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Voto: 7/10 Titolo originale: The Guilty , uscita: 24-09-2021. Regista: Antoine Fuqua.

The Guilty 2021: la recensione del film di Antoine Fuqua (su Netflix)

02/10/2021 recensione film di Francesco Chello

Il remake a stelle e strisce con Jake Gyllenhaal del danese 'Den Skylidge' del 2018 è un piacevole thriller poliziesco che con pochi elementi a disposizione costruisce un efficace meccanismo narrativo capace di catapultare lo spettatore all’interno di una vicenda a cui, di fatto, non può assistere

the guilty film netflix 2021 Jake Gyllenhaal

Nuovo mese e nuovo titolo nella library Netflix. Dall’1 ottobre, infatti, è disponibile The Guilty, che negli USA aveva esordito in alcune sale selezionate già lo scorso 24 settembre, per poi passare sulla piattaforma che ne ha acquisito i diritti di distribuzione per circa 30 milioni di dollari.

Il film, diretto da Antoine Fuqua (Training Day) e adattato da Nic Pizzolatto (True Detective), è il remake a stelle a strisce del danese Den Skyldige del 2018, distribuito sul mercato internazionale proprio come The Guilty – Il Colpevole (la recensione). Originale che aveva saputo far parlare di sé, conquistando svariati premi durante le anteprime a Festival come Sundance, Camerimage, Seattle e Torino, oltre al riconoscimento come Miglior film straniero dal National Board Review. Scritto e diretto da Gustav Möller che, nella speranza di una lungimiranza economica, partecipa ora al rifacimento in veste di executive producer.

A questo punto sarebbe pure carino, da parte mia, far partire il paragone tra la versione danese e quella statunitense. Io, invece, con nonchalance ci piazzo una premessa, quella di non aver visto l’originale. Che per certi versi forse è pure meglio, per poter commentare senza impostare il mio giudizio sui parametri di un confronto. Perché è chiaro che una discreta parte dei commenti post visione si concentrerà proprio sul parallelismo – nonché sull’effettiva utilità – di un progetto di questo tipo che arriva a distanza di appena tre anni, per cui meglio tagliare subito la testa al proverbiale toro.

the guilty film poster 2021The Guilty si basa su un meccanismo accattivante. Un’opera che trova la sua complessità narrativa in una struttura semplice, minimalista. Un setting circoscritto, elementare, capace di generare una serie di intricati percorsi emozionali in grado di colmare quello che gli occhi in realtà non vedono.

In pratica il film si svolge in un’unica location, sullo schermo vediamo sempre un solo protagonista (fatta eccezione per qualche fugace comparsata di personaggi di contorno). Impostazione che ha permesso di girare in appena 11 giorni di riprese e con poca gente presente sul set, condizioni perfettamente conciliabili con la pandemia da covid-19 che nel corso del 2020 era nella sua fase topica. Tutto il resto, l’intero racconto in sostanza, lo viviamo grazie alle telefonate gestite da Joe (Jake Gyllenhaal), con la telecamera fissa o quasi su di lui; una serie di eventi narrati esclusivamente a parole che hanno il merito di diventare immagini nella mente dello spettatore grazie alla capacità di costruzione narrativa.

L’ambientazione è quella di un asettico call center della polizia di Los Angeles. Un luogo in cui gli operatori telefonici, veri e propri poliziotti, svolgono attività di primo contatto con l’utenza che si rivolge al 911 per i bisogni più disparati. Un ruolo che può sembrare banale, persino noioso, ma che invece si rivela compito ingrato, estremamente delicato; l’operatore deve avere le capacità e la sensibilità di saper leggere una richiesta (e spesso cosa c’è dietro) e di innescare una soluzione nel più breve tempo possibile. Un mestiere complicato, se poi si vuol tenere conto del vissuto dell’individuo che indossa quella divisa e che deve provare ad isolarsi per essere quanto più lucido sul posto di lavoro.

Joe, però, questo non riesce a farlo. Scindere la sfera privata da quella professionale. Lui è un poliziotto che in strada è abituato a starci e che in quel posto ci è finito a scopo punitivo, in attesa di risolvere una non meglio precisata grana lavorativa di cui scopriremo strada facendo. Non nasconde frustrazione e insofferenza, lo attende una causa che deve stabilire se l’omicidio che ha commesso in servizio sia o meno legittima difesa. E’ preoccupato, schiacciato anche dal peso di un matrimonio alla deriva e la separazione da moglie e figlia. Preso da un dolore che gli impedisce di vedere quello altrui. Non gliene frega niente di essere in quella stanza, fino al classico episodio che fa scattare una scintilla dentro di lui, una richiesta di aiuto che si rivela un puzzle da ricostruire ma anche una corsa contro il tempo.

The Guilty, quindi, gioca su due piste separate, le vicende personali di Joe e il caso da risolvere, che sembrano indipendenti ma che invece lentamente si intrecciano dal punto di vista emotivo, contesti che restano differenti ma fanno capo ad unico individuo. Chi soffre salva chi soffre, chi è a terra comprende chi è terra. Un percorso doppio che sul finale diventa unico, in un crescendo di tensione ed intensità emozionale, che trova il suo apice in un epilogo che tiene col fiato sospeso fino all’ultima chiamata.

Due storie che vengono riscostruite poco alla volta, si presuppone che Joe abbia dei trascorsi turbolenti che però vengono rivelati soltanto in corso d’opera, così come la vicenda della richiesta d’aiuto che si arricchisce progressivamente di dettagli e persino di un colpo di scena che ribalta completamente la prospettiva manco fosse il voto di Alessandro Borghese. Una trama che fa della ricostruzione la sua parola d’ordine, gli eventi narrati permettono allo spettatore di empatizzare, creare nella propria mente una serie di immagini che in realtà non vengono mostrate, ma che lui può vivere come se fosse lì.

the guilty film netflix 2021La regia di Antoine Fuqua è funzionale al particolare meccanismo. Ero curioso, perché si tratta di un regista che bene o male tendo ad apprezzare e che qui gioca in un territorio un po’ diverso dal solito. E’ vero che ha già maneggiato storie di poliziotti e di crimine, ma sempre attraverso un approccio da strada, più dinamico, mentre con The Guilty l’intero racconto si fonda su parole e emozioni, col regista che assolve al compito riuscendo a tenere la visione serrata per 90 minuti, evitando di cadere in una staticità sempre dietro l’angolo.

Antoine Fuqua, tra le altre cose, ha diretto tutte le riprese a distanza, attraverso i monitor di un van, a causa dell’isolamento dovuto alla positività al coronavirus. La sua carta vincente è quella di essersi affidato alla performance (seconda volta dopo Southpaw) di un Jake Gyllenhaal come al solito intenso e viscerale nelle sue interpretazioni. C’è da trasporto da parte dell’attore (che nel progetto ci crede al punto da esserne produttore, assicurandosi i diritti insieme alla Nine Stories), un recitazione quasi fisica, a partire da un volto provato che lascia trasparire un passato complicato fin dai primi fotogrammi, per passare alla rabbia interiore pronta a traboccare ad ogni occasione, arrivando al modo in cui Joe prende a cuore il caso, attento, anche impetuoso nei consigli non sempre assennati.

Fino al pianto liberatorio di chi riesce a ritrovare sé stesso e la propria coscienza nell’aiutare qualcun altro nelle proprie disgrazie, chiudendo coerentemente il discorso preannunciato dal versetto di Giovanni 8:22 mostrato in sovraimpressione in apertura – ‘La verità vi farà liberi’. A fare compagnia a Jake Gyllenhaal ci pensano le voci di Peter Sarsgaard (nella vita, marito di sua sorella Maggie), Ethan Hawke, Riley Keough ed Eli Goree.

In definitiva, The Guilty è un piacevole thriller poliziesco che con pochi elementi a disposizione costruisce un efficace meccanismo narrativo capace di catapultare lo spettatore all’interno di una vicenda a cui, di fatto, non può assistere.

Di seguito trovate il full trailer italiano di The Guilty, nel catalogo di Netflix dall’1 ottobre: