Voto: 6.5/10 Titolo originale: ?????? , uscita: 04-01-2024. Stagioni: 2.
Dungeon Food: la recensione della serie fantasy culinaria animata (su Netflix)
17/04/2025 recensione serie tv ?????? di Gioia Majuna
Un prodotto che mescola in modo originale e visivamente appagante cucina, avventura e insegnamenti per i più piccoli

Nonostante sia l’ennesimo isekai in un panorama anime ormai saturo di titoli simili, Dungeon Food ha ricevuto alcune delle recensioni migliori degli ultimi tempi, venendo considerato uno dei migliori prodotti animati dell’anno passato. Vediamo allora come l’opera originale della mangaka Ryoko Kui si traduce in adattamento animato.
In un mondo fantasy dominato dall’esplorazione dei dungeon, gruppi di avventurieri si imbarcano in spedizioni per saccheggiare rovine sotterranee, sperando di trovare il leggendario Regno d’Oro, il tesoro di un dungeon su un’isola. La storia inizia con un gruppo / party di avventurieri che fallisce nell’uccidere un drago rosso e si vede costretto a fuggire mentre il mostro divora Falin Touden, sorella del capo del gruppo e maga “tallman” (umana).
Decisi a salvarla prima che venga digerita, i restanti membri—Laios Touden, spadaccino tallman; Chilchuck Tims, mezz’uomo e scassinatore; e Marcille Donato, maga elfica—cercano un modo per tornare nel livello del dungeon in cui si trova il drago. In un mondo in cui la resurrezione è trattata come qualcosa di normale, Dungeon Food si distingue per il suo approccio unico.
Con la maggior parte delle provviste lasciate nel dungeon, la missione pare impossibile, finché Laios, segretamente interessato a mangiare mostri, propone di nutrirsi con ciò che troveranno all’interno. Chilchuck e Marcille acconsentono a malincuore—e nel caso di Marcille, “malincuore” significa cercare di non vomitare o morire di fame. Per fortuna, incontrano Senshi, un nano con anni di esperienza nel sopravvivere cucinando mostri e raccogliendo cibo all’interno del dungeon. Grazie al suo aiuto, il piano di Laios prende vita e il gruppo, ora composto da quattro membri, si avventura sempre più in profondità in questo mondo misterioso e pericoloso.
Il primo elemento che fa emergere l’anime è il cibo e il modo in cui è integrato nella narrazione. Questo aspetto è così presente che ogni episodio dedica quasi metà del suo tempo a Senshi che prepara meticolosamente piatti a base dei mostri uccisi e degli ingredienti trovati nel dungeon, seguiti dalle reazioni dei commensali.
Questo elemento porta con sé due aspetti centrali della narrazione: da un lato la logistica, poiché il regista Yoshihiro Miyajima mostra anche la vita quotidiana dei protagonisti tra raccolta di ingredienti e pagamenti, aggiungendo un tocco di realismo molto efficace; dall’altro la percezione del cibo, con riflessioni su cosa renda un alimento “disgustoso” e come percepiamo ciò che mangiamo in termini di aspetto, gusto e origine.
Il fatto che i protagonisti, a volte, subiscano conseguenze fisiche da ciò che mangiano, aggiunge una nota di prudenza, che può anche essere vista come educativa. Il secondo punto di forza di Dungeon Food è l’approfondimento psicologico dei personaggi, che sembrano incarnare archetipi di emarginati nella società reale. Laios ha buone intenzioni ma, essendo troppo buono e ingenuo, si ritrova spesso circondato da persone che lo sfruttano.
Chilchuck, pur essendo adulto, ha l’aspetto di un bambino a causa della sua razza, e subisce discriminazioni continue, anche da parte di Senshi, che lo tratta come un ragazzino, suscitando la sua crescente irritazione. Eppure, è spesso il più lucido del gruppo, e questa sua razionalità lo porta a sentirsi isolato, pur senza che gli altri lo notino.
Questo tema, che si estende anche ad altri personaggi, diventa un chiaro commento su pregiudizi e segregazione. Senshi si rivela una figura molto interessante. Sembra imperturbabile nella sua missione di cucinare tutto, ma mostra sorprendenti debolezze: ha paura dell’acqua e della magia, e va fuori di testa se qualcuno non rispetta i suoi pasti.
L’aspetto più affascinante però è la figura di Marcille, divisa tra il bisogno di dimostrare il proprio valore e un misto di successi e fallimenti, che la rendono un personaggio tanto drammatico quanto comico.
Degna di nota è anche la costruzione del mondo fantasy/dungeon, che serve per proporre una serie di riflessioni sulla società e sulla natura umana, con personaggi che rappresentano l’intero spettro dell’umanità, e una narrazione che spesso si concentra su gruppi alternativi, arricchendo ulteriormente la diversità.
Al cuore di tutto, però, Dungeon Food resta un mix di commedia, azione e cucina fantasy, e il modo in cui Miyajima riesce a combinare tutto con efficacia è forse il merito più grande della serie. Non mancano tuttavia alcuni difetti. Il fatto che ogni episodio contenga una lunga scena di cucina può risultare ripetitivo e un po’ stancante, specialmente se si guarda la serie in binge watching.
Inoltre, pur avendo un contesto ricco, lo stile artistico e lo sviluppo della storia hanno un’impronta da prodotto PG-13: oltre a violenza, sesso e morti (con resurrezioni), manca una vera tensione narrativa. Questo vale anche per il character design di Naoki Takeda, dove persino i mostri risultano kawai, quasi da pubblico giovane.
I colori brillanti e l’assenza di tratti marcati nei disegni vanno nella stessa direzione. Gli ultimi episodi della prima parte si fanno più cupi, ma la sensazione generale resta. L’animazione dello Studio Trigger è comunque eccellente, con una varietà di movimenti tra personaggi, mostri e scenari davvero ben realizzata, rappresentando l’aspetto tecnico migliore della serie.
Insomma, Dungeon Food è senza dubbio un ottimo titolo, sia per contenuti che per realizzazione visiva, ma per chi cerca contenuti più maturi, non ha moltissimo da offrire.
Di seguito trovate il trailer di Dungeon Food:
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