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Voto: 5/10 Titolo originale: Sono solo fantasmi , uscita: 14-11-2019. Budget: $1,143,043. Regista: Christian De Sica.

Sono Solo Fantasmi: la recensione del film di – e con – Christian De Sica

17/11/2019 recensione film di Alessandro Gamma

Carlo Buccirosso e Gianmarco Tognazzi sono i comprimari di un'opera che sotto il becero velo del fu cinepanettone nasconde un inaspettato omaggio alla figura paterna di Vittorio De Sica

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A nemmeno un anno di distanza da Amici Come Prima, cinepanettone uscito per il Natale del 2018 che sembrava decretare più la fine di un’epoca che una ‘rinascita’, Christian De Sica si riappropria ora della sala cinematografica con Sono Solo Fantasmi, progetto che fin dall’annuncio qualche mese fa aveva scatenato il consueto mix di perplessità e scherno da parte del pubblico (specie online).

Preoccupazioni ulteriormente confermate poi dal trailer, che anticipava un ‘Acchiappafantasmi all’amatriciana’ in ritardo di X anni – ma reso in qualche modo attuale dall’imminente Ghostbusters 3 di Jason Reitman – montato sempre nella classicissima maniera di una commedia natalizia e infarcito di gag più o meno pecorecce e volgarità assortite che si suppone dovrebbero ancora far divertire, dopo anni di reiterazione indefessa (con il plus dell’inflessione milanese del napoletanissimo Carlo Bussirosso e dei capelli ‘fuori tempo massimo’ del 68enne Christian De Sica).

sono solo fantasmi film de sica 2019Viste le premesse di codesta inossidabile formula, è quindi praticamente impossibile affrontare la visione senza aver già chiarissimo in mente tutto quello che, nostro malgrado, ci aspetterà ancora una volta, armati del felice ricordo di come, quasi 10 anni fa, Maccio Capatonda e Boris – Il Film avevano già ampiamente battuto i chiodi definitivi sull’indomita bara del sottogenere con le clamorose parodie ‘Natale al cesso‘ e ‘Natale con la casta‘, ad oggi vero e insuperato punto di non ritorno.

La storia, scritta da Nicola Guaglianone (Lo chiamavano Jeeg Robot, La befana vien di notte) e Roberto Marchionni, aka Menotti (la serie Ricominciare), è presto detta. I fratellastri Thomas (De Sica), ex mago un tempo famoso che oggi vivacchia facendo spettacoli – con esiti infausti – per bambini nella provincia romana, e Carlo (Buccirosso), napoletano trapiantato a Milano sposato con l’insopportabile figlia di un industriale milionario che lo tratta come un incapace dopo che ha sbagliato molti investimenti, si ritrovano dopo anni a Napoli quando il padre Vittorio, giocatore incallito e donnaiolo, muore improvvisamente.

Lì, scoprono di avere un terzo fratello, Ugo (Gianmarco Tognazzi), apparentemente un po’ tonto, che crede all’esistenza dei fantasmi e ha raccolto amuleti e testi antichi per poterli catturare. Quando i tre capiscono che l’eredità del genitore, agognata soprattutto dai bisognosi Thomas e Carlo, è andata in fumo per sempre, e anzi devono anche riscattare l’ipoteca sulla casa di famiglia, scelgono di sfruttare la superstizione popolare degli abitanti del capoluogo campano per mettere in piedi una redditizia attività di ‘acchiappa fantasmi’.

Molto scettici in principio, strane apparizioni e voci convincono presto i fratelli a prendere molto più sul serio l’intera faccenda, arrivando a intuire che la profezia del risveglio di una terribile strega – la janara del folklore locale – arsa viva secoli prima e pronta a scatenare la sua furia su Napoli sia tutt’altro che da prendere sotto gamba.

La trama pesca – prevedibilmente (ma non si sa mai che si inventi qualcosa di nuovo ogni tanto …) – da quella di Ghostbusters di Ivan Reitman del 1984, seguendo un canovaccio praticamente identico, dalla scena iniziale con il primo incontro ravvicinato con uno spettro (ricordate la bibliotecaria?) al salone del ristorante con dispettoso ectoplasma volante (la scena del ‘fantasma scoreggione‘, destinata ad entrare negli annali del trash, che dona un nuovo e più calzante significato alla storica frase ‘mi ha smerdato’ …), passando per le trappole di contenimento (qui dei semplici barattoli di vetro contenenti terra consacrata e una candela) e il sistema di ‘stoccaggio’, che prima o poi qualcuno deciderà sciaguratamente di boicottare, fino alla grande minaccia ultraterrena pronta a tornare dall’aldilà per radere al suolo la città.

Non paghi, gli sceneggiatori inseriscono formule astruse da pronunciare a voce alta che rimandano a quel ‘Klaatu barada nikto‘ pronunciato da Bruce Campbell in L’Armata delle Tenebre (e da altri prima di lui). Giusto per alleggerire i toni cupi.

sono solo fantasmi film 2019 de sicaPartendo allora proprio dagli aspetti soft soprannaturali / horror (che parolone!) di Sono Solo Fantasmi, Christian De Sica, che ha usurpato il ruolo di regista originariamente affidato al figlio Brando (solo ringraziato per l’aiuto in una noticina a piè di pagina nel comunicato stampa per il supporto), avrebbe – stando alle sue parole – inizialmente voluto girare assieme al fidato Massimo Boldi il remake di Oscar insanguinato (Theatre of Blood), pellicola del 1973 diretta da Douglas Hickox e con Vincent Price.

Abbandonata tale idea per questioni di diritti, bisogna dare atto all’attore/regista che, quando il film prova a prendersi sul serio, le atmosfere risultano quasi sorprendenti, con la CGI e gli effetti prostetici che – sebbene limitatissimi dal budget – aiutano a dare a Sono Solo Fantasmi il look di una produzione ‘credibile’ (almeno quanto lo era La Terza Madre di Dario Argento). Sempre per sopperire alle ristrettezze economiche, il flashback sulla morte della maiara lo si è fatto invece in animazione (un espediente, a onor del vero, usato recentemente anche da Takashi Miike nel suo First Love).

Il grosso problema è che, come si diceva in apertura, Medusa evidentemente non pensa che il pubblico potrebbe mai accettare un film di – e con – Christian De Sica che non sia becero e cazzaro (“Sei tanto bravo quando fai il buffone”, testuali parole dell’attore / regista), così sceglie di buttarci dentro il solito ‘pezzo forte’ di ogni cinepanettone che si rispetti degli ultimi 20 anni, vale a dire l’abuso di volgarità gratuite e del turpiloquio come intercalare (i “ma vattela a pija …’ si sprecano), il tutto condito con musiche assolutamente ‘a caso’ che spaziano da You Never Can Tell di tarantiniana memoria ai sintetizzatori pulsanti alla Cliff Martinez, non dimenticandosi naturalmente del rap napoletano per far capire agli spettatori più giovani di essere sul pezzo.

Per aggiungere un altro carico pesante, a lasciare perplessi in termini comici – visto che l’obiettivo a questo punto sembrerebbe quello di dover far ridere più che spaventare – è poi non tanto l’esiguo sfruttamento di Leo Gullotta, poco più di una comparsa di lusso, quanto l’eccessivo spazio riservato ai due insoliti domestici di casa Di Paola interpretati da Valentina Martone e Francesco Bruni, incredibilmente, sempre, fuori posto, mai divertenti o ‘importanti’ per qualsiasi ragione. Se il Carlo Buccirosso ‘milanese’ risulta infine accettabile, molto meno lo è il Gianmarco Tognazzi tontolotto, perennemente in bilico tra il grottesco e il tragicomico.

sono solo fantasmi film 2019 de sicaDulcis in fundo, spendiamo due parole anche sulla dichiarazione di Christian De Sica di aver voluto fortemente mostrare una Napoli “diversa da quella della serie Gomorra, più positiva”. Se, curiosamente, anche i recenti 5 è il numero perfetto di Igort (la recensione) e Il Sindaco del Rione Sanità di Mario Martone (la recensione), avevano provato a dare una nuova ‘facciata’ alla città partenopea, Sono Solo Fantasmi non fa che riciclare i soliti cliché – che qualcuno potrebbe ritenere addirittura offensivi – già vecchi ai tempi di Totò.

Non fossero sufficienti le gag sul dialetto incomprensibile, in tal senso potrebbe bastare la scena dell’arrivo di Thomas e Carlo alla stazione centrale, coi due che si ritrovano assaliti da taxisti abusivi e perdigiorno che provano a estorcer loro dei soldi. A parte questo, Sono Solo Fantasmi offre ben pochi scorci significativi del capoluogo campano, non approfittando nemmeno delle magnifiche location a disposizione per le sequenze nelle catacombe o nella biblioteca (in compenso, in apertura si vede benissimo Milano col suo Duomo …)

Tutto da programma direte voi. La solita trashata becera che tutti criticano, ma poi vanno a vedere per sapere quanto può essere immondo il nuovo cinepanettone di turno. E invece ni.

Proprio quando si è pronti a dire ‘e vabbeh, si sapeva che sarebbe stato così, cos’altro avrei potuto aspettarmi’, è qui che il film innesta dentro a questa cornice coatta un’idea inaspettata, quella della catarsi autobiografica junghiana (o lacaniana se preferite). Come tranquillamente ammesso da Christian De Sica infatti, Sono Solo Fantasmi è il suo modo di omaggiare la memoria dell’ingombrante papà Vittorio (ma non passa inosservato che il personaggio di Gianmarco Tognazzi si chiami Ugo …), noto sciupafemmine e incallito giocatore d’azzardo (sfortunato …), sul quale viene ritagliata la figura di Vittorio (!) Di Paola, appunto noto sciupafemmine e incallito giocatore d’azzardo (sfortunato …) che lascia i tre figli, avuti da tre donne diverse, in mutande.

Una sorta di impensabile redde rationem che giunge al termine di una carriera vissuta all’ombra delle voci che l’han spesso additato come raccomandato e non all’altezza del genitore. Un ossequio sentitissimo e niente affatto ‘rancoroso’ che non può che spiazzare (Christian si traveste letteralmente da Vittorio, imitandone persino la voce e le movenze) e rendere ancora più incomprensibile l’aver voluto ostinatamente optare per l’avvilente veste del cinepanettone.

Basta questo spunto a riscattare Sono Solo Fantasmi? No, ma almeno si esce dalla sala con l’idea di non aver sprecato – masochisticamente – 100 minuti di vita come al solito. E non è poco.

Di seguito trovate il full trailer di Sono Solo Fantasmi, nei cinema dal 14 novembre: