Voto: 6.5/10 Titolo originale: Archive 81 , uscita: 14-01-2022. Stagioni: 1.
Archive 81 – Universi alternativi, la recensione degli 8 episodi della serie Netflix (produce James Wan)
15/01/2022 recensione serie tv Archive 81 di Marco Tedesco
Mamoudou Athie e Dina Shihabi sono i protagonisti di uno show intrigante, che usa in modo intelligente il found footage e rende degno omaggio agli horror classici
L’horror è uno dei generi più soggettivi, quindi ciò che fa paura ad una persona potrebbe non essere nemmeno lontanamente terrificante per un’altra. Alcuni individui posso ‘rispondere’ alla vista del sangue, mentre altri a ciò che non si compare sullo schermo. Quando un regista riesce a spaventarci, o a turbarci, senza fare affidamento ai jumpscare o allo splatter, sappiamo di aver trovato qualcuno in grado di offrirci il ‘vero’ orrore.
Archive 81 – Universi alternativi – distribuita in esclusiva da Netflix – forse diverrà una di quelle rare serie che guadagnerà spettatori grazie al passaparola per merito del suo inquietante ed efficace mix di brividi e distinto approccio al genere found footage. E anche se potrebbe non essere viscerale come alcune stagioni di American Horror Story o di Channel Zero, potrebbe comunque rivelarsi lo show più angosciante dall’arrivo sul piccolo schermo di Servant di Apple TV+ un paio d’anni fa.
Raccontato come una storia nella storia, Archive 81 si basa sull’omonimo podcacast, ma piuttosto che adattare semplicemente la narrazione della sua ‘serie sonora’, la creatrice Rebecca Sonnenshine ha creato una storia originale.
Con un cast principale composto da nomi relativamente sconosciuti, Archive 81 beneficia del ‘marchio di approvazione’ del produttore James Wan, il cui nome è stato naturalmente intonacato a belle lettere durante le settimane di promozione che ne hanno anticipato l’arrivo. Gli 8 episodi da circa un’ora sono molto più sottili di un film medio di James Wan, ma fanno eco al tono e alle atmosfera degli Insidious e del primo The Conjuring.
Guardandola incedere, la struttura ricorda in qualche modo quella del brillante (e inadattabile) romanzo Casa di foglie di Mark Z. Danielewski. Entrambi trattano infatti di filmati misteriosi che ‘infettano’ lo spettatore. Archive 81 riesce anche a garantire una trama complessa incorporata all’interno di un’altra storia complessa, il che rende questa esperienza un rompicapo vero e proprio.
La storia principale si svolge ai giorni nostri, e segue il giovane restauratore di nastri Dan Turner (Mamoudou Athie), che viene incaricato dal misterioso Virgil (Martin Donovan) di preservare una collezione di film e di video che è così fragile da richiedere che lui resti isolato in un complesso remoto per svolgere il delicato lavoro. Mentre Dan guarda i filmati danneggiati, inizia a guardare una storia filmata 25 anni prima. La seconda linea temporale dello show è così ambientata nel 1994, ed è incentrata sulla documentarista Melody Pendras (Dina Shihabi), una dottoranda che vuole raccontare cosa succede nel condominio Visser, i cui residenti – dei quali vuole raccontare le storie personali – si rivelano più bizzarri di quanto la ragazza si aspettasse. Lentamente, le narrazioni di Dan e Melody iniziano a intersecarsi in modi inaspettati, facendo convergere queste due storie apparentemente sconnesse in un’unica e terrificante.
Mentre le loro storie si dipanano sullo schermo, Archive 81 si affida a espedienti comprovati, attingendo a piene mani da classici dell’horror come Rosemary’s Baby, L’inquilino del terzo piano, Sentinel, Il Presagio, A Venezia… un dicembre rosso shocking e molti altri per popolare le ambientazioni surreali dell’edificio Visser, così come pure della struttura isolata in cui Dan analizza le VHS e mette insieme i pezzi della vicenda.
È interessante osservare come ciascuno degli otto episodi riveli nuovi indizi sul mistero attraverso molte strade diverse. L’efficacia di queste scene dipenderà da ciò che spaventa lo spettatore, ma vanno da volti o figure nascoste in bella vista, personaggi che fissano il nulla e dall’aspetto sgranato dei nastri può far sembrare le ombre molto di più.
Archive 81 beneficia delle ottime prove di Mamoudou Athie e Dina Shihabi, che fanno del loro meglio per rendere i personaggi credibili ed empatici. Lodi vanno anche a Rebecca Sonnenshine e al suo staff di sceneggiatori per aver saputo intrecciato queste storie in un racconto unico studiato per far venire i brividi.
Rebecca Thomas (Stranger Things) ha diretto ben quattro episodi, tra cui il primo e gli ultimi due. Il suo stile visivo è nitido e non abusa mai dell’elemento found footage. La maggior parte delle volte, vediamo Dan guardare vecchi filmati di Melody prima che si passi a una visione ‘normale’ anche per il 1994 piuttosto che a una visione ‘rovinata’ dal tempo o mediata da filtri artificiali come in Paranormal Activity.
Il team di registi è completato da Haifaa Al-Mansour e dal duo Justin Benson e Aaron Moorhead (Spring, Synchronic). È presente anche una quantità minima di musiche, il che significa che l’editing audio è vitale per guidare le atmosfera di Archive 81.
Nonostante tutte le rivelazioni, il finale riesce a rispondere alla maggior parte delle domande sorte nel corso degli episodi, ma sul tavolo resta ancora abbastanza materiale per riempire una seconda stagione, o anche per dare il la ad una antologia.
In definitiva, Archive 81 è soddisfacentemente inquietante, piuttosto nostalgica e ben recitata. Non tutti la troveranno spaventoso in senso stretto, ma abbastanza abbonati saranno attirati dalle sue atmosfere e spinti a una classica sessione di binge finesettimanale. In più, fa un uso intelligente del trito found footage e rende degno omaggio ai film horror ‘vecchia scuola’, riuscendo a stare in piedi da sola. Avrebbe potuto andare molto peggio.
Di seguito il trailer internazionale di Archive 81 – Universi alternativi, nel catalogo di Netflix da venerdì 14 gennaio:
© Riproduzione riservata