nel 1998 e che si prende troppo sul serio, dimenticandosi di dover soprattutto divertire

È circa al minuto 50 – dopo quattro grandi esplosioni, due corpo a corpo coi coltelli, cinque scontri a fuoco e una scena in cui Dwayne Johnson mostra i suoi lucidi pettorali tatuati – che ci si rende pienamente conto che la non originalità e la vuotezza di contenuti della Hollywood dei giorni nostri non sono il vero – o solo – problema di Skyscraper. Se lo zenit dell’assurdo – peraltro già spoilerato saggiamente nei trailer … – era già stato raggiunto quando il protagonista (peso stimato 118 kg) esegue un improbabile ‘salto delle fede’ da una gru verso un grattacielo alto 240 piani, senza però suscitare la minima emozione se non un vago senso di disillusione per il risultato privo d’anima del blockbuster estivo il cui effetto anestetizzante finisce per applicarsi, a quanto pare, anche a deflagrazioni infuocate e lotte senza esclusione di calci, il peggio arriva a sorpresa quando l’atmosfera si carica di sentimenti che dovrebbero essere fuorilegge in pellicole di questo genere.

Questo ennesimo titolo apparentemente privo di spessore, che aveva rapidamente distillato tutto lo sviluppo del suo personaggio principale in appena un paio di momenti emotivi prima che comincino sparatorie e grugniti, d’un tratto vira infatti verso l’intenso dramma familiare. Alla fine quindi lo spettatore prova pure dei veri sentimenti, ma non certo quelli che si aspetta dal film, vale a dire momenti di evasione vertiginosi e ironico divertimento.

La sceneggiatura di Skyscraper sembra costruita a tavolino basandosi sugli algoritmi tipici di Netflix per cercare di mettere insieme il meglio della fanbase di The Rock, dai ragazzini appassionati della WWE al pubblico femminile in cerca di testosterone rassicurante. Will Sawyer, è un ex agente dell’FBI che 10 anni prima ha frainteso una situazione con ostaggi piuttosto tesa, scaturita nella perdita di una gamba. Ora lavora nel campo della sicurezza degli edifici e ha una protesi – un fatto che ci viene inesorabilmente ricordato a cadenza fissa nel corso dei 106 minuti di durata, perché questi arti artificiali contano sia per la costruzione del personaggio che per la politica progressista dei grandi studi americani. È felicemente sposato con Sarah (interpretata dalla rediviva Neve Campbell), un chirurgo della Marina che ha curato la sua ferita all’epoca, e con lei ha due gemelli, maschio e femmina.

Quando viene ingaggiato per fare una valutazione della sicurezza del grattacielo più alto del mondo, costruito da un multimilionario (Chin Han), situato a Hong Kong e noto come The Pearl, porta l’intera famiglia in Cina, perché lui è proprio quel tipo di uomo attaccatissimo ai suoi cari. Ma, naturalmente, le cose vanno presto terribilmente storte. Alcuni cattivi con accenti vagamente europei (i cinesi non sono più il male personificato da alcuni anni ormai) hanno appiccato il fuoco al palazzone inespugnabile, bypassando il sistema di sicurezza che Will aveva appena approvato (ops!), mentre la sua famiglia è per un caso fortuito ancora bloccata all’interno.

Tocca pertanto al buon The Rock correre in soccorso. Dopo ben poco fantasiosi ed estenuanti inseguimenti con scagnozzi da fumetti e poliziotti che non hanno la minima idea di che pesci pigliare, alla fine Will si arrampica a mani nude sulla gru di cui sopra, si lancia nel vuoto verso una delle finestre rotte del The Pearl, e -SPOILER ALERT – non muore. Da lì deve trovare e salvare moglie e i figli, che stanno vagando per l’edificio cercando di sfuggire ai crolli e all’aria piena di fumo, mentre il ragazzino asmatico lotta per respirare.

È proprio qui che Skyscraper trova un qualche tipo di piglio emotivo, che contemporaneamente gli impedisce tuttavia di essere in alcun modo divertente, visto che sullo schermo ci sono dei bambini in pericolo di vita. Ciò che il regista Rawson Marshall Thurber (Una spia e mezzo) forse ha voluto fare, è permettere al pubblico (non certo quello delle fasce più giovani comunque) di proiettare i propri personali sentimenti sulla tela emotivamente sottosviluppata del suo lungometraggio. La mancanza di un cuore è purtroppo il punto in cui Skyscraper riesce in modo spettacolare a non mantenere la sua promessa di essere una sorta di aggiornamento al 21° secolo di Trappola di Cristallo.

Per quelli che avessero trascurato di vedere uno tra i migliori film d’azione di tutti i tempi: Die Hard (titolo originale) è la pellicola del 1988 in cui John McClane (aka Bruce Willis), un poliziotto dai metodi un po’ rozzi e amante delle sigarette operativo a New York, superava in astuzia e sfuggiva a un gruppo di terroristi all’interno di un grattacielo in costruzione – compresi lo strisciare attraverso i condotti dell’aria e usare un tubo dell’acqua per fare bungee jumping dal tetto che esplode.

Il Will di Dwayne Johnson – uomo felicemente sposato e padre amorevolmente premuroso – è drammaticamente lontano dall’iconico McClane di Willis, genitore assente praticamente ripudiato dalla moglie e che proprio non ce la fa a rimettersi in sesto. Eppure, in qualche modo (aka i dettami della moderna Hollywood), e contro ogni previsione, Will riesce a essere meno simpatico di McClane, perché è meno umano. Questo è strettamente un fallimento della sceneggiatura (scritta da Thurber), perché Johnson dovrebbe essere immensamente più amabile di Willis.

Skyscraper, con tutta la sua rapidità nella gestione del protagonista e dei retroscena a favore di botti, frizzi e lazzi, non lascia pertanto spazio al tipico sopracciglio alzato di Johnson o alla sua risata cordiale. L’attore è ovviamente al suo meglio quando interpreta sé stesso con una sensibilità irrazionale e autocosciente – una specie di spavalderia che potrebbe non essere politicamente difendibile, ma che solitamente piace a molti e ha fatto la sua fortuna.

Il film si prende invece un bel po’ troppo sul serio, rendendo Johnson un vuoto avatar dell’eroismo di stampo familiare – un miglioramento rispetto all’eroismo da padre assente di Die Hard ma ancora estremamente patriarcale (anche se ci accorgiamo di essere in pieno 2018 grazie a una Neve Campbell versione mamma cazzuta e cybernetica nei minuti finali). Risuonano risate e gag qua e là, ma il loro eco è assai debole e l’omaggio 3.0 della storica sequenza degli specchi di I 3 dell’Operazione Drago di Bruce Lee è assolutamente fine a sé stesso.

Inspiegabilmente poi, il film cerca di rendere il nastro adesivo un inside joke per il pubblico, dopo che Will lo utilizza per fasciarsi una ferita mentre pronuncia a mezza voce “Se non riesci ad aggiustarlo con del nastro adesivo, non stai usando abbastanza nastro adesivo.” Più tardi, lo vediamo scalare il lato del grattacielo con del nastro adesivo avvolto intorno ai palmi delle mani, mentre dice tra sé e sé: “Questo è stupido”. E lo è in effetti, ma riconoscerlo apertamente non lo rende affatto divertente.

Più discutibilmente infine, la sua gamba finta viene invece usata sia come arma in combattimento sia per tenere aperta una porta a chiusura rapida in un momento cruciale. A un certo punto di Skyscraper , mentre è sospeso a testa in giù fuori dall’edificio in fiamme, la protesi si stacca dal supporto e lui rimane aggrappato ad essa per non precipitare. Dovrebbe suscitare il riso o al contrario commozione verso un uomo salvato dalla sua stessa disabilità? Ben poco chiaro e comunque veicolato malissimo il messaggio. Queste scene – come altre – hanno un tono quanto meno contraddittorio.

In definitiva, aspettarsi dai trailer – e dal poster – un The Rock che salta distanze impossibili con una menomazione fisica importante (preambolo quindi a chissà quali altre acrobazie assurde) e ritrovarsi con qualcosa che non solo è stantio, ma soprattutto pochissimo divertente, è un madornale errore che un blockbuster action estivo non dovrebbe mai compiere.

Di seguito il secondo full trailer italiano di Skyscraper: