Voto: 6/10 Titolo originale: Skjelvet , uscita: 31-08-2018. Budget: $6,300,000. Regista: John Andreas Andersen.
The Quake: la recensione del disaster movie di John Andreas Andersen che rade al suolo Oslo
26/07/2019 recensione film The Quake - Il terremoto del secolo di Raffaele Picchio
Il sequel di The Wave si prende i suoi tempi e non aggiunge nulla di più rispetto al suo predecessore, ma quando esplode non ne ha per nessuno. Cupo, triste e con un terzo atto da cardiopalma, non cambierà la storia del genere, ma sta qui orgoglioso a dimostrarci come un cinema spettacolare e intelligente sia ancora possibile
Nonostante sia passato praticamente inosservato dalle nostre parti, il norvegese The Wave del 2015 è stato un traguardo importante per la cinematografia Scandinava: oltre i discreti incassi in patria e il fatto di essere stato selezionato a rappresentare la Norvegia agli Oscar (purtroppo non è rientrato alla fine nelle nomination), è stato un trampolino di lancio verso Hollywood per il regista Roar Uthaug (che qualche appassionato di horror potrebbe ricordare per aver diretto lo slasher Fritt Vilt, che fece discretamente parlare di se all’epoca), ma soprattutto la dimostrazione di come anche qui in Europa con le giuste capacità tecniche e produttive si può tranquillamente affrontare il genere al pari delle produzioni immense americane.
Perché The Wave (Bølgen) era un catastrofico, tipologia di film difficile e produttivamente complessa da affrontare, il primo girato in Norvegia, fatto tra l’altro con il coraggio di non cedere a tentazioni da imbecille pop-corn movie, e oscillando anzi sapientemente tra dramma e “denuncia”. La trama era molto semplice e ruotava sul geologo Kristian (Kristoffer Joner) e la sua famiglia nel tentativo di salvarsi (e salvare vite) durante un’inevitabile e devastante Tsunami pronto ad abbattersi sulla cittadina di Geiranger. Praticamente The Wave riuscì ad essere tutto quello che Vajont – La diga del disonore di Renzo Martinelli non riuscì ad essere qui in Italia.
Inevitabile quindi che si pensasse ad un sequel ed ecco che puntualmente arriva The Quake – Il Terremoto del Secolo (Skjelvet) di John Andreas Andersen. Sono passati 3 anni dal cataclisma a cui Kristian è sopravvissuto e nonostante grazie all’allarme da lui lanciato sia riuscito a salvare tante persone e un intero paese sia pronto ad applaudirlo come “eroe”, la psiche dell’uomo si è spezzata. Allontanatosi dall’amata moglie e i figli, incapace di tessere qualsiasi rapporto umano, vive solo, trasandato come un barbone, sospeso tra il dolore per tutte le persone morte e la paura che possa ripetersi ancora tutto. Un bel giorno gli arriva un pacco da un suo amico e collega appena morto per quello che sembrerebbe un comune incidente in una delle tante gallerie che attraversano i fiordi.
Dentro sono contenuti una serie di dati che farebbero presagire un possibile terremoto devastante, che potrebbe spazzare via l’intera Oslo, città dove tra l’altro risiede ora la sua famiglia. L’uomo, chiaramente ammantato da una sfiga micidiale, coinvolge la giovane figlia del suo collega deceduto facendo di tutto per avvertire autorità competenti e i suoi cari, proprio per prevenire la catastrofe passata, ma chiaramente verrà preso a pesci in faccia da chiunque fino ad arrivare a convincere pure se stesso di essere solo un fissato ossessivo. Ovviamente, all’improvviso anche questa volta la tragedia si concretizza.
Nonostante in The Quake – Il Terremoto del Secolo si sia deciso di camminare su un terreno già solcato dal predecessore, sia nei toni che negli assunti di base (anche qui ci si ispira e si cita ad un evento reale accaduto in passato e che potrebbe accadere di nuovo), ancor più del precedente qui ci si sofferma sul dolore e sulla tristezza che sono onnipresenti fin dalle primissime immagini, tanto che il film si muove molto lentamente in tutta la sua prima metà, prendendosi tutto il tempo di questo mondo a tratteggiare personaggi ed eventi e lasciando quasi sullo sfondo il progredire della “minaccia”. Scelta che in parte gli riesce anche bene (grazie anche all’ottima prova del cast, su tutti Kristoffer Joner), ma che dall’altra causa una certa mancanza di tensione, dovuta tra le altre cose a caratterizzazioni e dinamiche che, per quanto approfondite, risultano alla fine le tipiche a cui siamo abituati ad assistere.
Benché in The Quake – Il Terremoto del Secolo si sia deciso di camminare su un terreno già solcato dal predecessore, sia nei toni che negli assunti di base (anche qui ci si ispira e si cita ad un evento reale accaduto in passato e che potrebbe accadere di nuovo), ancor più del precedente qui ci si sofferma sul dolore e sulla tristezza che sono onnipresenti fin dalle primissime immagini, tanto che il film si muove molto lentamente in tutta la sua prima metà, prendendosi tutto il tempo di questo mondo a tratteggiare personaggi ed eventi e lasciando quasi sullo sfondo il progredire della “minaccia”. Scelta che in parte gli riesce anche bene (grazie anche all’ottima prova del cast, su tutti Kristoffer Joner), ma che dall’altra causa una certa mancanza di tensione, dovuta tra le altre cose a caratterizzazioni e dinamiche che, per quanto approfondite, risultano alla fine le tipiche a cui siamo abituati ad assistere. Va poi aggiunto che, se riesce abilmente a non inciampare sul rischiosissimo gradino del ridicolo involontario (che si affaccia pericoloso in più di qualche momento), The Quake – Il Terremoto del Secolo procede senza particolari elementi che destino granché l’attenzione.
Ma ecco che improvvisamente proprio quando tutto sembra ormai sgonfio, la minaccia si concretizza e il film letteralmente esplode lasciando atterriti e sorpresi: nel terzo atto di The Quake – Il Terremoto del Secolo la tensione si fa altissima, la terra inizia a tremare in modo spaventoso e tutta l’intimità che si è costruita precedente mostra la sua funzione iniziando a farti patire seriamente per i suoi protagonisti (cosa assolutamente nono scontata). Si opta ancora una volta per non mostrare eroismi d’accatto (pompieri, umanità che si stringe per aiutarsi, governanti che parlano alla nazione, etc), né super eroi comuni indistruttibili (anzi tutt’altro), il dramma si fa altissimo e la morte non guarda in faccia a nessuno. Il crescendo con cui è orchestrato tutto è annichilente e inaspettato e sono tante le sequenze letteralmente da infarto, su tutti un climax finale che ricorda non poco una delle migliori sequenze di Il mondo perduto – Jurassic Park (The Lost World: Jurassic Park) di Steven Spielberg.
L’assoluto realismo con cui è raccontata la tragedia umana e ambientale, quindi, colpisce ancora una volta in pieno stomaco e, a differenza del precedente capitolo, quando iniziano i titoli di coda ci sono ben pochi sospiri di sollievo a risollevare la situazione. Totalmente privo di retorica, umorismo e smancerie, difficilmente entrerà nel cuore di chi si aspetta roba alla Roland Emmerich o tipo i film di The Rock, ma The Quake – Il Terremoto del Secolo è un’opera che merita comunque di essere vista ed apprezzata da più persone possibili e che pur non aggiungendo niente di più dal predecessore o proponendo qualcosa di rivoluzionario dimostra come sia possibile fare “hight concept movie” anche qui in Europa, risultando assolutamente competitivi e soprattutto terribilmente efficaci. Certo è che se mai vi capitasse di incrociare per strada il povero geologo Kristian, prendete il primo aereo e scappate lontano.
Di seguito il trailer internazionale di The Quake – Il Terremoto del Secolo, nelle nostre sale a partire dall’8 agosto:
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