Jeffrey Dean Morgan e Famke Janssen sono i protagonisti di un thriller che sciupa le buone prove del cast e la fotografia con un regia pochissimo ispirata e una sceneggiatura colabrodo
Una figlia da poco sposata e suo marito brutalmente assassinati. Nessuna impronta, nessuna prova di alcun tipo. Un detective di New York rimane con nient’altro che il suo ingegno mentre cerca disperatamente di rintracciare l’assassino. Questa è la premessa alla base di The Postcard Killings, finito direttamente nel catalogo di Amazon Prime, thriller diretto da Danis Tanovic (No Man’s Land) con Jeffrey Dean Morgan che adatta un romanzo di James Patterson e Liza Marklund. C’è una certa semplicità nel film, che viene indiscutibilmente rovinata però mano a mano che sempre più risposte vengono alla luce, che viene in qualche modo salvata dalla performance misurata dal 54enne protagonista e da qualche sequenza ben fotografata. Questi due elementi, tuttavia, non sono sufficienti per mantenere alta l’attenzione del pubblico fino alla fine, non importa quanto una storia diventi cupa o raccapricciante. Appena si solleva il velo di mistero sulla faccenda, inizia la banalità.
Non c’è film che finisca con il guadagnarci dal coinvolgimento di Jeffrey Dean Morgan, pensiamo solo a The Losers (2010), a Watchmen (2009) o al più recente Rampage – Furia Animale (la recensione). È anche il caso di The Postcard Killings, in cui la prova dell’attore di Seattle è, forse, l’elemento migliore dell’intera produzione. A differenza di altri thriller polizieschi, Morgan ritrae il suo Kanon come un uomo gravato da una ferita aperta, incapace di togliersi dalla mente la vista del corpo senza vita di sua figlia che giace in una sala per le autopsie, spinto da un bisogno di serenità, e non della ‘solita’ brama di vendetta.
Jacob Kanon non vuole infrangere le regole per arrivare alla persona responsabile del crimine e riconosce che piegarle potrebbe essere l’unico modo per scoprire nuovi contatti utili, un ‘tipo’ che quasi sempre è interpretato da qualcuno con una certa iper-mascolinità. Jeffrey Dean Morgan garantisce invece un’incredibile vulnerabilità, un’umanità che rende credibile una storia veramente disumana. Per quanto Cush Jumbo (The Good Wife), Famke Janssen (Io vi troverò) e gli altri del cast facciano un buon lavoro nel ‘sostenere’ la storia, è solamente quando c’è Jeffrey Dean Morgan in scena che The Postcard Killings guadagna un certo senso di urgenza. Quando la regia e la narrazione cercano di sottolineare l’idea che ogni minuto sia fondamentale, ma lo fanno senza convinzione, allora una singola performance non può generare lo slancio di cui un thriller ha necessariamente bisogno.
Perché un thriller sia solido e degno di tale nome, deve esserci un contraccolpo di tensione mentre il protagonista cerca l’antagonista: un innalzamento della posta in gioco, una crepa nel piano, qualche ‘cosa’ che tenga interessato e in ansia. Nonostante tutto il buon lavoro che il direttore della fotografia Salvatore Totino (Spider-Man: Homecoming) ha messo nel ricreare il colpo d’occhio di un mondo leggermente offuscato nei colori e nella vivacità, come se ne fosse stato definitivamente svuotato una volta che Kanon ha perso sua figlia, la regia di Danis Tanovic spesso sembra datata e poco ispirata, sviando l’attenzione dall’aspetto estetico di The Postcard Killings. Ad esempio, ci sono diversi momenti del film in cui la fotocamera entra e esce dalla messa a fuoco, scuotendosi rapidamente come per creare un senso di confusione e disagio.
Inoltre, la narrazione decide di accelerare bruscamente a metà film, una scelta che vorrebbe sulla carta aumentare la tensione in un modo simile, ad esempio, a quanto fatto da David Fincher in Se7en, se non che qui, più cose il pubblico viene a sapere, meno la trama generale assume un qualche tipo di ‘senso’. Forse, nel romanzo originale di The Postcard Killings sono presenti dettagli capaci di dare maggiore fluidità e che aiuterebbero a mantenere alta l’apprensione mentre Kanon corre contro il tempo per catturare il serial killer o, magari, allungando un po’ i 104 minuti di durata, ci sarebbe stata l’opportunità di mantenere un ritmo più uniforme. Ma non lo sapremo mai.
In definitiva, le buone intenzioni a monte non hanno purtroppo trovato modo di esprimersi nella pellicola finita, che, a questo punto giustamente (e non per colpa del COVID-19), ha saltato il passaggio nei cinema per arrivare dritta in streaming.
Di seguito trovate il trailer internazionale di The Postcard Killings, nel catalogo di Amazon Prime dal 25 settembre: