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Voto: 5/10 Titolo originale: The Rhythm Section , uscita: 31-01-2020. Budget: $50,000,000. Regista: Reed Morano.

The Rhythm Section: la recensione del film di Reed Morano

26/02/2021 recensione film di Francesco Chello

Blake Lively è la convincente protagonista di un'opera che ad un taglio professionale non abbina un plot adeguatamente elaborato, in un tono che non amalgama completamente dramma e spionistico d’azione

Blake Lively in The Rhythm Section (2020)

Scandagliando la library di Amazon Prime Video ci si può imbattere in The Rhythm Section, presente sulla piattaforma dal 23 luglio del 2020. Un titolo che ha affrontato qualche peripezia sia durante la fase produttiva che in quella distributiva; le riprese iniziano addirittura a novembre del 2017 ma vengono interrotte il mese successivo a causa di un infortunio alla mano della protagonista Blake Lively, si riprende a girare a giugno 2018 con una release inizialmente prevista per febbraio 2019 che per qualche motivo viene prima spostata di qualche mese (a novembre) e poi, definitivamente, all’inizio dell’anno successivo.

Fatto sta che a gennaio 2020, il film – classificato R-rated – riesce ad esordire in alcuni paesi (tra cui USA e Regno Unito) ottenendo risultati disastrosi al botteghino dove fa registrare il peggior weekend di apertura di sempre con $ 2.715.384 in 3049 sale, parliamo di una media di 891 dollari a sala che gli vale un altro record negativo ovvero quello di essere l’unico film uscito in oltre tremila sale ad avere una media inferiore ai mille dollari; non è finita qui, gli incassi fanno registrare anche la peggiore percentuale di calo successivo al primo weekend di uscita, una débâcle a cui viene dato il colpo di grazia dal COVID-19 che ne cancella ulteriori uscite al cinema in giro per il mondo facendolo slittare su piattaforme streaming e VOD, decretandone il flop commerciale con soli 6 milioni incassati a fronte dei 50 di budget.

TheRhythmsection.jpgDella serie di sfortunati eventi abbiamo detto, ma i motivi del fiasco non sono solo quelli, The Rhythm Section ci mette anche del suo. Ad esempio, non amalgamando i generi che tenta di mescolare oppure, in generale, proponendo un plot quanto meno balbettante. E qui si innescano una serie di paradossi. Perché i produttori sono Barbara Broccoli e Michael G. Wilson attraverso la EON pictures, tutti nomi legati a doppio filo al franchise di James Bond – non a caso, il film in questione condivide circa 60 membri della stessa crew dell’atteso No Time to Die, il venticinquesimo 007 ufficiale – eppure, The Rhythm Section difetta maggiormente proprio nella sua componente spy/action.

Quanto alla debolezza di trama, vista la sua origine letteraria si potrebbe pensare ai classici pezzi persi per strada nel passaggio da libro a film, se non fosse che a curare la sceneggiatura c’è l’autore del romanzo originale. Insomma, le maggiori difficoltà si riscontrano in quelle che avrebbero dovuto essere aree di comfort dei suoi addetti ai lavori.

L’origine del progetto è l’omonimo libro del 1999 che inaugura la serie del personaggio di Stephanie Patrick, romanzo scritto da Mark Burnell che vent’anni dopo, quindi, ne cura anche l’adattamento cinematografico. L’approccio è serioso, l’intenzione è quella di unire il dramma del lutto e della perdita ad un contesto d’azione spionistica. Un percorso di dolore e vendetta. Intenzioni interessanti sulla carta, ma che in pratica si perdono sia nella gestione dei suddetti elementi che nel modo in cui si tenta di fonderli tra loro.

A cominciare dalla quota dramma, che esaspera e appesantisce i concetti. Un lutto o due non sono sufficienti, ne servono quattro. La protagonista perde un’intera famiglia, rasa al suolo da un incidente aereo. Se la tragedia da sola non fosse sufficiente, le conseguenze del trauma portano la ragazza ad abbandonare ciò che le è rimasto per cadere in un vortice di droga e prostituzione. Una combinazione di dolore che rende la vicenda gratuitamente strappalacrime. Per la serie facciamola tragica e insistiamo su questa cosa, la prima parte si contraddistingue per sofferenza, si torna più volte sui ricordi, sulle foto, sui messaggi in segreteria. Sulle lacrime. Al punto che quando il film tenta di intraprendere la strada spy, quest’ultima sembra inizialmente quasi intrusa.

The Rhythm Section film blake 2020E come se non bastasse, così come aveva fatto la parte drammatica, anche la componente spionaggio/terrorismo va avanti per cliché che sembrano essere l’unico vero collante tra sezioni che non convivono come vorrebbero. Dopo la lunga prima parte, The Rhythm Section finisce per dare l’impressione di avere fretta di svoltare genere, l’intrigo che avrebbe avuto bisogno di maggiori approfondimenti, viene imbastito in tempi relativamente brevi rispetto a quelli impiegati per introdurre il tormentato quadro emotivo di una protagonista che repentinamente prende confidenza con un mondo a lei estraneo, assimila i dettagli di una cospirazione terroristica, arriva ad un passo da un possibile attentatore, scova il nascondiglio segreto di un ex agente dell’MI6.

E vuoi che costui non accetti in quattro e quattr’otto di farle da mentore? Innescando, naturalmente, altri luoghi comuni sull’addestramento, che si limita ad un po’ di footing, due tiri al bersaglio, una scazzottata in cucina. E qualche frase d’ordinanza, tra cui si segnala quella che finisce per dare il titolo al film, con la ‘sessione ritmica’ composta dal cuore che fa da batteria mentre il respiro è la grancassa. Tornando all’impostazione semplicistica, aggiungerei l’informatore (Sterling K. Brown) che fornisce la soffiata senza garantirsi il pagamento. E non approfondisco il colpo di scena finale abbastanza intuibile.

Di plausibile in The Rhythm Section c’è l’approccio impacciato di Stephanie alle prime missioni, una ragazza ordinaria che affronta situazioni straordinarie potendo contare quasi esclusivamente sulla sua voglia di vendetta, rendendo più verosimili i risultati di quel training accelerato che non poteva fare miracoli. Ma se da un lato questa ricerca di una sorta di realismo è apprezzabile, dall’altro (sul lungo periodo) tende a penalizzare il versante action. Per dire, botta di culo col primo bersaglio (un sempre sinistro Richard Brake), che fa la fine degli alieni de La Guerra dei Mondi, al secondo non riesce nemmeno a tagliargli la gola. Insomma, a un certo punto la genesi di questa donna d’azione dovrebbe anche iniziare a dare frutti, che invece non sbocciano. La parte action si rivela un’altra nota dolente, mancano intensità e adrenalina, non si segnalano sequenze particolarmente elaborate o degne di essere ricordate.

Jude Law e Blake Lively in The Rhythm Section (2020)Non è comunque tutto da dimenticare, The Rhythm Section ha i suoi aspetti positivi. A cominciare dal taglio professionale della regia di Reed Morano, una certa cura formale che non manca di alcune soluzioni intriganti che, per quanto non brillino di inventiva, finiscono per avere la loro efficienza. Penso, ad esempio, all’inseguimento ripreso dall’interno dell’auto che ha necessitato di una settimana di riprese, oppure al climax scandito dal battito cardiaco; o ancora alla brutale colluttazione tra Stephanie e Boyd girata in un’unica ripresa dopo settimane di preparazione, scena in cui Blake Lively ha subìto l’infortunio alla mano di cui si parlava in apertura.

Ed è proprio l’attrice californiana il pregio più grande del film, per immedesimazione e dedizione, sia fisica che emotiva, un ruolo che ha richiesto una preparazione fisica di otto mesi tra corsi di lotta, autodifesa, nuoto e arrampicata. Per un attore come Jude Law risulta facile ricoprire il ruolo di spalla travestita da mentore.

In definitiva, The Rhythm Section è un film che non utilizza correttamente tutto il suo potenziale. A cominciare da una protagonista in palla a cui non viene permesso di completare in maniera lineare quel percorso di transizione da ragazza comune e traumatizzata a spia ingannevole e letale che guarda, più o meno vagamente, al filone che da Nikita in poi ha settato determinati parametri di categoria. Buone interpretazioni non valorizzate da un plot all’altezza, così come una confezione curata viene vanificata da una cattiva gestione del tono e della mescolanza tra generi.

Tutti aspetti che magari potevano essere sistemati da un sequel ben ponderato, discorsi che lasciano il tempo che trovano considerando che il flop molto probabilmente spegnerà sul nascere l’idea di un franchise cinematografico incentrato su Stephanie Patrick.

Di seguito trovate il trailer internazionale di The Rhythm Section: