Voto: 5.5/10 Titolo originale: The 9th Life of Louis Drax , uscita: 01-09-2016. Regista: Alexandre Aja.
The 9th Life of Louis Drax: la recensione del film fanta-thriller di Alexandre Aja
25/01/2017 recensione film The 9th Life of Louis Drax di Alessandro Gamma
Sarah Gadon e Jamie Dornan rimangono preda di un thriller dagli spunti fantasy ambizioso ma in definitiva insoddisfacente
“Soggetto ad incidenti” è come i medici descrivono il personaggio principale di The 9th Life of Louis Drax, un bambino di nove anni sopravvissuto a ben nove esperienze di pre-morte. Louis è stato fulminato, punto da uno sciame di api e gli è caduto addosso un lampadario quando era molto piccolo, evitando ogni volta per un pelo la morte per iniziare una nuova “vita”. Può un bambino capitare in mezzo a così tanti incidenti da solo, oppure ci sono in gioco forze superiori?
Questa è la domanda che incombe su ogni fotogramma del misterioso thriller giallo del regista Alexandre Aja (Alta tensione) tratto dall’omonimo romanzo best-seller di Liz Jensen (uscito in Italia come La nona vita di Louis Drax). Anche se il film viaggia abilmente a cavallo della linea tra il reale e il soprannaturale, non porta mai davvero a compimento la sua premessa cupamente intrigante.
In seguito alla caduta da una rupe nelle fredde acque lungo il litorale di San Francisco, Louis (Aiden Longworth) viene dichiarato morto in ospedale, solo per ritornare miracolosamente in vita due ore più tardi ed entrare in coma. Le circostanze che hanno portato alla sua caduta, come ricordato dalla madre Natalie (Sarah Gadon), sono oscure, uno dei primi segnali che lei potrebbe avere qualcosa da nascondere. La donna e suo marito Peter (Aaron Paul) avevano festeggiato il nono compleanno di Louis al parco, ma una lite verbale si era presto trasformata in qualcosa di fisico, provocando la caduta del bambino oltre il bordo e la seguente scomparsa del patrigno, che lo ha reso il sospettato numero uno per l’apparente crimine da parte della polizia.
La condizione di Louis diventa un’ossessione per il Dott. Allan Pascal (il monolitico Jamie Dornan), un esperto di stati comatosi che crede nella capacità dei pazienti di riprendere coscienza quando altri medici hanno invece perso ogni speranza. “Credo che alcune persone non vogliano svegliarsi fino a quando non si sentono al sicuro,” afferma a un certo punto.
Quando Natalie sviluppa un’insolitamente stretta relazione con Pascal, si scopre che Louis non è soltanto incline agli incidenti – possiede anche un dono, è disturbato o entrambe le cose. “Lui non è come gli altri bambini,” dice la donna al professore. “Credo che mio figlio sia un angelo.”
Non è chiaro se il piccolo sia benedetto o maledetto, ma i suoi incontri ravvicinati con la morte lo hanno in ogni caso costretto a crescere molto più velocemente rispetto alla sua età, come rivelato attraverso la sua stessa narrazione in prima persona, che serve da principale finestra sul suo personaggio.
I flashback sulle sessioni di Louis con il suo psicologo, il Dott. Perez (Oliver Platt) gettano inoltre luce su alcuni degli oscuri pensieri che gli offuscano la mente, allo stesso modo lo fa una serie di sequenze oniriche in cui parla di un misterioso mostro marino. Certo, il dialogo surreale potrebbe essere completamente confinato dentro la sua testa mentre si trova in stato comatoso, eppure alcuni aspetti dei suoi sogni riflettono la consapevolezza di quello che sta succedendo intorno a lui.
Questo mistero non fa altro che indurre lo spettatore a porsi nuove domande, tuttavia non riesce a sedurlo, nonostante la prova dell’ammaliante Gadon e del presuntuosamente affascinante Louis di Longworth. Ci sono diverse storyline che rivaleggiano per ottenere attenzione, ma nessuna interessa più della semplice domanda su cosa abbia portato all’ ‘incidente’ più recente di Louis, per non parlare degli altri otto che l’hanno preceduto.
Aja ha un talento evidente per la suspense, creando un’atmosfera ossessionante simile a quella di La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, ma il film vacilla nei suoi tentativi di combinare elementi di romanticismo, psicodramma e fantasy.
Visivamente, la fotografia altamente stilizzata di “Louis Drax” cerca di elevare la storia a ogni occasione, ma con risultati alterni. Il direttore della fotografia Maxime Alexandre avvolge i personaggi con uno strato di luce bianca che dona a molte scene un’aria onirica, contribuendo a confondere i confini tra ciò che è reale e ciò che è fantasia, ma ottiene anche l’effetto di dare a troppe scene senza incidenti un bagliore troppo spettrale. Le riprese subacquee che rappresentano il subconscio di Louis sottolineano invece il motivo ripetuto della vita marina, che viene intrecciata ad aspetti della trama, ma non serve in realtà a nessun obiettivo più grande.
Una delle storyline più profondamente esplorate nella pellicola è il rapporto tra il bambino e suo padre, una cosa che dà al film un peso emotivo aggiunto considerando l’episodio che ha in qualche modo dato il via al progetto. L’attore Max Minghella ha infatti adattato il romanzo della Jensen per il grande schermo proprio dopo la morte del papà, il regista premio Oscar Anthony Minghella, che in origine avrebbe dovuto scrivere e dirigere il lungometraggio. “Louis Drax” è la prima sceneggiatura di Max Minghella, che tra l’altro aveva già collaborato con Aja come protagonista nel suo horror-fantasy del 2013 Horns (ancora tristemente inedito da noi) al fianco di Daniel Radcliffe.
In definitiva, The 9th Life of Louis Drax si costruisce un climax insoddisfacente che lascia con l’acquolina in bocca. Le sequenze oniriche stilizzate e i flashback aggiungono colore alla vicenda, ma non abbastanza sostanza. In più, la maggior parte dei personaggi principali rimangono troppo estranei e sconosciuti nonostante tutto quello che sappiamo su di loro. Dopo tutti i colpi di scena, la chiave di questo mistero rimane sepolta, ma il suo fascino ne risulta piuttosto compromesso.
Di seguito il trailer internazionale di The 9th Life of Louis Drax:
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