Voto: 5/10 Titolo originale: Des Teufels Bad , uscita: 08-03-2024. Regista: Severin Fiala.
The Devil’s Bath: la recensione del film horror di Veronika Franz e Severin Fiala
07/07/2024 recensione film Des Teufels Bad di Gioia Majuna
I due registi austriaci tornano sulle scene con un'opera tecnicamente ineccepibile, ma che dice già tutto nella scena di apertura senza evolversi
Come si affronta nel modo giusto un film che rivela tutto di sé addirittura nella sequenza iniziale? Applaudiamo la sua capacità di riassumere i suoi temi in modo tanto succinto? O piuttosto critichiamo il suo ‘zelo’ eccessivamente telegrafico e manifesto? È complicato.
Rispondere alle nostre domande ancor prima ancora che abbiamo la possibilità di porle incoraggia un tipo di visione cinematografica diversa — quasi privilegiata e passiva: aspettiamo ciò che il film ci ha già detto che accadrà, la nostra attenzione ora rivolta a come esattamente la narrazione spingerà i personaggi a raggiungere il suo culminante (o disperato …) momento catartico .
Film come Melancholia (2011) di Lars Von Trier e The Witch (2015) di Robert Eggers utilizzano abilmente questa inevitabilità narrativa. Entrambi iniziano con finali chiaramente angoscianti: il secondo rivela la creatura-nel-bosco come il Diavolo incarnato che distrugge tutti e tutto ciò che lo circonda; il primo mette in scena artisticamente l’annientamento del pianeta Terra al rallentatore, accompagnato da musica classica adeguatamente deprimente.
Ma più seguiamo questi personaggi, meno chiaro diventa il loro apparente sconforto. Vediamo ancora esattamente ciò che ciascuna di queste opere ci ha promesso nelle rispettive sequenze iniziali, ma ci sentiamo diversamente a riguardo per via di come ci conducono a quel preciso istante. L’inevitabilità non è più un punto d’arrivo previsto; dà risposte concrete ma ti ispira a mettere in discussione la tua reazione contrastante a esse.
L’horror psicologico The Devil’s Bath (Des Teufels Bad) degli austriaci Veronika Franz e Severin Fiala, che tratta del dogmatismo religioso e del tradizionalismo distorto che soffocano la vita delle donne contadine nella metà del XVIII secolo nell’Alta Austria, non riesce a raggiungere questo obiettivo.
Almeno in teoria, dovrebbe: l’ormai tipico ‘cinema dalla crudeltà estetizzata‘ del duo di registi austriaci (Goodnight, Mommy e The Lodge) appartiene alla scuola di pensiero dell’arthouse europeo che Lars von Trier e l’horror ‘elevato’ della A24 condividono: realizzare titoli di genere che vanno oltre il generare meri brividi da sabato sera. Ma a quale scopo?
The Devil’s Bath non è audacemente autocritico come lo è Lars von Trier in quasi tutte le sue opere; né è particolarmente stimolante dal punto di vista psicologico come i migliori horror prodotti o distribuiti dalla A24 finora.
È decisamente ben recitato, ricco di atmosfera — la fotografia di Martin Gschlacht ha vinto l’Orso d’Argento per la Miglior Fotografia al Festival di Berlino di quest’anno — e presenta una sequenza di apertura genuinamente inquietante che coinvolge un bambino che piange e una donna turbata che si ‘prende cura’ di quel bambino in modo piuttosto crudele.
Leggero ma doveroso SPOILER Ma Veronika Franz e Severin Fiala dettagliano la motivazione potenzialmente tragica che ne è alla base in modo quasi troppo chiaro, e questo va a scapito del resto del film. Mettono in scena questa scena d’apertura come fosse la prima uccisione meno eccitante di uno slasher: il silenzio del bosco e il taglio frugale delle inquadrature aumentano la suspense, ma la stanchezza generale della donna buca la ‘catarsi’ – inventata o meno – che prova dopo aver commesso l’omicidio.
Sospettiamo già che qualcuno l’abbia costretta a farlo; sentiamo già che potrebbe essere sia una vittima innocente che un mostruoso carnefice. Tuttavia, anziché lasciare che questi interrogativi rimangano in sospeso, The Devil’s Bath mostra questa donna che confessa il suo omicidio e poi viene brutalmente punita per questo, prima che lo schermo diventi nero. FINE SPOILER
Dopo aver rivelato il titolo, i due registi raddoppiano confermando ciò che abbiamo visto come una tragedia travolgente lanciandoci questa citazione non citata: “Quando i miei problemi mi hanno resa stanca della vita, mi è venuto in mente di commettere un omicidio“.
Il resto di The Devil’s Bath non è altro che una rappresentazione cupa di quali sono tutti questi problemi che rendono un’altra contadina, Agnes (Anja Plaschg), così stanca della sua vita da commettere un omicidio.
Tutto, dall’omosessualità implicita del marito all’autorità disumana della suocera fino all’iper-religiosità sua e della società intera, diventa un fattore responsabile della sua eventuale rovina. È tutto terribilmente miserabile e privo di speranza. Ma il film ce lo aveva già detto nei suoi primi otto minuti.
Qual è il senso, allora, di ammirare questa monotona meschinità dipanarsi per i restanti 112 quando la conclusione – in fin dei conti – rimane esattamente la stessa?
Di seguito trovate il trailer internazionale di The Devil’s Bath:
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