Titolo originale: The Cloverfield Paradox , uscita: 04-02-2018. Budget: $45,000,000. Regista: Julius Onah.
Spieghiamo The Cloverfield Paradox, il suo finale e il resto della saga con il paradosso
06/02/2018 news di Sabrina Crivelli
Proviamo a mettere ordine nel terzo capitolo diretto da Julius Onah, tra supposizioni e prove
Con l’approdo a sorpresa direttamente su Netflix di The Cloverfield Paradox di Julius Onah a partire da oggi, 5 febbraio (la nostra recensione), tutti gli appassionati della saga creata nel 2008 da J.J. Abrams possono ora seguire un ulteriore sviluppo della complessa mitologia del cloververse. Protagonista del film è un gruppo di scienziati (Gugu Mbatha-Raw, David Oyelewo, Chris O’Dowd, Daniel Bruhl, Aksel Hennie, Ziyi Zhang e John Ortiz) inviati nello spazio a bordo di una stazione orbitante intorno alla Terra per portare a termine un rischioso esperimento con un acceleratore di particelle – lo Shepard – che potrebbe creare una fonte illimitata di energia, di cui l’umanità del prossimo futuro avrà a quanto pare un estremo bisogno.
Molti sono gli spunti interessanti (seppur un po’ troppo banalizzati) toccati da Paradox, come i molteplici riferimenti a nozioni di fisica e alla teoria degli universi paralleli. Non solo, il terzo capitolo della saga sci-fi si inserisce in un più complesso macro insieme, fornendo un altro piccolo tassello che ci permette di svelare – almeno in piccola parte – i molteplici interrogativi lasciati fino ad oggi aperti dai primi due capitoli.
Occhio agli SPOILER ovviamente!
I salti temporali tra più dimensioni: Terra 1 vs. Terra 2
Il terzo capitolo del franchise di Cloverfield è in primo luogo interamente giocato sul concetto di salto temporale e di paradossi creati da tecnologie ancora in via di sviluppo (anche nella finzione filmica). La pellicola infatti, è ambientata in un distopico futuro prossimo (nel 2028), in cui l’equilibrio mondiale è seriamente messo in pericolo da una terribile crisi energetica, il cibo scarseggia e gravi conflitti sono alle porte; tutti aspetti estremamente interessanti, ma sfortunatamente mai spiegati. Tuttavia, quello che emerge in maniera inconfutabile, tra un blackout e l’altro in apertura, è che le fonti di elettricità ormai scarseggiano ed è per questo imperativo trovare un nuovo modo di produrla. La popolazione cerca di procurarsene peraltro in ogni modo, pure con mezzi d’occasione, ed è proprio nel disperato tentativo di avviare un generatore fatto in casa, che i figli di una dei protagonisti muoiono in un tragico incidente.
L’ultima speranza dell’umanità è allora l’acceleratore di particelle Sheperd a bordo della stazione spaziale internazionale Cloverfield. Iniziando quindi a creare energia gratuita, si risolverebbero i problemi del mondo intero. Tuttavia il procedimento non è così semplice e immediato; al contrario, dopo ben due anni di tentativi infruttuosi, il team di esperti finalmente riesce a far funzionare il complesso e imprevedibile macchinario, ma ottiene un effetto più o meno inaspettato: tutti vengono infatti catapultati in una dimensione parallela, dove esiste un’altra versione della Terra, che possiamo chiamare per semplicità Terra 2, dove già da 14 mesi imperversa quelle che appare come una guerra mondiale, diversamente dalla Terra 1. Inoltre, in questa realtà parallela la Cloverfield è andata distrutta e ne sono caduti i detriti in mezzo all’oceano, con conseguente morte dell’equipaggio.
Si tratta di una conseguenza diretta del paradosso (il Cloverfield Paradox del titolo appunto), che ci viene spiegato in apertura attraverso le parole dello studioso Mark Stambler (Donal Logue, probabilmente imparentato con il personaggio di John Goodman in 10 Cloverfield Lane, Howard Stambler) rivolte a un’intervistatrice TV (l’attrice Suzanne Cryer, anche lei apparsa nel film del 2016) e che presuppone l’eventualità che l’ingente energia utilizzata per l’esperimento e la collisione del Bosone di Higgs possano causare uno strappo nel tessuto dello spazio-tempo. Il risultato? La distruzione della stazione orbitante intorno alla Terra 2, il viaggio della stazione orbitante da una dimensione all’altra, nonché la misteriosa comparsa di Mina Jensen (Elizabeth Debicki), unica sopravvissuta del secondo equipaggio schiantatosi al suolo.
E’ poi sempre la fisica a motivare (per quanto possibile) la serie di eventi strani e inspiegabili che si succedono: oltre all’apparizione misteriosa della suddetta – letteralmente trapassata da cavi elettrici (in funzione!!), un intero braccio si smaterializza dalla spalla di uno degli scienziati, per poi ricomparire altrove e continuare a godere di vita propria in stile Famiglia Addams (o La Casa …), oppure un’intera coltura di vermi si materializza nel corpo di un altro povero sventurato. Difatti, la Stazione spaziale 1, venendo catapultata nell’orbita della Terra 2, causa dei seri problemi in termini spazio – temporali, a cui consegue letteralmente la fusione di elementi derivanti da ambedue le realtà. Dunque, l’equipaggio della stazione Cloverfiled 1 si trova in un altro universo e ovviamente mira a tornare al proprio, ma prima invia i progetti della stazione alla base governativa della Terra 2. Hanno infatti compreso, grazie alla dottoressa Tam (Ziyi Zhang), la causa dell’instabilità energetica e dell’involontario salto interdimensionale: non è stato tenuto conto della condensa, avrebbero dovuto ventilare la nave!
Il mostro che appare nel finale e come si colloca nella saga di Cloverfield
La questione dei viaggio tra le due dimensioni parallele si correla dunque immediatamente a un secondo interrogativo: come il gigantesco alieno mostrato in chiusura si collega al composito insieme dei tre film visti? Ovvio è domandarsi da dove venga l’enorme creatura che emerge per pochi istanti dalle nubi durante il rientro d’emergenza nella capsula di salvataggio che riporta gli ignari dottori Ava Hamilton (Mbatha-Raw) e Schmidt (Brühl) sulla Terra 1. Sembrerebbe allora che, mentre la Terra 2 è stata sconvolta da un conflitto globale, la situazione della Terra 1 sia addirittura peggiore: è già in atto l’invasione delle misteriose creature e quella mostrata nel finale è la più grande mai apparsa fino ad oggi nell’intera serie! Infatti, nel primo cloverfield, a quanto pare, abbiamo visto solo un cucciolo e questo, invece, sarebbe l’adulto della specie (i due esseri non sono infatti visivamente identici tanto da poter dire che si tratta dello stesso soggetto).
Per spiegare l’epilogo è allora necessario ritornare ancora una volta all’esperimento con l’acceleratore di particelle a bordo della stazione Cloverfield, la cui accensione ha provocato lo strappo temporale che non solo ha proiettato la stazione spaziale 1 nell’universo alternativo, ma che ha anche attratto i mostri da un’altra dimensione e – viene proprio specificato in apertura – non sono stati inviati solo a differenti universi paralleli, ma anche forse indietro nel tempo. Nella linea temporale della saga dunque, Paradox sarebbe successivo, eppure gli effetti di quanto accade qui hanno efficacia retroattiva anche nei precedenti capitoli già visti, risultando in un certo senso a questo punto quasi un prequel, dacché tratta – come pubblicizzato da Netflix – le origini di tutto.
Andando a indagare più nello specifico nella timeline, Cloverfield è ambientato nel ‘presente’ del 2008, mentre 10 Cloverfield Lane si svolge in un periodo non ben determinato, ma di poco posteriore (il 2016), quando il mondo sta già combattendo l’invasione. The Cloverfield Paradox è invece collocato almeno qualche anno nel futuro, come ci rivela la tecnologia impiegata (necessaria per l’acceleratore o per la stampante 3D avanzatissima che vediamo), che non esisteva ovviamente nel 2008, quando il capostipite di Matt Reeves si sviluppa. Ulteriore riprova è che in Cloverfield non si fa mai alcun cenno alla grave carenza energetica, a morti o a guerre globali. Appurato altresì che il terzo capitolo è ambientato nel futuro, ipotizziamo ora che la capsula di emergenza sia atterrata nella sua corretta timeline; vorrebbe dire che i detriti che abbiamo visto precipitare 10 anni fa al cinema sullo sfondo di un notiziario non possono essere che quelli della stazione Cloverfield … oppure no?
Ci sono alcune possibilità che vale la pena esplorare:
1) La Terra 1 da cui parte l’equipaggio di Paradox si trova in una dimensione diversa rispetto alla Terra del primo Cloverfield. I mostri appartengono alla stessa specie, ma è in questo terzo capitolo che è stato creato lo strappo temporale che li ha trasportati in diverse dimensioni e linee temporali, incluse quelle al centro del primo film e del tempo presente di Paradox;
2) Paradox si svolge nel futuro rispetto al primo Cloverfield. Sono stati nel frattempo uccisi i primi mostri comparsi in quest’ultimo e la vita sulla Terra è andata avanti. Forse è stata proprio la battaglia contro gli invasori a creare la carenza di energia. I mostri non riappaiono fino a quando Michael (Roger Davies) si trova all’ospedale, mentre sta salvando la piccola Molly;
3) Simile alla spiegazione numero 1, ma con un ulteriore sviluppo: la dimensione di Cloverfield è differente rispetto a quella di Paradox, ma lo Shepard ha inviato mostri in ambedue. Nel caso del capostipite, l’acceleratore ha inviato le creature giganti indietro nel tempo, addirittura prima del 2008. Questa teoria si adatterebbe anche a trame che suggeriscono che le società di trivellazione dei fondali ad esempio avrebbero effettuato sperimenti su questi mostri da un bel po’ di tempo, anche prima che il mostro ‘più piccolo’ apparisse nel primo Cloverfield. Questo però porterebbe a una divisione delle linee temporali in quel punto: la timeline post Paradox circa il 2008 e quella del tempo di Cloverfield.
4) Ci sono tre Terre (una per ciascun film) e i mostri vengono inviati in tutte e tre, in tre momenti differenti (2008, 2016 e 2028) a causa dell’esperimento con l’acceleratore.
Tornando invece ai detriti che abbiamo visto precipitare alla fine della pellicola del 2008, se ipotizziamo provengano dalla stazione Cloverfield o dalla capsula di salvataggio di Hamilton, allora sarebbero inseribili nella medesima timeline se lo squarcio dello spaziotempo avesse causato allo stesso modo un loro viaggio indietro nel tempo, comparendo così casualmente tra le immagini live di un telegiornale del passato. E l’ammaraggio della capsula potrebbe anche aver risvegliato un secondo mostro molto più grande del cucciolo bisbetico che devasta Manhattan. Quest’ultimo sarebbe pertanto lo stesso che vediamo comparire dalle nuvole alla fine di Paradox e il motivo per cui, tentando di combatterlo e distruggerlo avrebbe condotto da lì a pochi anni alla terribile carenza di energia che porta poi agli esperimenti che causano il tutto. Si arriva quindi al loop e alla teoria della causa / effetto, da cui difficilmente se ne esce razionalmente. Va evidenziato che alcuni sostengono che i detriti siano invece parte di un satellite della compagnia nipponica Tagruato, chiamato ChimpanzIII (ciò confermerebbe che la capsula della Hamilton non era il detrito che abbiamo visto precipitare in mare. Anche il meteo sembra molto diverso nelle due scene).
Soddisfatti della ricostruzione? In realtà rimangono alcune domande senza risposta, tra cui la reazione di Michael nel vedere il mostro all’ospedale, il che ci porta alla consultazione delle 3 ipotesi nella sezione più sopra. Quello che a questo punto appare certo, è che le creature mostruose provengono da uno strappo nello spaziotempo creato dall’acceleratore di particelle messo in funzione in Paradox, che ha portato a serie ripercussioni non solo sulle dimensioni del tempo presente, ma anche nel passato. Ora non ci resta che aspettare di capire se il quarto capitolo, Overlord di Julius Avery, che sarà ambientato negli anni ’40 in piena Seconda Guerra Mondiale, contribuirà a dipanare la fitta trama oppure a ingarbugliarla ulteriormente …
Di seguito i due trailer ufficiali di The Cloverfield Paradox:
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