Voto: 8/10 Titolo originale: ????? , uscita: 03-02-2004. Regista: Satoshi Kon. Stagioni: 1.
Dossier | Paranoia Agent di Satoshi Kon: risvegliarsi dall’incubo della modernità
28/05/2020 recensione serie tv ????? di William Maga
Nel 2004, il regista giapponese dirigeva un'opera attualissima e in anticipo sui tempi, capace di riflettere sulle paure della società
Viviamo ormai in un mondo che ha sempre meno regole e confini. Dato che la società occidentale è diventata più tollerante e liberale, una maggiore libertà ha permesso alle persone di vivere la propria vita come vogliono. Se desideri concederti qualsiasi tipo di sogno fetish o soddisfare un appetito – purché sia legale – sei praticamente libero di farlo. La proliferazione della tecnologia e di Internet ha permesso a questi impulsi e desideri reconditi di crescere senza sosta, con infinite opportunità di ‘incidenti’.
Esiste il costante pericolo di perdersi in questo mondo, le persone mentono costantemente a se stesse nella necessità di giustificare il motivo per cui potrebbero indursi in tentazione, violando codici morali traballanti o la fiducia nelle relazioni, per poi perdersi ulteriormente nella spirale di eventi, non rendendosi conto fino a quando non è troppo tardi che sono loro stesse quelle che si stanno dissolvendo.
I social media hanno dato a tutti noi la ‘licenza’ di presentare le nostre vite al resto del mondo nel modo in cui vogliamo; la vita vera non fa necessariamente parte del quadro. Scatta una foto di te stesso con la fotocamera di Instagram (coi relativi filtri) e poi scatta una foto con una macchina fotografica ‘tradizionale’, e puoi facilmente vedere contro cosa si trova a lottare la realtà. A volte diventa necessario quindi un campanello d’allarme, un intervento, uno schiaffo in faccia per riportarci all’effettivo stato delle cose e farci accettare che stiamo facendo del male agli altri e, forse ancora più importante, a noi stessi.
La serie animata Paranoia Agent (Mōsō dairinin), andata in onda in Giappone nel 2004 e composta da 13 episodi di circa 23 minuti ciascuno, si apre con un’immagine quotidiana molto familiare, l’ora di punta del mattino mentre tutti vanno al lavoro, individui collegati ai loro auricolari o che fissano piccoli schermi elettronici nel palmo della mano; tutti connessi a qualche cosa e tuttavia disconnessi da qualcosa che assomigli all’umanità. Incontriamo quindi Tsukiko Sagi, la timida e giovane creatrice di una popolare e tenera creaturina simile a Hello Kitty! chiamata Maromi.
La ragazza è sottoposta a forti pressioni per presentare la prossima grande creazione, che il suo datore di lavoro potrà attaccare su zainetti, palloncini e biglietti di auguri e registrare così un altro redditizio successo. In modo allarmante, sta iniziando a soffocare sotto il peso crescente di questa responsabilità, e il risultato è che Maromi comincia a prendere vita e parlarle, come parte di una bizzarra allucinazione.
Una sera, fuori dalla sua casa, Tsukiko si trova di fronte un bambino dall’aspetto insolito che gira su pattini armato di una mazza da baseball dorata e ammaccata. Questo la colpisce brutalmente alla testa e poi scompare nell’oscurità. La vicenda fa presto il giro dei telegiornali e il misterioso assalitore viene etichettato dai media come Lil Slugger (Shonen Bat in originale e nella versione italiana) e da lì in poi facciamo la conoscenza di molti altri personaggi: un popolare ragazzino minacciato da un coetaneo intelligente della sua classe; una insegnante che ha un secondo lavoro come prostituta; uno squallido giornalista; un poliziotto corrotto i cui vizi lo hanno a indebitarsi profondamente con la Yakuza; una donna intenzionata a suicidarsi perché perseguitata dai peccati di suo padre.
Tutti i personaggi di Paranoia Agent sono collegati tra loro in qualche modo e lo stress e i traumi del loro quotidiano li porta all’attacco violento di Lil Slugger / Shonen Bat quando sono sul punto di crollare, messi alle strette dalle loro scelte di vita. Spesso questo li risveglia da ciò che li stava turbando, spesso li guida a una sorta di pace o di risoluzione, ma ciò che sicuramente porta con se è la paura di essere aggrediti per strada da una leggenda metropolitana che prende largamente piede allo stesso ritmo di Maromi prima del lancio del suo personale anime. Due poliziotti, un veterano brizzolato e un giovane idealista (entrambi con i propri demoni, naturalmente) iniziano a indagare su ciò che sta accadendo, imbattendosi nella classica tana del bianconiglio e ritrovandosi a dover affrontare se stessi mentre la paranoia afferra alla gola l’intera città.
Molto spesso, il meglio della finzione e dell’arte tende in qualche modo a profetizzare e prevedere scenari futuri che a volte si verificano, e talvolta no. Non abbiamo ad esempio ancora gli hoverboard visti in Ritorno al futuro 2, ma molto di ciò che William Gibson ha scritto e che lo ha reso il ‘padre del cyberpunk’ negli anni ’80 si è poi in qualche modo realizzato oggi. Come detto, Paranoia Agent è stato trasmesso per la prima volta nel 2004 sulla rete giapponese WOWOW, facendosi poi strada fino all’Italia nel 2007.
Il tempismo è certo curioso, in quanto eravamo già all’epoca dipendenti dalla tecnologia e in gran parte persi nell’Internet, ma i temi dell’isolamento e della dissolvenza nel mondo dei sogni della vita moderna erano un po’ un anticipo – almeno in occidente – dell’esplosione dei social media (Facebook è partito da noi nel maggio del 2008) e degli smartphone col touch screen. Anzi, i temi presenti nel corso di Paranoia Agent sono probabilmente più rilevanti ora di quanto non fossero 15 anni fa. Il suo creatore, Satoshi Kon (e lo Studio Madhouse), reduce da Tokyo Godfathers (2003), ha infatti previsto l’epidemia di auto-illusione e la sparizione dell’essere umano dentro a un mondo da sogno techno in cui viviamo attualmente.
Guardare Paranoia Agent per la prima volta è molto simile all’esperienza vissuta con serie del calibro di Twin Peaks o Lost. La natura surreale dello show, l’animazione fluida e tuttavia dettagliatissima, le immagini e le situazioni e i relativi personaggi – nonostante i molti riferimenti alla cultura pop nipponica – ci risucchiano, ed è molto facile abbuffarsi coi tredici episodi in un giorno o due. La colonna sonora di Susumu Hirasawa (già dietro alle musiche di Millennium Actress) e i titoli di coda e di apertura contribuiscono poi a creare un mood e un’atmosfera molto rare in un anime; e i segmenti di enigmatici ‘Sogni Rivelatori‘ in stile ‘Signora Ceppo’ alla fine di ogni episodio garantiscono che il mistero si accumuli nella mente dello spettatore e lo spinga a volerne ancora.
Il modo in cui la storia di Paranoia Agent si dipana è una brillante testimonianza di storytelling, sempre ad opera di Satoshi Kon. I primi sei episodi si concentrano sugli individui in difficoltà che iniziano a cadere a pezzi prima dell’attacco, e in ognuno c’è un personaggio minore che diventa il fulcro dell’episodio successivo. È un approccio molto ben ponderato che rispecchia la natura virale dell’epidemia di paranoia che deriva da come gli attacchi influenzano la popolazione durante la storia.
Dopo i primi sei, ci concentriamo invece sul quadro più ampio e su come il mondo stia impazzendo per gli attacchi di questa nuova leggenda metropolitana. L’episodio 8 – intitolato Happy family planning – si concentra su tre disadattati potenzialmente suicidi (un tema molto scottante in Giappone) che si sono incontrati online, virando verso gli stranamente deliziosi toni della dark comedy, nel nono – Etc. – ci si concentra interamente su un gruppo di casalinghe dedite al pettegolezzo che raccontano storie ancora più stravaganti riguardanti gli orribili assalti di Lil Slugger / Shonen Bat, mentre il decimo – Maromi dolce-sonno – riguarda gli stressatissimi animatori dietro alla creazione di Maromi alle prese coi loro personali problemi (altra feroce critica all’iper-produttività massacrante del Sol Levante) mentre entrambi questi personaggi immaginari mandano in tilt l’intera cittadinanza.
I detective incaricati del caso a questo punto sono entrambi persi e sull’orlo del proprio personale oblio. Il giovane poliziotto è diventato una specie di vigilante che predice il chaos spronato dai vaneggiamenti di un tale sospettato di essere Lil Slugger / Shonen Bat, mentre il poliziotto anziano si è perso in una visione fiabesca del suo mondo; una scappatoia per sfuggire al fatto che non è in grado di risolvere il caso e che sua moglie è malata terminale.
In molti hanno provato a dare un significato preciso a Lil Slugger / Shonen Bat all’interno della narrazione, ma ci sono molti elementi che indicano come non ci siano sufficienti prove che ci troviamo davanti per certo a un caso ben definito reale o immaginario, e parte del ‘divertimento’ della serie sta nel costringere ciascuno spettatore alle proprie interpretazioni su ciò che significa tutto quello che ha visto quando finiamo grosso modo come abbiamo iniziato, ovvero con una società che non ascolta gli avvertimenti e si dirige verso un altro grande disastro. Eppure. Paranoia Agent giunge comunque a una conclusione soddisfacente e commovente di suo, sebbene le sue tematiche riecheggino incessantemente nella vita vera, per sempre irrisolte.
Sfortunatamente, gli anime sono diventati un mezzo per raccontare storie sempre più facile da dimenticare. Per ogni Paranoia Agent ci sono circa 800 squallidi prodotti insipidi fatti in fotocopia rivolti al pubblico ‘target’ dei quattordicenni. Quello creato da Sotoshi Kon è invece uno dei più grandi esempi di ciò di cui il medium è capace quando gli viene concessa la piena libertà di sperimentare e di puntare a qualcosa di più ‘alto’.
Perdere il regista e sceneggiatore giapponese a soli 46 anni a causa del cancro è stata una delle più grandi disgrazie degli ultimi 10 anni. Il suo lavoro ha spesso affrontato la natura della dualità, del vivere una menzogna e della redenzione, all’interno di film come Perfect Blue, Tokyo Godfathers e Paprika – Sognando un sogno, e in ognuno di questi titoli è lampante come emerga fulgidamente il tocco di un visionario.
Paranoia Agent è stato un esperimento che ha usato per affinare idee di altri progetti che non era riuscito a utilizzare prima, e tale sforzo ha dato i suoi frutti, dal momento che Paranoia Agent rappresenta per molti versi la summa della sua breve carriera. È l’opera cui tutte le sue ossessioni sono state completamente esplorate e non ‘compromesse’ dalla durata compressa di un normale lungometraggio. Tuttavia, il suo ultimo lavoro, a cui stava lavorando al momento della sua morte nel 2010, intitolato Dreaming Machine, è rimasto frustrantemente incompiuto, sebbene si fosse ventilato di una possibile continuazione da parte dello studio.
In definitiva, Paranoia Agent resta un prodotto più che mai attuale, largamente in anticipo sui tempi nel 2004. Ricordiamoci che viviamo in un mondo in cui Internet è stato invaso non molti anni fa da una ‘epidemia’ di avvistamenti di clown malvagi che hanno addirittura causato alcune morti molto reali, e dove tra gli adolescenti impazzano a ciclo continuo mode come la pericolosa ‘Momo challenge‘.
Paranoia Agent parla esattamente di questo genere di cose; la diffusione della paura e della follia da cui abbiamo occasionalmente necessità di essere risvegliati, alzando lo sguardo dai nostri dispositivi portatili e guardando il mondo reale, rifiutando di cedere al terrore che la vita vera potrebbe portare con se.
Di seguito la sigla di apertura di Paranoia Agent:
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