Voto: 5.5/10 Titolo originale: 스마트폰을 떨어뜨렸을 뿐인데 , uscita: 17-02-2023. Regista: Kim Tae-joon.
Unlocked: la recensione del film thriller coreano di Kim Tae-joon (su Netflix)
21/02/2023 recensione film Unlocked di William Maga
Chun Woo-hee e Kim Hee-won sono i protagonisti di un adattamento troppo derivativo e abbozzato, che prova a lanciare un grido di allarme sull'affidarci troppo alla tecnologia
L’inestricabile interconnessione tra tecnologia ed esseri umani ci ha reso ormai impossibile immaginare la nostra vita senza di essa. La più grande invenzione dell’uomo si è tradotta presto in comodità e connettività. I telefoni cellulari hanno letteralmente portato il mondo intero nelle nostre mani. Basta un clic per scattare una foto, effettuare una transazione, navigare su Internet e videochiamare chiunque.
E proprio come nelle discussioni di inizio secolo in cui si discuteva della fortuna e della maledizione di avere a disposizione il WWW, Unlocked appare quasi come un’argomentazione dettagliata presentata secondo un tipico ‘caso di studio’ su tutto ciò che può andare storto con la tecnologia.
Il regista sudcoreano esordiente Kim Tae-joon prova a ricreare il ‘caos digitale organizzato’ in cui viviamo quotidianamente mentre saltiamo da un’applicazione all’altra in un circolo vizioso. Al centro di questo caos c’è Lee Na-mi (Chun Woo-hee), una marketer che lavora in una startup e contemporaneamente fa il part-time nel bar del padre (Park Ho-san). Tutta la sua vita è gestita da un unico dispositivo smartphone tascabile.
Tornando a casa in autobus dopo una notte di bevute, le cade il device e quando fortunosamente lo recupera è inconsapevole che all’interno vi è stato inserito un software spia dall’inquietante Oh Jun-yeong (Im Si-wan), che glielo restituisce il giorno dopo travestito da donna.
Questo ‘accorgimento’ gli permette di sbirciare, attraverso la videocamera e il microfono, ogni mossa della donna. Può persino accedere ai suoi account dei social media e alle sue finanze. Questa cosa – ovviamente – inizia presto a sconvolge la vita dell’ignara Lee Na-mi.
Intanto, il detective Woo Ji-Man (Kim Hee-won) sta lavorando al caso di un serial killer che sta ammazzando donne nella zona e trova indizi che suo figlio Oh Jun-yeong, che non vede da anni, sia l’assassino.
Unlocked è apertamente un commento critico sulla nostra dipendenza dalla tecnologia, ma parla anche del trauma che subisce un padre quando si rende conto che suo figlio potrebbe essere coinvolto in un crimine efferato, oltre che di un assassino fuori di testa che ha uno schema preciso ma non un movente.
La premessa di Unlocked è abbastanza prevedibile. Abbiamo già visto infatti troppi thriller (sia nella vita reale che di finzione) incentrati su stalker che usano dati sensibili per minacciare le loro vittime per non capire il modo in cui la storia potrebbe svolgersi.
Mentre la prima metà del film è più o meno quella che ci si aspetterebbe, la seconda consiste però in rivelazioni impreviste che rendono la visione più vivace. E intanto che il ‘fattore brivido’ cresce verso la fine, Unlocked non riesce a essere efficace a causa della mancanza di adeguata esplorazione dei suoi personaggi. Non riusciamo mai a conoscere abbastanza bene i protagonisti, il che portato inevitabilmente a una mancanza di connessione emotiva con loro.
Un paio di personaggi di supporto cruciali, come il padre di Na-mi e la sua migliore amica, vengono tratteggiati a malapena e il loro rapporto con la protagonista non viene esplorato al di là di quanto minimamente necessario per far progredire la narrazione. Woo Ji-Man avrebbe potuto essere qualcosa di più di un ‘semplice’ padre che lancia alcuni sguardi intensi che non portano a molto.
Anche il rapporto tra Woo Ji-Man e Woo Jun-yeong avrebbe meritato maggior cura. L’attenzione si concentra piuttosto sulla generazione di brividi e di shock, che alla fine hanno portato soltanto a una mancanza di profondità del personaggio. Ciononostante, gli attori coinvolti sono sufficientemente convincenti nei relativi ruoli. Chun Woo-hee restituisce i lati più frizzanti e intensi di Na-mi senza sforzo. Im Si-wan, un nome popolare nel mondo dei K-drama, è altrettanto valido come stalker psicopatico.
Insomma, Unlocked è divertente se si riesce a trascurare l’ovvio. Si rivolge sicuramente al pubblico medio di Netflix in cerca di un intrattenimento che non richieda troppe riflessioni. Tuttavia, come detto, non sfrutta appieno il suo potenziale cercando troppo di non essere prevedibile e, nel frattempo, dimenticandosi di concentrarsi sui personaggi, che meritavano di essere qualcosa di più di semplici strumenti per aiutare la storia a procedere.
È intrigante che il killer non abbia un movente, esattamente come il nostro spendere infinite ore senza un vero senso sui social media. E l’assenza di motivazioni si aggiunge alla generale carenza di obiettivi nella vita delle persone. La maggior parte segue semplicemente una routine in cui i social media sono l’unica fonte di intrattenimento, e molti non riconoscono la differenza tra essere fan e stalker inquietanti.
I social media ci permettono di pedinare le persone senza conoscerle personalmente, cosa che può essere utile per creare legami, ma può essere pericolosa se si decide di usare le informazioni per causare danni. Un monito che qualcuno ascolterà prima o poi?
Di seguito trovate il trailer internazionale di Unlocked, nel catalogo di Netflix dal 17 febbraio:
© Riproduzione riservata