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Voto: 6/10 Titolo originale: Il sindaco del Rione Sanità , uscita: 30-09-2019. Regista: Mario Martone.

Il sindaco del Rione Sanità | La recensione del film di Mario Martone che adatta De Filippo

25/09/2019 recensione film di Giovanni Mottola

Il regista azzarda la versione cinematografica dell'omonima opera teatrale del 1960, attualizzando la scena e mantenendo quasi integralmente il testo originario. Il suo Sindaco "non ha l'età" e si sente, ma alla fine risulta credibile grazie alla bravura di Francesco Di Leva

Il sindaco del Rione Sanità (2019) film

Da un lato, all’infuori di qualche rara eccezione (memorabile il Ciampa de Il berretto a sonagli), nella sua lunga carriera teatrale Eduardo De Filippo ha quasi sempre portato in scena le proprie commedie. Dall’altro, gli allestimenti delle medesime ad opera di altri interpreti sono risultati spesso infelici, per l’inevitabile perdente confronto con l’originale. Il suo è forse, nella storia del teatro, il caso più emblematico d’identificazione tra l’autore padrone dello spirito del testo e l’attore che ha il compito di offrire credibilità nello specifico ruolo e nel contesto descritto.

Da napoletano, Mario Martone ha il vantaggio di conoscere meglio di altri lo spirito della città che tanta parte ha nei lavori di Eduardo, ma si è preso comunque un grosso rischio, per le ragioni sopra dette, nel portare in scena Il sindaco del Rione Sanità. Lo spettacolo ha avuto invece successo ed ora quel medesimo allestimento è diventato un film, presentato in concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Il testo di Eduardo ha per protagonista Antonio Barracano, uomo anziano che con l’aiuto del dottor Fabio Della Ragione appiana le liti e i piccoli crimini del suo quartiere grazie a un timore reverenziale che tutti gli portano, non rinunciando all’occorrenza a metodi brutali.

Quando gli si presenta il giovane figlio di un panettiere, deciso ad ammazzare il padre colpevole di averlo diseredato, il destino fa saltare questo equilibrio. Barracano non è una persona di specchiata virtù, ma non è nemmeno un delinquente vero e proprio. Nel tratteggiarne la figura Eduardo De Filippo s’ispirò a un personaggio reale, da lui conosciuto, che nulla aveva a che fare con la camorra. È un uomo che a suo modo possiede un forte senso della giustizia e cerca, attraverso sistemi non sempre consoni, di mantenere l’ordine.

Il sindaco del Rione Sanità film posterCome afferma Mario Martone, “potrebbe essere un personaggio di William Shakespeare o di Fedor Dostoevskij, dove bene e male si fondono“. La sfida del regista è stata ambientare la vicenda ai giorni nostri modificando i connotati del protagonista, qui diventato un giovane di nemmeno quarant’anni. Una scelta molto difficile, che rischia di risultare spiazzante tanto per quelli che videro la versione originale quanto per quelli che non la conoscono. L’età è un dispetto del tempo al quale non ci è consentito opporre alcuna contromisura. Ci condiziona, fino a costituire parte integrante della natura umana dunque anche di quella di un personaggio immaginario.

Invecchiare modifica i tratti e i movimenti, rendendo questi rugosi e quelli lenti e pesanti. Ma ancor più modifica i pensieri e le corrispondenti azioni, che vengono a connotarsi di una malinconica saggezza in luogo del giovanile furore. Il regista sembra dimenticarselo nel momento in cui decide di sostituire a un uomo di oltre sessant’anni un ragazzo di nemmeno quaranta, pretendendo che il pubblico li percepisca alla stessa maniera. Chi mai potrebbe seriamente pensare di proporre una versione di Romeo e Giulietta con i due protagonisti anziani? Sarebbero patetici, come quei vecchi che persistono a voler vivere alla maniera dei giovani.

Per il Barracano di Martone vale un uguale discorso, applicato al contrario. Eduardo lo aveva immaginato nel ruolo di carismatico esponente di una sorta di “massoneria plebea” che poteva risultare credibile nella Napoli di fine Ottocento, luogo e tempo della commedia, e lo aveva tratteggiato con l’età giusta per rivestire i panni del compositore di liti avvenute nel quartiere di sua competenza, senza lesinare castighi per chi trasgrediva le regole degli “uomini d’onore” ma con l’obbiettivo finale di appianare ogni contrasto. Alcune battute e alcune situazioni, che erano state scritte per un anziano, non si adattano bene ad un protagonista nel pieno delle sue forze.

Mario Martone avrebbe forse dovuto sciacquare i panni nella Posillipo d’oggi e riscrivere le battute per renderle coerenti con il diverso contesto da lui scelto per il suo Il sindaco del Rione Sanità. Trasformare Barracano in un giovane dei giorni nostri significa costringere il personaggio a un’età in cui è inevitabile che all’esperienza prevalga l’istinto e al buon senso la spietatezza e a un contesto ambientale dove un ruolo del genere può essere esercitato solo da un capo-camorra, connotazione che Eduardo De Filippo non aveva dato al personaggio.

Era tanto risoluto nel negargli questi tratti da aver rifiutato la proposta di una trasposizione cinematografica formulatagli da produttori americani negli anni Sessanta intenzionati a chiamare Anthony Quinn come protagonista e a rendere centrale il tema della criminalità organizzata. Queste discrasie presenti nell’opera di Mario Martone troverebbero quindi un senso nella volontà d’immaginare come sono diversi “i Barracano” di oggi e il loro mondo, ma risultano invece stridenti alla luce della scelta di conservare, salvo poche varianti, il testo originario della commedia. Ad essere maliziosi si potrebbe pensare che sulla scelta del regista abbia inciso anche la consapevolezza che la figura del camorrista moderno ricalca un modello di sicuro successo commerciale, come dimostrano recenti film e serie TV a tema criminale. Ma sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti di un autore che con i suoi lavori ha dimostrato il culto dell’approfondimento storico e non ha mai cercato scorciatoie verso il successo, cascando piuttosto in certi momenti nella noia.

Il sindaco del Rione Sanità (2019) martone filmGli va invece dato atto che la somma di questi suoi azzardi – riprodurre un autore poco riproducibile se non da sè e modificare epoca della vicenda e caratteristiche anagrafiche del protagonista – finiscono quasi a sorpresa per funzionare in Il sindaco del Rione Sanità, grazie soprattutto alle spalle forti di Francesco Di Leva (Natale col boss), che si fa carico di ogni difficoltà interpretativa che la rilettura del personaggio impone e rende in tal modo credibile questo suo Barracano degli anni Duemila, completando così l’omaggio ad Eduardo e alla sua capacità di scrivere una storia adatta a qualsiasi epoca.

Il segreto della sua buona prova sta forse, come da lui stesso sorprendentemente dichiarato, nel fatto che per il suo Antonio Barracano egli si sia ispirato alla figura di Mohammed Ali: ha inteso cioè portare in scena un personaggio che dà l’impressione di forza nascondendo però allo stesso tempo fragilità interiori che lo rendono “un uomo che ha paura in casa sua”, come dimostra già la prima scena del film, dove nell’oscurità la signora Barracano viene azzannata dal suo steso cane. Ottima anche la prova del resto del cast e assai convincente da parte di Martone la scelta di conservare un impianto teatrale e un’implicita suddivisione in tre atti distinti.

Il pubblico ha mostrato il suo apprezzamento con 8 minuti di applausi ed è quindi un’amara delusione scoprire che il distributore cinematografico, la Nexo Digital, già prevedendo uno scarso successo commerciale, abbia stabilito di farlo uscire nelle sale italiane per soli tre giorni.

Di seguito il trailer di Il sindaco del Rione Sanità, che sarà nei nostri cinema il 30 settembre e l’1 e il 2 ottobre: